Famiglie omogenitorali

La domanda dei figli dell’utero in affitto: da dove vengo?

domanda

pixabay

di Gabriele Soliani

Cosa vuol dire essere genitori in un mondo che sta progressivamente cambiando il volto dell’umanità? E ancora peggio, cosa vuol dire essere figli in una società dove si pretende l’autorizzazione a vendere e comprare bambini? I figli di oggi ci faranno delle domande sulle proprie origini, e noi come società civile siamo pronti a rispondere assumendoci le responsabilità delle nostre scelte?

Non sono le competenze e la capacità di fornire cure adeguate a dare la “patente” di genitore, e tali competenze adeguate non sono sufficienti ai bambini per crescere bene.

Ci sono numerose evidenze sui bambini adottati, accolti in famiglie e fatti oggetto di cure affettuose e competenti, che riportano, e spesso con dolore, percorsi di vita dominati dalla domanda sulla loro “origine”. Mai una volta che venga dato spazio al dramma del “vuoto d’origine” che, dalla parte del padre o dalla parte della madre, affligge e affliggerà i figli delle coppie omosessuali. E nemmeno per scherzo è sufficiente la trasparenza dell’informazione perché il figlio, proprio in quei casi, non accede al padre ma ad un “donatore di seme” o, peggio ancora, non incontra una madre ma una donna che ha venduto il suo corpo… e il genitore sarebbe invece quello che l’ha comprato. In questi casi gli adulti pensano solo ed esclusivamente a loro stessi. Più evidente di così….! E serve ben poco anche addolcire la situazione usando fuorvianti parole che trasformano l’utero in affitto in “gestazione di sostegno” o addirittura in “gestazione per altri”. La domanda di senso dei figli è sempre trascurata e silenziata. Il tema dell’origine, a cui tutti abbiamo diritto, rimarrà come una ferita per l’identità del soggetto umano. Come farà a rispondere alla domanda “chi sono io?” se non può rispondere alla domanda “da dove vengo?”.




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