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Le sfide della morte viaggiano su TikTok: tuteliamo i giovanissimi!

smartphone

Sono sempre di più le sfide estreme proposte sui social network. Non nascono con l’obiettivo di spingere gli osservatori a emulare chi gareggia, ma come prodotti di intrattenimento volti a guadagnare compensi dagli sponsor. L’effetto ottenuto, sfortunatamente, è però spesso quello dell’imitazione di gesti pericolosi. E questo, purtroppo, porta alla morte di tanti giovani in tutto il mondo…

In un bell’articolo, snello e preciso, apparso sulla Gazzetta di Reggio Emilia il 12 dicembre 2023, di Martina Ahmeti, studentessa dell’Istituto Galvani-Iodi di Reggio Emilia, dal titolo “Le sfide della morte viaggiano su TikTok «Bisogna educare»”, sono descritte le ultime novità che viaggiano sui “social”.

Youtuber, challenge (sfida), follower (seguace), influencer, tiktoker (che usa Tiktok) sono gli inglesismi oggi più diffusi e conosciuti. E ce ne sono molti altri.

TikTok, conosciuto anche come Douyin in Cina, è una piattaforma di video sharing (condivisione video) cinese lanciata il 20 settembre 2016, inizialmente con il nome musical.ly.

“Potrai guardare video brevi con estrema facilità e creare i tuoi contenuti filmando tutti quei momenti divertenti e memorabili da condividere con la nostra community globale. Dai ai tuoi video un tocco extra con i nostri filtri, gli effetti, gli sticker divertenti e tanto altro. La vita è veloce, quindi cogli l’attimo”. Così definisce Tiktok la multimiliardaria Apple, azienda multinazionale che produce sistemi operativi, smartphone, computer e dispositivi multimediali, con sede a Cupertino in California. 

“Ma i giovani cosa ne sanno veramente di cosa sta dietro a ognuno di questi nomi? – si domanda Martina Ahmeti – Per rispondere occorre cercare di guardare dall’interno questo mondo, con il quale siamo in contatto ogni giorno e attraverso cui raggiungiamo a nostra volta qualsiasi luogo del pianeta. Uno dei temi che più diffusamente ha fatto breccia tra gli adolescenti è quello delle sfide social: autentiche gare fra chi compie imprese a dir poco singolari capaci di ricevere parecchi consensi in rete. Negli ultimi anni hanno avuto sempre maggior diffusione su internet, mettendo il rischio e la competizione al servizio del divertimento”.

Già, le sfide!

Le sfide, dice l’autrice “vengono utilizzate dai creators (creatori/creatrici, ndr) perché ritenute una via facile per accumulare followers (seguaci, ndr) sfruttando situazioni pericolose ed estreme. Le sfide social non nascono con l’obiettivo di spingere gli osservatori a emulare chi gareggia, ma come prodotti di intrattenimento volti a guadagnare compensi dagli sponsor. L’effetto ottenuto, sfortunatamente, è però spesso quello dell’emulazione: molti fan replicano l’azione pericolosa portandola a diventare virale fra tutti gli utenti”.

Leggi anche: Social media e salute mentale degli adolescenti: ecco cosa c’è da sapere (puntofamiglia.net)

Fra le più popolari, si dice nell’articolo: “Choking game, che prevede l’utilizzo di corde o buste di plastica per scoprire gli effetti di una momentanea e volontaria privazione di ossigeno; la cosiddetta sfida dell’outlet, che prevede l’inserimento parziale dei poli di un caricatore in una presa elettrica e, in un secondo momento, che i partecipanti procedano a toccare il metallo esposto, prendendo la scossa; la sfida del fuoco, che consiste nel cospargersi di sostanze infiammabili dandosi fuoco con l’obiettivo di spegnere le fiamme prima di subire lesioni significative”.

“A chi sono imputabili queste responsabilità? – si chiede l’autrice – Partiamo dagli influencer, i cui pareri esposti in rete assegnano a loro responsabilità enormi come quella di lanciare “tendenze” che poi i ragazzi seguono. Sul tema della morte si entra in un campo minato, ma in generale la vita è una sola e ai giovani tocca il compito di preservarla a lungo e in salute. Morire per eseguire una capriola al limite di una specialità olimpica, senza nessuna esperienza e protezione, è un errore. Dobbiamo rispettare la vita che ci è stata data in dono dalle nostre famiglie… Con un maggiore controllo delle piattaforme social e l’aiuto dei creators si potrebbero prevenire e educare gli utenti a non dare retta a determinati contenuti. La generazione Z si sta rivelando più fragile rispetto alle precedenti e quei giovani che hanno poca autostima usano le sfide per farsi notare con la speranza di ottenere consensi e sentirsi parte di un gruppo senza neppure rendersi conto che in gioco c’è la loro vita e, a volte, anche quella degli altri”. 

Parole, ricche di buon senso e intelligenza, di una giovane ragazza, che possono aiutare i giovani. Lo speriamo, perché molti genitori sono spaventati e preoccupati.




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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