Sessualità “Omosessuali non si nasce”, parola di una psicologa lesbica Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 11 Ottobre 2016 1 commento su “Omosessuali non si nasce”, parola di una psicologa lesbica di Gabriele Soliani Ora si può dire, senza timore di essere insultato (che è il meno) o denunciato, che omosessuali non si nasce. Pian piano questo concetto si fa strada anche tra le femministe radicali e alcuni studi lo dimostrano. La prof.ssa Lisa Diamond, attivista a suo dire lesbica e membro dell’American Psychological Association (Apa), nei capitoli scritti per il Manuale dell’APA su sessualità e psicologia è, come le femministe più all’avanguardia, già oltre l’omosessualità come dato genetico. Ora si parla del modello “gender fluid” secondo cui la persona può mutare continuamente e a piacimento il proprio orientamento a seconda di come “si sente”. Dunque non si “è” omosex ma ci “si sente” tali. La psicologa clinica Laura A. Haynes, nel volume intitolato “Sexuality and Psychology”, ha così sintetizzato la ricerca della Diamond: «La battaglia contro “il si nasce così e non si può cambiare” è finita e lei sta dicendo agli attivisti Lgbt di smettere di promuovere questo mito». Addirittura nel 2009 la psicologa nel libro “Sexual Fluidity” diceva che: «Questa prospettiva si scontra con la visione tradizionale per cui l’orientamento sessuale è un tratto stabile e fisso». La ricerca della psicologa Diamond è la prima fatta su un ampio numero di donne. “Sexual Fluidity” analizzando oltre cento donne in dieci anni, dall’adolescenza all’età adulta, ammetteva l’esperienza di cambiamento in prima persona di donne che si innamorano e disinnamorano di uomini o donne in diversi periodi della loro vita. Dunque queste argomentazioni della psicologa femminista innescano grandi problemi all’attivismo Lgbt che vuole vietare “per legge” le cosiddette “terapie di conversione e riparative”. Negli Stati USA del Vermont, California, New Jersey, Illinois, Oregon, Columbia District sono state approvate norme sulla base del fatto che l’orientamento sessuale sarebbe “immutabile” e quindi le terapie cosiddette riparative sarebbero un controsenso omofobo. Solo pochi mesi fa altri due ricercatori, Lawrence Mayer and Paul McHugh, hanno pubblicato il testo “Sessualità e Gender: risultati dalla scienza biologica, psicologica e sociale”, affermando che le argomentazioni a favore della “born that way therapy” non sono scientificamente sostenibili. Non c’è alcuna evidenza, dicono i ricercatori, che alcuno «sia nato così», cioè che l’orientamento sessuale sia geneticamente “determinato”. Nello studio sui gemelli si vede che certe caratteristiche genetiche possono accrescere l’attitudine di una persona ad identificarsi come gay o ad adottare un comportamento omosessuale, ma sempre guardando ai gemelli si comprende che nemmeno la predisposizione basta a spiegare i casi in cui uno dei due prova pulsioni omosessuali mentre l’altro no. Questa posizione è diversa dai teorici (le femministe) del “gender fluid” perché sarebbe molto importante l’ambiente. Secondo i due studiosi la libertà esiste ma in certi casi può essere condizionata dall’ambiente. Mayer e McHugh sono gli stessi che hanno spiegato che «solo una minoranza di bambini che esprimono un pensiero o un comportamento sessuale atipico continueranno così nell’adolescenza o nell’età adulta», e men che meno «tutti questi bambini dovrebbero essere incoraggiati a diventare transessuali e ancor meno a sottoporsi alle terapie ormonali o all’operazione chirurgica». Secondo il “National Transgender Discrimination Survey” il 41 per cento delle persone transessuali ha tentato il suicidio contro il 4,6 della popolazione generale negli USA. Ha detto il prof. Mayer: «Ho dedicato il mio lavoro innanzitutto alla comunità Lgbt che raggiunge un livello di problemi mentali sproporzionato a quelli della popolazione generale e occorre trovare un modo di alleviare queste sofferenze che non è il cambiamento di sesso, verso cui siamo scettici». Neppure far accettare alla società il transgenderismo è la soluzione perché «mentre lavoriamo per fermare i maltrattamenti e i malintesi, dovremmo anche lavorare per studiare e capire quali fattori possono contribuire all’alto tasso di suicidi o di altri disordini psicologici e comportamentali fra la popolazione transessuale e pensare meglio ai trattamenti clinici a disposizione». Altri aiuti clinici a disposizione ci sarebbero ma sono ostacolati in tutti i modi, compreso il politically correct. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag American Psychological Association, gender, Lawrence Mayer, Lisa Diamond, omosessualità, Paul McHugh ANNUNCIO ANNUNCIO 1 risposta su ““Omosessuali non si nasce”, parola di una psicologa lesbica” Col titolo “omosessuali non si nasce” immagino che si debba arrivare alla conclusione che si possa tornare ad essere “etero”… Dissento da queste conclusioni e indipendentemente da ciò, non trovo che vi sia nulla di male ad essere omosessuali. Ritengo anche che l’atteggiamento della Chiesa Cattolica debba dimostrarsi più aperto verso questo argomento. Debbo ancora capire quale è la paura o il problema che creano dei liberi cittadini (spesso cattolici) alla chiesa con la loro sessualità e con famiglie “fuori standard” (secondo i dettami della chiesa). mi sembra che anche il Papa si sia di recente espresso in tal senso. Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. 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Col titolo “omosessuali non si nasce” immagino che si debba arrivare alla conclusione che si possa tornare ad essere “etero”… Dissento da queste conclusioni e indipendentemente da ciò, non trovo che vi sia nulla di male ad essere omosessuali. Ritengo anche che l’atteggiamento della Chiesa Cattolica debba dimostrarsi più aperto verso questo argomento. Debbo ancora capire quale è la paura o il problema che creano dei liberi cittadini (spesso cattolici) alla chiesa con la loro sessualità e con famiglie “fuori standard” (secondo i dettami della chiesa). mi sembra che anche il Papa si sia di recente espresso in tal senso.