La storica sentenza Roe v. Wade, una bugia che ci è costata migliaia di vite umane

Foto: https://marchforlife.org

Sono trascorsi 50 anni dalla sentenza Roe v. Wade che, di fatto, aprì le porte all’aborto in America e anche in Europa. Centinaia di migliaia le vite umane soffocate nel grembo. Proprio per questo il consiglio permanente della CEI nel 1978 istituì la Giornata annuale da dedicare alla difesa della vita che vede, quest’anno, la sua 44esima edizione.

Nella gelida vigilia del 22 gennaio scorso decine di migliaia di cittadini e cittadine statunitensi hanno realizzato l’annuale edizione della Marcia per la Vita nella capitale del Paese. La marcia in difesa del nascituro viene in genere svolta nell’anniversario della sentenza che ha legalizzato in America l’aborto, per rendere consapevoli le persone delle conseguenze di questo provvedimento: dalla sua approvazione, il 22 gennaio 1973, circa 65 milioni di bambini/bambine americani in gestazione sono stati soppressi “legalmente” nell’utero materno. Una cifra che fa rabbrividire. Proprio il 22 gennaio appena trascorso il presidente americano Joe Biden ha ribadito che difenderà l’aborto perché “è un diritto che riteniamo debba essere codificato nella legge, e siamo impegnati a difenderlo con tutte le risorse a nostra disposizione”.

49 anni fa la Corte Suprema americana ha emesso la sentenza “Roe versus Wade”. Jane Roe era lo pseudonimo della giovane Norma McCorvey che mentì alla Suprema Corte sostenendo di essere rimasta incinta a seguito di uno stupro, che in realtà non era mai avvenuto. Molti anni dopo ha ammesso di aver mentito dichiarando di essere stata manipolata da attivisti pro-aborto, in particolare dalle due giovani avvocate che l’avevano cercata e l’avevano spinta a ricorrere alla Corte Suprema per ottenere il “diritto” di abortire in tutti gli Stati americani. Norma, ad ogni modo, non ha abortito e mentre il suo caso veniva giudicato ha partorito una bambina e l’ha data in adozione. Negli anni Novanta, Norma si è convertita al cattolicesimo ed è passata a difendere pubblicamente il diritto di vivere. È morta nel 2017.

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Joe Biden ha menzionato la sentenza Roe versus Wade affermando che “il diritto costituzionale stabilito nel caso Roe v. Wade quasi 50 anni fa è oggi sotto attacco come mai prima”. Il presunto “attacco” è il caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, attualmente all’analisi della Corte Suprema. Si tratta di una legge statale del Mississippi che limita l’aborto dopo la 15ª settimana di gravidanza. Se la Suprema Corte deciderà a favore della legge pro-vita del Mississippi, la sentenza Roe v. Wade potrebbe essere invertita. Sappiamo che poco dopo quella sentenza l’aborto legale arrivò in Europa e nel 1978 divenne legale anche in Italia. Proprio per questo il consiglio permanente della CEI nel 1978 istituì la Giornata annuale da dedicare alla difesa della vita con la finalità di promuovere l’accoglienza della vita, in particolare di quella nascente. Da allora la prima domenica di febbraio di ogni anno è dedicata alla difesa della vita umana nascente, cioè da quando è concepita nel grembo materno. Quest’anno è la 44esima, ricorre domenica 6 febbraio ed avrà per tema “Custodire ogni vita”. 

Molto bella la finale del Messaggio dei Vescovi:Le persone, le famiglie, le comunità e le istituzioni non si sottraggano a questo compito, imboccando ipocrite scorciatoie, ma si impegnino sempre più seriamente a custodire ogni vita. Potremo così affermare che la lezione della pandemia non sarà andata sprecata”.




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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