CONCLAVE
Nei social, ma non dei social. Anche durante il conclave

Riflettevo su come affrontare il tema del conclave, che si apre oggi, quando una persona mi mostra un meme dove Donald Trump è vestito da papa. Di recente, hanno creato il gioco del “fanta-papa”: in palio nessun premio, solo “la gloria eterna”. L’iniziativa ha raccolto 90 mila partecipanti. Senza giudicare chi banalizza ciò che stiamo vivendo, cerchiamo, da parte nostra, di usare un linguaggio e dei comportamenti appropriati e coerenti con la fede che professiamo.
Sdrammatizzare e scherzare è da sempre un modo con cui esorcizziamo la fatica e le paure della vita.
Il meme è la risposta moderna alle frustrazioni, alla stanchezza, alle ingiustizie che ci fanno soffrire. O, più semplicemente, rappresenta una forma di distrazione goliardica.
Spesso le istituzioni, i vip, i politici diventano vittime di questa nuova forma di narrazione, simile a un fumetto. Di per sé, l’uomo ha sempre fatto satira e i personaggi pubblici si prestano particolarmente perché sono conosciuti da tutti.
I social sono piazze virtuali in cui ci si rifugia per sorridere un po’, per “svagarsi”, per uscire temporaneamente dalle fatiche del quotidiano.
Cosa succede, però, se diventano l’unico ambiente che frequentiamo per informarci, per avere un’idea sulla realtà, per formare le nostre opinioni, per svagarci? Che il modo di pensare può appiattirsi e impoverirsi.
Qualche giorno fa sono stata invitata in una cittadina del ragusano, Comiso, per presentare alcuni dei miei libri. Prima dell’incontro mi hanno portato a visitare una biblioteca privata, che era stata donata al comune da uno scrittore del luogo. L’addetto della biblioteca ci ha fatto notare un aspetto della nostra società odierna: la perdita di tanti vocaboli, perché la comunicazione va sempre più veloce, è quasi fulminea. Una lingua più povera, però, è indice di un ragionamento più povero.
E guardare la realtà solo dalla prospettiva di chi la deride o la ridicolizza, invece di analizzarla e comprenderla, rischia di farci perdere la percezione e lo spessore delle situazioni, la loro importanza, le loro conseguenze.
La risposta a questi rischi non è eliminare i Social, ma non lasciarci inghiottire dalla banalità – spesso irriverente – che in essi circola.
La risposta può essere riprendere in mano un giornale, un libro, ascoltare delle conversazioni tra persona informate, leggere dei testi ben argomentati, assistere a dei dibattiti impegnati.
Inoltre, mentre pensavo a cosa scrivere su questo conclave, ho pensato che, se siamo cristiani, non possiamo viverlo cadendo in una terminologia inadeguata a descrivere la realtà della Chiesa.
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Pensiamo a quei quotidiani che parlano di “ascesa” dei cardinali, del “vantaggio” dell’uno sull’altro, quasi che il prossimo Papa sia un calciatore o il leader di un partito.
Proprio ieri, inoltre, ho letto la notizia dell’esistenza del gioco del “fanta-papa”, simile a quello del fantacalcio.
Se siamo cristiani dovremmo prendere le distanze da queste riduzioni e assumere coscienza della grandezza del momento e del cambiamento epocale a cui stiamo assistendo.
In circa duemila anni di storia della Chiesa, sono stati eletti 266 papi. In altre parole, l’umanità ha vissuto un momento storico come quello che stiamo attraversando “soltanto” 266 volte.
Colui che sarà il nuovo Papa, diventerà per i cristiani il Vicario di Cristo, segno visibile di unità per i cattolici di tutti i continenti. Sarà guida e riferimento morale imprescindibile, ma anche segno di contraddizione. Per una persona su otto nel mondo (i cattolici sono un miliardo e quattrocento milioni di persone) sarà chiamato ad essere Padre e Pastore e con tutti gli altri dovrà dialogare, in mezzo a tante sfide, in un contesto geopolitico più che complesso.
I social sono un modo di stare al mondo e vanno abitati. Se siamo cristiani, però, cerchiamo di abitarli con il Vangelo nel cuore, usando un linguaggio appropriato e coerente con la nostra fede.
Non accettiamo l’impoverimento culturale e religioso: cerchiamo, nel nostro piccolo, di nutrire le conversazioni e di dare ragione della nostra sobrietà.
Lasciamo stare le vignette su Trump dipinto come papa, evitiamo di competere al fanta-papa per la gloria eterna; preghiamo, piuttosto, che il vero Papa, che presto conosceremo, sia un autentico uomo di Dio.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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