Rapporto Matić, cos’è e perché dobbiamo temerlo…

Parlamento

Domani 23 giugno l’Europarlamento sarà chiamato a pronunciarsi sul Rapporto Matić ma in cosa consiste questo documento? L’aborto un diritto umano, soppressione dell’obiezione di coscienza e tanto… tanto altro.

Domani 23 giugno il Parlamento europeo sarà chiamato a pronunciarsi sul Rapporto Matić. Molti si staranno chiedendo in cosa consista questo documento e quali sarebbero le novità che introdurrebbe nel sistema. 

La nostra cara, Elisabetta Pittino, del Movimento per la Vita, ci aveva già abbondantemente informati circa questo pericolo con un articolo ad hoc di cui consiglio a tutti la lettura. Ma sulle soglie di una data storica come questa non possiamo non tornare di nuovo sull’argomento. Il Rapporto Matić, prende il nome dal relatore, il croato Predrag Fred Matić e si concentra sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell’Ue. Di fatto rappresenta una riproposizione del già pessimo Rapporto Estrella sui diritti sessuali e riproduttivi, provvidenzialmente fermato nel 2013 dagli europarlamentari che votarono contro.

Per farla breve e senza troppi giri di parole, se questo documento fosse approvato, per la prima volta, l’aborto verrebbe elevato a «diritto umano» e, contestualmente, la protezione della vita pre-natale finirebbe bollata come una «violenza di genere». Il diritto d’aborto senza limiti sarebbe esteso alle minorenni, anche senza il consenso dei genitori. Ci ritroveremmo, poi di fronte alla soppressione dell’obiezione di coscienza per medici e infermieri non abortisti. Il Rapporto è già stato approvato a maggioranza assoluta dalla Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo.

L’aborto è senz’altro l’argomento principale del Rapporto Matić, che però si prefigge di definire anche su altre questioni, tutt’altro che secondarie: indottrinamento LGTB e Gender nella scuola primaria senza consenso dei genitori; interventi chirurgici irreversibili cosiddetti di “cambio di sesso”, anche per i minori, tutti pagati dai sistemi sanitari pubblici; interferenza con la giurisdizione esclusiva degli Stati membri sulla definizione e la gestione dei loro sistemi sanitari nazionali o delle loro scelte di politica sanitaria nazionale.

Di fronte a tali istanze anche la chiesa tedesca, da sempre molto possibilista su alcune questioni, reagisce con veemenza, e lo fa attraverso la voce del Vescovo di Essen, Mons. Franz-Josef Overbeck, che presiede la commissione per le questioni sociali della Conferenza episcopale tedesca. “Riteniamo importante la preoccupazione di tutelare la salute e i diritti delle donne, che è anche alla base della proposta di risoluzione. Tuttavia, ci sono una serie di questioni nella Relazione Matić che ci preoccupano” ha sottolineato il porporato. Facendo eco a quanto già dichiarato il 17 giugno scorso dalla Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), Overbeck spiega che “al centro della nostra preoccupazione c’è la tutela dell’inviolabile, inalienabile ed eguale dignità di tutti gli esseri umani”, ivi compresa “la protezione delle donne dallo sfruttamento, dall’oppressione e dalla violenza, nonché la difesa della loro integrità fisica e mentale, della loro dignità e dei loro diritti”. Ma va compresa anche “la vita non ancora nata, perché anche il nascituro ha diritto alla dignità umana, alla vita e a un indipendente diritto ad essere protetto, fin dall’inizio”. Per il vescovo tedesco è “problematico” che nel Rapporto in questione “non si tenga conto dei diritti del nascituro”. Se per la Chiesa “è inviolabile la dignità di ogni vita, compresa e soprattutto quella dei bambini non ancora nati”, Overbeck respinge però ogni “tentativo da parte di populisti ed estremisti” di strumentalizzazione: “Con i loro slogan per la tutela della vita, rappresentano posizioni solo falsamente cristiane che sono ben felici di ignorare in altri contesti”.




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Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).

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