21 Marzo 2024

Da infermiera a medico, la donna che inventò le cure palliative

La pandemia ci ha insegnato poco. L’ora buia delle guerre che insanguinano il mondo, il dolore innocente dei bambini e delle donne non sono in grado di fermare quell’apparente progresso presentato come liberazione. L’accanimento sul fine vita che in questi giorni anche in Italia riemerge è quasi uno schiaffo alla compassione. Si avverte la mancanza di speranza. Eppure un libro meraviglioso, che consiglio vivamente, Di cosa è fatta la speranza, Bompiani, di Emmanuel Exitu, è capace di riportare un raggio di luce.

Racconta la vicenda di Cicely Saunders (1918-2005), una donna straordinaria che, prima come infermiera e poi come medico, si è posta sul serio il problema di coloro che la medicina tradizionale considerava inutili da curare perché spacciati, destinati a non sopravvivere, condannati solo alla morte. Si può amare anche una condizione così? Cicely lo fa con una delicatezza tutta femminile, si innamora dell’umano non considerato un essere inutile e un peso per la società.

I suoi genitori, più che benestanti, l’avrebbero voluto mandare a studiare ad Oxford ma lei sceglie di fare l’infermiera, dedicandosi ai casi considerati senza speranza, cominciando a studiare farmaci che potessero alleviare il dolore e aiutare le persone che prima la scienza ignorava. Oggi l’OMS adotta le sue linee guida per la medicina palliativa. Cecily ebbe anche l’intuizione straordinaria degli hospice, il primo fu aperto da lei nel 1967 a Londra. Affermava che quando la malattia è incurabile, la cura continua, la sofferenza può essere mitigata e alla dimensione interiore (psicologica, intellettuale, spirituale) vengono riservate attenzioni non inferiori a quelle destinate al corpo. In un hospice non si guarisce, ma non si resta mai soli.

Scrive ad un certo punto Exitu: “Cicely non sente di aver dato, sente piuttosto di aver ricevuto”. Una vita passata a rendere più umano il passaggio sul confine con la morte, verso quella “miglior vita” che diventa così un mistero più accettabile. Il romanzo ha anche momenti divertenti come quando racconta del coro che la Saunders ha messo in piedi con i malati. Arriva un’ispettrice, medico capo della Sanità di Londra, e chiede: “Dove sono i morenti?”. “Siamo qui”, le rispondono dal coro. “La speranza è fatta di cose che hanno bisogno di qualcuno che le faccia accadere” è scritto sulla quarta di copertina. Proprio come la vita di questa donna straordinaria.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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