Aborto

Aborto possibile fino alla nascita. Non è un incubo ma ciò che accade in Nuova Zelanda…

Feto

a cura della Redazione

In Nuova Zelanda una nuova legge sull’aborto non è chiara sui limiti temporali in cui poter effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza. Aborto fino alla nascita? Forse sì, ma senza il favore del popolo.

Nella scorsa primavera è stata promulgata una delle più estreme leggi sull’aborto. Il disegno di legge, approvato a marzo di quest’anno, ha depenalizzato l’aborto, che è stato quindi rimosso dal Crimes Act. In pratica l’aborto non è più considerato una procedura medica “criminale”. 

Questa legge ha allentato sensibilmente le restrizioni vigenti nella normativa precedente e non sono ben chiari i limiti temporali entro i quali poter praticare una interruzione di gravidanza, motivo per il quale l’opposizione ritiene che non ci siano dei limiti significativi proprio perché questa legge permetterebbe l’aborto fino al momento della nascita. Ci sono sondaggi, secondo quanto riportato dal New York Times, in cui l’opinione pubblica ritiene che i legislatori si siano spinti troppo oltre con la liberalizzazione. 

La nuova legge permette ad una donna di abortire su richiesta fino a 20 settimane di gravidanza? Giusto, ma si dice anche che l’aborto è legale «se l’operatore sanitario ritiene ragionevolmente che l’aborto sia clinicamente appropriato nelle circostanze». La legge però non stabilisce cosa sia inappropriato, ma solo che il medico deve consultarsi con almeno un altro collega e tener conto di «tutti gli standard legali, professionali ed etici pertinenti», della salute fisica e mentale della donna, del «benessere generale» e dell’età del feto. 

È naturalmente contraria la Chiesa cattolica che in una nota riportata sul sito web della Conferenza episcopale locale, esprime forte preoccupazione per il fatto che i bambini non ancora nati perdano ogni diritto. “Ogni minore non ancora nato – affermano i presuli attraverso Cynthia Piper, membro della Commissione per la Giustizia sociale della diocesi di Hamilton – ha diritto ad un posto nella famiglia umana, insieme a tutti gli altri diritti che ne derivano”. “Nel grembo materno infatti – continua la Piper – il bambino ha già la sua identità genetica e la legge deve riflettere questa realtà”. È “totalmente inaccettabile, dunque”, che la normativa proposta sull’aborto “non ponga più alcun obbligo legale a considerare i diritti dei nascituri”.

E non è tutto. Mentre la normativa vigente fa riferimento alle anomalie fetali per autorizzare l’aborto fino e non oltre le 20 settimane, la proposta di legge non fa alcun cenno del genere, aprendo così all’aborto “a richiesta”, ovvero in qualsiasi momento. I presuli neozelandesi lanciano dunque l’allarme per i nascituri con disabilità fetale che, con la nuova normativa, non avrebbero alcuna tutela. Inoltre, non solo i criteri suggeriti agli operatori sanitari per valutare se l’aborto è appropriato o meno sono “indefiniti e soggettivi” – dice la Piper – ma la nuova normativa non rende necessario l’obbligo legale di “effettuare esami fino alla 20° settimana di gestazione”.




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