133 anni fa, il 9 aprile del 1888, una giovane fanciulla di appena 15 anni che viveva in una sperduta cittadina della Normandia, con ferma decisione e grande gioia varcava la soglia del Carmelo di Lisieux per uscirne nove anni dopo, solo per varcare quella del Cielo.

Come può una ragazzina così piccola, nel cuore della sua adolescenza, scegliere e desiderare la vita monastica così ardentemente? Vale la pena rileggere gli appunti che descrivono questi momenti per entrare nel cuore e nella mente della piccola santa Teresa di Gesù Bambino.

Innanzitutto, la liturgia familiare che accompagna e sostiene i passi della fanciulla. Si riuniscono tutti insieme la sera precedente per circondare di tenerezze e attenzioni l’uccellino che di lì a poco avrebbe lasciato il nido, quel nido dove era cresciuta, dove aveva imparato ad amare il Signore e dove già tante prove avevano forgiato il suo giovane cuore. Poi al mattino quella processione familiare dai Buissonnets al Carmelo. Teresa al braccio del suo Re – il papà Luigi – per salire la montagna del Carmelo. Partecipano insieme a Messa, ricevono la Santa Comunione e poi l’ultimo tratto verso la porta della clausura.

Commovente il saluto tra la fanciulla e il suo papà. Teresa si inginocchia davanti al suo Re per ricevere la benedizione e papà Luigi a sua volta si inginocchia per conferirla. Ogni volta che rileggo la descrizione di quel momento, sento le lacrime arrivare puntuali. È un’immagine che ha una grande potenza educativa. Quale padre, sano di mente, avrebbe dato il permesso ad una figlia così piccola di diventare monaca? Quale padre l’avrebbe accompagnata, benedetta, incoraggiata ad amare e servire il Signore prima di ogni altra cosa al mondo rinunciando anche all’affetto e alla presenza della sua diletta? Oggi desideriamo per i nostri figli la felicità ma pensiamo di conoscere noi la strada per raggiungerla: studio, sacrificio, divertimento…

Qualche tempo fa il mio padre spirituale in un’omelia disse: “Pregate mai per la vocazione dei vostri figli?”. Fu una domanda che mi mise in discussione. Noi cristiani siamo bravi a pregare per le vocazioni. Sì, dei figli degli altri! Come genitori cristiani dovremmo invece desiderare e impegnarci a coltivare all’interno delle nostre famiglie la vocazione alla vita verginale, proponendola anche come una scelta desiderabile e bella proprio come si fa per il matrimonio. Senza paura. Dio non toglie nulla, anzi dona tante grazie a quelle famiglie che hanno l’onore di avere un figlio che sceglie Lui come il Sommo Bene.

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