EDUCARE

L’arte di educare va oltre la trasmissione di conoscenze: l’educatore dona sé stesso

di Giuseppe Lubrino

Educare significa condurre fuori da sé stessi per introdurre alla realtà, verso una pienezza che fa crescere la persona. Tale processo si nutre dell’incontro di due libertà, quella dell’adulto e quella del giovane. L’educazione richiede la responsabilità del discepolo, che deve essere aperto a lasciarsi guidare alla conoscenza della realtà, e quella dell’educatore, che deve essere disposto a donare sé stesso.

Benedetto XVI individua nel relativismo etico e nel materialismo pratico i “semi della discordia” che minano il tessuto culturale contemporaneo. Questi fermenti culturali rendono ardua la costruzione di un’identità personale stabile e matura nei giovani. Il relativismo etico, infatti, sostiene che “tutto è lecito finché giova” e che la libertà si traduce in “fare ciò che più mi piace”. Dall’altra parte, il materialismo imperversa con la logica del “tutto e subito”, promuovendo un’idea di felicità legata al consumo edonistico e all’acquisizione immediata, anziché alla ricerca di un bene superiore.

Queste considerazioni aprono una domanda fondamentale: “Chi è l’uomo? È il prodotto del caso o il riflesso del pensiero di un Essere Superiore?” 

Ratzinger si schiera a favore dell’antropologia biblica e sottolinea l’urgenza di promuovere percorsi educativi e formativi che tengano conto della dimensione trascendente della vita

Partendo dalla scuola del libro dei Salmi, il Papa esorta i giovani a riscoprire il bisogno di Dio, presentandolo come una “chiave interpretativa” capace di svelare il senso profondo della vita.

Recuperare la “visione biblica dell’uomo” nel pensiero di Joseph Ratzinger è un presupposto imprescindibile per promuovere una autentica educazione alla pace. L’uomo, attraverso l’incontro con il divino, scopre la “radice” profonda del suo vero essere. È fondamentale “riaccendere” la fiamma della fede affinché il desiderio di valori eterni come pace, giustizia e amore possa tornare a brillare intensamente.

Tuttavia, il Papa non si limita a descrivere la realtà, lui vede nei giovani una speranza, un potenziale incredibile. Nel suo messaggio, li invita a diventare attori del cambiamento, a costruire un futuro migliore, un futuro dove la giustizia e la pace regnino sovrane. 

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I giovani sono il futuro, e il Papa, con il suo messaggio, li incoraggia a diventare costruttori di un mondo nuovo, a essere protagonisti della pace e della giustizia. Benedetto XVI non si limita a indicare i giovani come attori del cambiamento, ma si rivolge anche a tutte le componenti educative, sollecitandole ad agire. 

Il Papa riconosce le difficoltà che la famiglia sta affrontando, con la mancanza di lavoro e la necessità di migrare per cercare una vita dignitosa., però ribadisce l’importanza fondamentale della presenza dei genitori nella vita dei figli, sottolineando come questa presenza sia un pilastro fondamentale per la loro crescita e il loro sviluppo educativo.

Anche la scuola, secondo il Papa, ha un ruolo cruciale. Deve offrire percorsi formativi che non trascurino la dimensione trascendente, il “problema di Dio”. Secondo la visione biblica, l’uomo è naturalmente orientato a Dio, e questa dimensione spirituale è fondamentale per la sua comprensione di sé e del mondo. 

Il Papa, con la sua insistenza sul ruolo della famiglia e della scuola, ci invita a riflettere su come costruire un sistema educativo che non solo trasmetta conoscenze, ma che favorisca nei giovani la ricerca un senso profondo alla loro vita, un senso che li guidi verso la giustizia e la pace. Si legga quanto segue: Educare – dal latino educere – significa condurre fuori da sé stessi per introdurre alla realtà, verso una pienezza che fa crescere la persona. Tale processo si nutre dell’incontro di due libertà, quella dell’adulto e quella del giovane. Esso richiede la responsabilità del discepolo, che deve essere aperto a lasciarsi guidare alla conoscenza della realtà, e quella dell’educatore, che deve essere disposto a donare sé stesso. Quali sono i luoghi dove matura una vera educazione alla pace e alla giustizia? Anzitutto la famiglia, poiché i genitori sono i primi educatori. La famiglia è cellula originaria della società. È nella famiglia che i figli apprendono i valori umani e cristiani che consentono una convivenza costruttiva e pacifica.




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