LETTERE

Una mamma scrive una lettera per una bambina violentata: “Ti adotto in preghiera”

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Leggendo il fatto di cronaca riguardante la bambina violentata in un camper dal padre e filmata (per otto anni: dall’età di 3 anni all’età di 11), prima che fosse scoperto e denunciato, una mamma ha deciso di rivolgere un pensiero alla piccola, nel quale potranno però ritrovarsi tutte le vittime di violenza domestica. 

Cucciola dolcissima, 

ho saputo di te scorrendo nelle notizie e per un attimo mi si è gelato il sangue. Ho avuto la nausea, ho avuto un impeto di rabbia. Avrei voluto prendere a sberle chi si è permesso di farti così male.

Ieri sera giocavo con le bambole insieme a mia figlia. La vedevo sorridere, improvvisare balletti, fingersi la maestra dei peluche che aveva sistemato con cura sopra al suo letto. E intanto, il mio cuore, piangeva pensando a te.

A te che hai visto violare la tua infanzia, dall’uomo che si sarebbe dovuto sedere al tuo fianco, per giocare con le bambole.

Mentre scrivo, ho un groppo in gola e continuano a sgorgare dai miei occhi lacrime amare. Lacrime di una madre.

Volevo solo dirti che, anche se forse adesso non ci credi (ed è più che comprensibile!) Dio ti ama e sta già studiando un modo per ridonarti una vita nuova.

Lo so, ti chiederai perché non ha fatto nulla per impedire a quell’uomo (vogliamo definirlo uomo?) di farti tutto questo. 

È il mistero – che a volte stentiamo a capire – della libertà. 

Che meraviglia, quando usiamo la libertà per amare. Che orrore quando la usiamo per assecondare la perversione. 

Però ne sono certa: Dio ha pianto con te, nel tuo corpicino inerme, nel tuo cuore ferito, per questi lunghi anni e ora vuole risorgere dalla tua pelle, vuole darti luce. 

Umanamente ci chiediamo come potrà mai essere possibile, ma lui, che ha sconfitto il demonio sulla croce, sa già come potrà riempirti di premure, per farti scoprire la gioia di vivere. 

E sai perché posso dirti questo, senza sembrare fuori luogo o impastata di retorica? Perché dalle macerie di violenze inaudite come quelle che hai subito ho visto risorgere mia madre.

È stata violentata da suo padre fino all’adolescenza ed è stata “venduta” a tutti gli “amici di famiglia”. Ha avuto gli incubi, notti insonni, dolori così atroci che alcuni ha dovuto rimuoverli, per sopravvivere. A tratti non voleva più nemmeno sopravvivere e ha pensato al suicidio. Non l’ha fatto, però, pensando che poi il suo cane sarebbe rimasto solo con i suoi due genitori matti. E ha desistito. 

La ringrazio, perché se l’avesse fatto io oggi non sarei qui, non ci sarebbero i miei figli, non potrei scriverti queste parole mentre piango sulla tastiera. 

Leggi anche: “Una parte di noi è già in Cielo”: racconto di una mamma che vive da risorta (parte 2) (puntofamiglia.net)

E mentre i pensieri suicidi a tratti tornavano, dentro il cuore sentiva una voce, una speranza che le diceva: “Non è finita qui la tua vita, starai meglio, avrai il tuo riscatto, resisti, che finirà…”

A 21 anni ha incontrato mio padre, in una parrocchia. Lei era lì per fare volontariato con i disabili (anche se non sapeva nulla di Dio). Era lì, perché il dolore le aveva dilatato il cuore.

Mio padre era uno scapolo d’oro, pieno di tempo e di hobby, che faceva il ministro dell’Eucaristia. Sono diventati amici e poi, pregando insieme quel Dio che mio padre aveva conosciuto, si sono sposati. Siamo nati noi tre, mia madre è risorta. Ha dato la vita per noi. E ci ha insegnato ad aprire il cuore, a pregare per chi subisce violenze come te. 

Ci diceva: “Le preghiere arrivano lontano. Pregate sempre se sapete di una persona che soffre, Dio non conosce confini! Magari io sono viva perché qualcuno, senza che io lo sapessi, pregava per me”.

E allora, cucciola dolcissima, che potresti essere mia figlia, volevo solo dirti che ti ho adottato in preghiera. Che sento le tue piaghe sul mio petto e le affido a Dio, alla Madonna e anche a mia madre, che ora è in cielo. Ma non perché si è tolta la vita, bensì perché aveva un tumore e, dopo aver compiuto la sua missione, era giunto il momento, per lei, di andare a riposare. 

Ti metto nel cuore di mia madre, che ti capisce e ti è vicina, ne sono certa. Ti farà una carezza anche per me, che ora non posso raggiungerti. 

Sono, però, certa che ti arriveranno tutte le mie preghiere e tutti i sacrifici che offrirò per te. 

Ti auguro ogni bene. Tieni duro, la vita non è finita. Quella ferita diventerà una feritoia per la Luce. Mia madre è stata una grande Luce, per noi. Un giorno lo sarai anche tu. Per tanti. Ne sono sicura. Dio non permette mai un male se non per farlo diventare trampolino di salvezza. Ora, però, è il momento di lasciarti accudire, di lasciarti consolare: Dio, come ti auguro di trovare qualcuno che ti custodisca nelle sue braccia e accolga tutta la angoscia! Come Gesù deposto dalla Croce, ha avuto braccia materne a ricevere il suo corpo martoriato.

Ti ricorderò davanti al Crocifisso, stasera. 

Lo bacerò pensando a te.

E anche se forse non ti conoscerò mai, attendo da qui, in silenzio, in preghiera, la tua meravigliosa resurrezione.

Con affetto, 
una mamma che ti pensa con amore




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