15 luglio 2018

15 Luglio 2018

Senza paura di disturbare

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Il commento

Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due” (6,7). La liturgia domenicale ci consegna il Vangelo della missione che possiamo considerare il paradigma essenziale dell’agire ecclesiale. Quest’esperienza suppone due aspetti complementari: da una parte la parola di Colui che manda e ciò che egli comanda; e dall’altra le scelte di coloro che si mettono in cammino. Mi soffermo sulla seconda parte. La risposta dei discepoli è ritmata da cinque verbi. Il primo è quello che regge tutti gli altri: “Ed essi, partiti [exelthóntes], proclamarono che la gente si convertisse” (6,12). Il verbo exérkomai letteralmente significa uscire. La traduzione usa giustamente il verbo partire. E tuttavia, in questo caso sarebbe stato meglio tradurre con uscire per sottolineare che la missione richiede la disponibilità a non restare chiusi nel guscio dei progetti già definiti, nell’orizzonte limitato della nostra casa e del nostro lavoro. Occorre spezzare il cerchio di una vita dove tutto è già chiaro e accettare la sfida della novità. non è facile, anzi spesso è l’ostacolo insormontabile.

È interessante anche sottolineare l’obiettivo essenziale della missione: “Proclamavano che la gente si convertisse” (6,12). Gesù non ci manda a fare quattro chiacchiere, non ci manda neppure a dialogare, siamo inviati ad annunciare la conversione, cioè un radicale cambiamento nel modo di pensare e di vivere. Una missione come questa non è indolore. Dobbiamo avere una faccia tosta e l’intima convinzione che il Vangelo è salvezza, cioè pienezza di vita. Non dobbiamo paura di disturbare la quiete privata di quelli che si sentono a posto perché pensano di aver fatto abbastanza; e di quelli che vivono nella placida rassegnazione e ritengono che sia inutile cambiare. Il Vangelo non descrive una particolare iniziativa ma chiede di fare di tutta la vita una bella notizia capace di toccare il cuore e suscitare desideri di una vita diversa da quella che offre la cultura del benessere. Questa Parola è rivolta a tutti i battezzati. Oggi chiediamo la grazia di essere e diventare missionari.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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