Fidanzamento

Infatuazione o vero amore?

(© Renato Francia - Fotolia.com)

di Carolina Rossi e Giulia Palumbo

Cosa differenzia il batticuore della preadolescenza dal cosiddetto colpo di fulmine o dall’innamoramento dei 20-30-40 anni? Perché lo sguardo di una data persona mi ha colpito di più, tanto da non riuscire a toglierlo dalla testa?

Cosa differenzia il batticuore della preadolescenza dal cosiddetto colpo di fulmine o dall’innamoramento dei 20-30-40 anni? Che differenza passa tra l’infatuazione, l’innamoramento e l’amore? Perché lo sguardo di una data persona mi ha colpito di più, tanto da non riuscire a toglierlo dalla testa? A partire da questi interrogativi, proveremo a condividere pensieri e riflessioni intorno all’importante tema dell’innamoramento e del fidanzamento.

Le esperienze. Luca e Giorgia, per anni amici nello stesso gruppo, ora a 30 anni, sentono improvvisamente tra loro un’attrazione ed un sentimento speciale…

Giovanna e Michele sono ormai fidanzati da quando avevano 15 anni, sono passati 12 anni, da un po’ sentono che c’è qualcosa che non va, litigano, litigano e litigano, non si sentono più riconosciuti l’uno dall’altra, qualcosa è cambiato…

Aldo e Marina, ciascuno proveniente da una storia particolare, si sono incontrati ora, a 40 anni passati, con la fretta e l’aspettativa di realizzare tutti i sogni di una vita e la grande paura di fidarsi e affidarsi!

Federica e Rosario hanno 27 e 24 anni, stanno ultimando gli studi e non appena avranno un lavoro, vogliono coronare il loro sogno d’amore con il matrimonio! Sentono la specialità del loro legame, tante volte hanno vissuto momenti difficili nella loro relazione, e questo, stranamente, è un tempo di calma…oppure è cresciuto il loro modo di stare insieme?

Il tema. In un tempo in cui si rischia costantemente di svalutare e relativizzare tutto ciò che concerne la dimensione dell’affettività, l’innamoramento continua ad avere un importante significato psicologico e di vita. Innamorarsi rappresenta una importante possibilità di crescita. L’incontro d’amore è una vera e propria fiaba che attiva processi di cambiamento meravigliosi. Tutti siamo alla ricerca dell’amore, ma talvolta trovarlo è come cercare un ago in un pagliaio. L’incontro d’amore può essere inatteso o provocato, può avvenire all’angolo di casa propria o all’altro capo del mondo, essere un colpo di fulmine o nascere poco a poco, con il ripetersi degli appuntamenti… ma affinché il semplice incrociarsi di due persone si trasformi in un incontro, occorre un “segno”: uno sguardo, un modo di fare o di essere, un gesto che attira l’attenzione e provoca uno stordimento. Ovviamente ciò si verifica solo se i due protagonisti sono ben predisposti (anche se non consapevolmente), aperti allo scambio, all’incontro dell’altro da sé, al dialogo. Come sostiene lo psicanalista Cyrulnik: «Posso incontrare solo coloro che portano su di sé i segni già presenti nel mio io più profondo». Nell’incontro l’altro ha in sé qualcosa che mi assomiglia o che corrisponde ai miei modelli di relazioni, alle mie aspettative, ai miei bisogni. Nella fase dell’innamoramento la persona è sommersa di emozioni, sperimenta beatitudine e giubilo, ma passa anche attraverso emozioni negative quali il dubbio e l’angoscia, in quanto l’incontro con l’altro necessariamente cambia il corso delle cose e sconvolge la quotidianità. Perché un incontro acquisisca un significato che porti i due protagonisti ad andare oltre il flirt di qualche giorno occorre che ciascuno scelga di scommetterci e di affidarsi. Proprio da questo momento si mette in moto un processo nuovo, emozionante, che vivrà di più fasi con intensità e caratteristiche diverse.

