29 Marzo 2024

Venerdì Santo, il giorno di chi ama

La preghiera di Gesù sulla croce inizia con una parola familiare, affettuosa, intima. Quando tutto si fa buio, quando le tenebre avvolgono il cuore, quando tutti lo hanno abbandonato, Egli si rivolge a Dio, chiamandolo semplicemente “Padre”. Il dolore lo consuma nel corpo, ma l’animo suo è saldo; la sofferenza lo fiacca totalmente ma il suo cuore non vacilla, è stabile per sempre.

Gesù chiama il “Padre” e pronunciando queste parole si sente Figlio, pur nell’atrocità del supplizio, conserva, vuole, chiede la relazione filiale con il Padre. È lo stesso fanciullo dodicenne che a Gerusalemme, non visto dai suoi, si occupa delle cose del Padre; è lo stesso uomo che nelle acque del Giordano alza gli occhi al Cielo e sente la voce del Padre consacrarlo nella missione. Ed è giunta l’ora in cui, spoglio di tutto, si riveste solo dell’abito dell’Amore. Apparentemente è nudo perché gli hanno tolto tutto ma Gesù è ricco, ha tutto perché ha il Padre.

La seconda parola pronunciata da Gesù dalla cattedra della Croce è “perdono”. L’indifferenza, gli scherni, le risate beffarde, gli sputi non hanno il potere di spegnere l’amore. E il perdono si erge come luce su un cumulo di macerie. Quanta dolcezza in quelle parole di Gesù: “Padre perdona loro”. Quanto amore per me, per ognuno di noi. Cristo ci insegna il prezzo del perdono. È altissimo. Significa decentrarsi, farsi da parte, morire. Morire all’orgoglio perché l’altro si senta rinato e rigenerato dal lavacro del mio perdono. Quanti matrimoni, quanti legami familiari potrebbero ricevere nuova vita da questa semplice parola: perdono! Il tradimento non è l’ultima parola. Perdono è invece la prima parola di una nuova vita, dove il dolore non scompare ma viene rivestito di una nuova armatura, quella che Cristo ci dona con la sua croce.

Anche i malfattori si fanno largo sulla scena della croce. Nessuno si cura di loro. Sono dei reietti. Dei morti che parlano. Il primo confonde la sua voce con quella del male intorno a lui: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. Come è facile lasciarsi cullare dalle voci del mondo! Confondiamo il nostro pensiero con quello degli altri. Il male ci schiavizza, ci imbruttisce e siamo pronti anche noi a lamentarci sempre di tutto e a inveire contro gli altri attribuendo loro la colpa delle nostre disgrazie, delle nostre difficoltà, del nostro non essere capaci di rialzarci dalla melma in cui siamo caduti. Il peccato all’inizio è dolce come il miele ma con il passare del tempo scava dentro una voragine in cui il male si accumula e ci allontana sempre di più dal Bene e dal Bello. Arriviamo a un punto di non ritorno. E quando pensiamo di essere oramai giunti alla fine, di aver toccato il fondo, di non avere nessuna altra speranza, ecco che girando per un attimo il volto incrociamo lo sguardo di Gesù. È lì. È lì insieme a noi. Ha mischiato il suo sangue al mio sangue di ladro e malfattore. Ha ricevuto le stesse frustrate e gli stessi miei sputi. È salito sulla croce con me. Non mi guarda dal basso. Non mi compatisce dall’alto. È accanto a noi, crocifisso anche lui.

In quante famiglie quando arriva il dolore, una malattia, la disabilità di un figlio, la morte di una persona cara sprofondiamo nella disperazione più nera e siamo pronti ad incolpare quel Dio che se ne sta inerme nell’alto dei cieli mentre questa umanità subisce la violenza della guerra, l’orrore della miseria, la brutalità del terrorismo. E ci chiediamo: dov’è Dio? E ci chiedono: “dov’è il tuo Dio”? L’altro malfattore incrocia lo sguardo di Gesù e i suoi occhi lo riconoscono. “Non ha fatto nulla di male”. Lo sguardo di Gesù lo risana, lo perdona, lo riabilita alla relazione, lo salva. Sì, lo salva!

Oggi sarai con me in Paradiso”. In quell’oggi c’è la salvezza. C’è la chiave per entrare nella vita eterna. “Oggi per questa casa è venuta la salvezza” (Lc 19,9). “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” (Eb 3,15). È l’oggi rivestito di fede che ci permette di custodire il sì coniugale. Se teniamo gli occhi fissi su Gesù, ogni giorno possiamo custodire lo sguardo per la persona amata, per i figli, per i fratelli, per la comunità che ci è stata affidata. Fin ad accorgerci che nelle difficoltà Egli non ci ha lasciati da soli. Ma è proprio lì, pronto a donarci la mano per condurci oltre la soglia della morte. I malfattori fanno scelte diverse. Uno sceglie il male, l’altro riconosce il Bene. E noi cosa scegliamo oggi?



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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