Crisi di Coppia

Mediazione familiare: il dovere di favorire la rinascita coniugale dove è possibile

di Cettina Infante, mediatrice familiare

Di fronte al dilagare di coppie in crisi, si fa largo sempre di più la figura del mediatore familiare. Chi è? Che cosa fa? Quali sono gli obiettivi?

Le relazioni di per sé instabili e in continua ridefinizione sentono sempre maggiormente il bisogno di luoghi di riferimento sociali in cui lo scambio e il confronto mettono in campo dimensioni valoriali che sono delle vere e proprie risorse per la gestione del conflitto. La Mediazione familiare è una risposta di aiuto alle separazioni sempre più dilaganti e che spesso comportano lacerazioni interiori.

Mediare vuol dire aiutare le parti in conflitto a trovare in loro stessi buoni motivi per dialogare. Quindi prendersi cura dei legami tra le generazioni, cogliere le opportunità evolutive che il conflitto propone anche in funzione della crescita e della maturazione dei figli, al fine di garantire una continuità storica al di là delle fratture della relazione coniugale. La soluzione della controversia tra i coniugi “condivisa ed autodeterminata” è sicuramente la migliore perché frutto della loro scelta ed è quella tendenzialmente destinata a durare nel tempo. Responsabilizzare i coniugi ad attivare le proprie risorse per la risoluzione dei contrasti li aiuta a crescere, a non delegare più agli altri le scelte della loro vita e di quella dei figli, ad acquisire gli strumenti per una giusta comunicazione, positiva e mirata, che li aiuterà a gestire autonomamente ogni nuovo eventuale conflitto.

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L’esperienza personale di mediatrice mi ha insegnato che attraversare il dolore altrui non è mai semplice, perché, inevitabilmente, attiva una compartecipazione, un sentire rispetto al quale bisogna comunque porsi in una posizione di “equidistanza”. Quindi creare un ponte, cercare di riattivare una comunicazione interrotta da una crisi divaricante, da un conflitto che spesso si evolve in una escalation senza fine. Il ruolo del mediatore familiare è tutelare i minori rispetto ad una situazione di crisi che inevitabilmente irrigidisce gli stessi ruoli genitoriali, quindi contrastare l’aggressività del conflitto, accompagnando i coniugi nella ricerca del motivo di fondo che lo ha scatenato.

Il minore non accetterà mai in modo naturale la separazione dei genitori, né la presenza di nuovi compagni nella vita degli stessi, ma è pur vero che spesso la crisi esacerbata è il riflesso di un dialogo che si è ormai interrotto, di una storia in cui due persone avevano reciprocamente promesso amore eterno e si ritrovano improvvisamente cambiate, persone diverse. Spesso la mediazione si basa sulla contrapposizione di chi da una parte vuole salvare l’unione familiare indiscutibilmente e di chi, dall’altra, invece è decisamente pronto alla separazione. Ruolo del mediatore è attivare nei coniugi una riflessione profonda sui propri sentimenti, per cercare di decodificare la rabbia, la tensione, il rancore, l’insieme di emozioni negative nascoste dietro il conflitto. Spesso i coniugi, sopraffatti dai sentimenti negativi, provano difficoltà nel riconoscersi reciprocamente. Ed è proprio nel rivisitare i propri sentimenti, il proprio mondo valoriale, le proprie aspettative e progettualità che può esserci la possibilità di una rinascita dalla crisi, che il mediatore familiare ha il dovere di favorire.

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La tutela dei minori resta comunque sempre il motivo centrale: i genitori non devono mostrare ai minori le loro emozioni negative rispetto alla crisi di coppia, non devono perdere di vista le necessità ed esigenze dei figli, devono garantire agli stessi stabilità e sicurezza emotiva. La mediazione familiare deve quindi favorire la rielaborazione dell’evento critico in chiave di riorganizzazione relazionale e genitoriale, in cui possano emergere nuovi e significativi canali di comunicazione.




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