Ma qual è il rischio più grande di questo tempo? Sicuramente quello di restare accecati e proiettare sull’altro i propri bisogni e i propri fantasmi. Il come andrà dipenderà dalla capacità di ciascuno di attraversare le turbolenze senza smarrirsi dentro di esse, in modo da accogliere l’altro così come è senza la pretesa di snaturarlo. Bisogna saper distinguere tra mondo esteriore e mondo interiore. Tante volte il grande errore è quello di scambiare le parti, di vedere in un altro essere umano la parte mancante di noi stessi, di fare del mondo un grande teatro dove mettere in scena un dramma o arcaici vissuti e chiamare “amore” questo moto evolutivo.

Sebbene per sua natura la fase dell’innamoramento viaggi sulla scia dell’illusione (del tipo tu realizzerai ogni mio desiderio), per amare qualcuno prima di tutto dobbiamo vederlo per quello che è, non delegare mai all’altro il faticoso compito di sostenere l’immagine della perfezione o della risposta ai nostri bisogni, né tanto meno attenderci per sempre e costantemente l’intensa emozione dell’estasi amorosa. Soltanto chi conosce se stesso e vive in contatto con la propria interiorità può veramente amare l’altro, anche attraverso la danza dell’illusione.

Così possiamo pensare alla fase dell’innamoramento come il momento iniziale di una relazione più matura e durevole, oltre il quale possiamo davvero incontrare ed accogliere l’altro nella sua autenticità ed intima verità, in tutta le sue risorse e fragilità.

Cose da sapere. Noi non ci innamoriamo per caso! E il nostro inconscio sceglie colui/colei che potrà appagarci e/o rispondere a nostri bisogni e aspettative più nascosti. Il suo volto, la sua voce, i suoi gesti risveglieranno ricordi affettivi lontani, come può essere ad esempio il legame con un genitore, quasi come se si trattasse di una regressione salvifica. Infatti, quando si è innamorati le emozioni sono più intense, l’euforia e la dipendenza si sviluppano e la realtà diventa bella come un sogno ad occhi aperti. Spesso capita anche che riusciamo a vedere o sentire solo ciò che cerchiamo. Tendiamo inconsapevolmente a minimizzare i difetti dell’altro e a proiettare su di lui i nostri ideali e desideri. D’altronde, come usualmente si dice, l’amore è cieco. Addirittura arriviamo a diventare più tolleranti e pazienti verso la persona amata.

C’è un vero e proprio sconvolgimento anche biologico nell’innamoramento. Infatti, durante la fase dell’innamoramento il corpo è sottoposto ad innumerevoli sconvolgimenti ormonali: endorfine, luliberina, ossitocina e, soprattutto, testosterone – ormone, quest’ultimo, protagonista del desiderio sessuale. Tutti questi ormoni, durante l’incontro con l’amato, aiutano la disinibizione ed attivano un forte desiderio di carezze e coccole. Ciò consente la produzione della dopamina che è un vero e proprio vettore motivazionale, che contribuisce ad attivare la ricerca dell’altro.

L’innamoramento risponde sì ai piaceri e alle gioie dell’oggi, ma è l’anticamera della possibilità di elaborare un progetto di vita comune con un altro. E ogni progetto diviene possibile solo perché la magia del momento trasfigura quasi il mondo, permettendo a ciascuno dei partner della futura coppia di muoversi verso la predisposizione ad accogliere profondi cambiamenti nella propria vita, attivare nella relazione con l’altro quasi una danza creativa. Emergeranno poi molte differenze superabili grazie alla plasticità, all’adattabilità propria dell’amore nascente.

Esercizi suggeriti. In un tempo in cui facilmente si può perdere la bussola e stare con la “testa tra le nuvole” può risultare molto utile e funzionale dedicarsi del tempo personale di riflessione ed auto-ascolto. Invitare il proprio partner a fare la stessa cosa e ritagliarsi poi un momento per confrontarsi.

– Ecco alcuni quesiti guida nel percorso di auto esplorazione: quali emozioni provo così intensamente, che mi pervadono al solo pensiero di incontrarlo/a?

– Il sentimento che provo, come si manifesta? Perché è così bello?

– Sento di voler investire in un legame? Mi illudo o credo che possa durare tutta la vita?

– Per storia di vita vissuta in famiglia ed esperienze personali altre, che idee ho io dell’amore?

– A quali miei bisogni sento che l’altro non potrà non rispondere?

– Quali caratteristiche dell’altro sono per me quelle essenziali?

– Quali aspettative ho rispetto al nostro legame?

 




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1 risposta su “Infatuazione o vero amore?”

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