Ci sono “nuclei di morte” nella vostra coppia? Riflettendo con Padre Giovanni Marini

Foto: https://fratisog.it/

I “nuclei di morte” sono quelle dinamiche che non permettono alla coppia di crescere nell’amore. Ci sono nella nostra relazione? Per capire meglio di cosa stiamo parlando, è bene fornire degli esempi… Lo facciamo prendendo spunto da una riflessione intelligente e illuminante di Padre Giovanni Marini.

Padre Giovanni Marini, noto accompagnatore di fidanzati (guida spirituale di Alessandra e Francesco di 5pani2pesci, un blog di evangelizzazione dedicato all’educazione affettiva dei giovani e delle coppie coppie) definisce “nuclei di morte”, quelle “realtà che operano un po’ come il cancro”; che “ti fanno credere che l’amore sta producendo vita, mentre in realtà ti conduce alla morte”.

Nella sua esperienza pastorale, ne ha individuati circa 20. Ora, prendendo spunto proprio dalla sua analisi, li esporremo molto sinteticamente, ma successivamente, in altri articoli, cercheremo di entrare nel dettaglio su alcuni di essi. 

  1. Siamo davanti a un nucleo di morte quando un rapporto non è paritario: la premessa imprescindibile per una sana “vita a due” è che ci sia un rapporto alla pari. Il contrario di questo è un rapporto simbiotico, ovvero una persona si annulla nell’altra. A volte c’è uno che tiene le redini nella relazione e l’altro che segue, quasi alla cieca. Questo no va: a tenere il timone in mano devono essere entrambi! 
  1. Un altro nucleo di morte: la non avvenuta desatellizzazione. Ovvero, quando i ragazzi restano a casa, coccolati e viziati dai genitori, incapaci di prendere decisioni come persone adulte. Non si può essere “coppia” se non si sono prima “lasciati il padre e la madre”. 
  1. Egoismo di coppia: la coppia vive solo per sé stessa e taglia le relazioni con altre persone. Un amore così è soffocante, non liberante.
  1. Rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. La sessualità ha bisogno di un contesto di amore vero e maturo per essere esercitata. Il matrimonio è il luogo dove questa donazione po’ esprimersi pienamente. Racconta Padre Giovanni che una volta andò a parlare in una parrocchia di castità. Un ragazzo, ha un certo punto, si è alzato, dicendo: “Non ho modificato una virgola del mio pensiero”. Padre Giovanni ha risposto: “Non vengo a dire questo perché sia approvato o non approvato. È così: se lo accogli, bene; altrimenti la vita ti presenterà il conto. Perché Dio perdona sempre; gli uomini qualche volta; ma le leggi fisiologiche, sociali, psicologiche e morali: quelle non perdonano”.
  1. Comunicazione contraddittoria. Noi generalmente comunichiamo a due livelli: con il corpo invio una comunicazione e con le labbra un altro. Ciò che dici a parole deve essere coerente con ciò che esprimi attraverso i gesti, attraverso il corpo. 
  1. Non amare sé stessi: anche questo è un pericoloso nucleo di morte. Dobbiamo recuperare l’unicità del nostro essere. Solo se ti ami, ti apprezzi, ti consideri di valore saprai esigere rispetto davanti all’altro. Spiega Padre Giovanni: “Non entusiasmarsi, questo è il peccato. Questo è il danno: non essere entusiasti di sé, non godere, non infiammarsi, non dare lode a Dio”.
  1. Confondere l’amore sponsale con l’amore materno. Non siamo madri dei nostri mariti… quando si verifica questo, siamo in presenza di un nucleo di morte.
  1. Pretendere un amore irrealistico. Ci sono persone venute da contesti famigliari difficili che “non si accontentano mai dell’amore che ricevono”. In realtà, cercano nell’altro una pienezza, una guarigione che lui o lei non può dare.
  1. Non precisata identità sessuale: succede, certe volte, che nello sviluppo della libido, non giunge a maturazione la fase autoerotica, omoerotica, eteroerotica. “Psichicamente regredite, – spiega Padre Marini – fissate alla fase omoerotica dello sviluppo della libido, certe persone fisiologicamente funzionano come maschio o come femmina. È il mondo psichico, però, che è regredito, e perciò provano più gioia a stare con persone del loro stesso sesso che a stare con una persona dell’altro sesso. Sì mi sposo, funziona, però il mondo sono gli amici. Queste persone le trovi sempre al bar, a caccia, a giocare…” 
  1. Consacrazione come rifugio o fuga nel religioso. Spiega Marini che “è una dinamica molto particolare”. Alcune persone, “trovando ad un certo momento molte difficoltà nella dinamica di coppia, dicono «Mi sa che mi faccio prete… mi sa che mi faccio suora… mi sa che mi faccio frate». Conosco decine di persone che sono arrivate ad Assisi con la fidanzata e dopo anni di cammino si sono consacrati al Signore. Ma c’è stato un punto chiaro e preciso: se Dio chiama su un’altra strada, si verifica che la dinamica di coppia va comunque ottimamente, anzi, a gonfie vele. Se questo non avviene, il rischio è che si stia realizzando una fuga nel religioso che uccide la dinamica dell’amore”.

Leggi anche: “Vorrei aspettare il matrimonio per fare l’amore” e il ragazzo la spiazza con la sua risposta (puntofamiglia.net)

  1. Non avvenuta elaborazione delle relazioni passate: quando ancora l’ex è presente nel cuore e nella mente. A queste persone non “libere” bisogna dire: «Prima scacci il fantasma, cioè il ricordo dell’altra persona, poi ti do tutto me stesso». 
  1. Complesso di onnipotenza. Questo è tipico degli uomini che, vivendo in una cultura che ti dà tutto, sono persone non cresciute. Non puoi credere di potere tutto. Accetta i limiti.
  1. Troppo lavoro. Quando le cose non funzionano, uno dei due o tutti e due si danno anima e corpo al lavoro. Non fuggite, affrontate i problemi. Se non li risolvete, non scompariranno da soli.
  1. Trauma da stato abbandonico: Si verifica a livello inconscio. Si teme sempre l’abbandono dell’altro e non si vive nella fiducia.
  1. Bugie destabilizzanti: è tipico di una psicologia fragile. «Non gli ho detto questo perché poi… Ma dopo se lo scopre…». La verità. Senza verità la coppia non sta in piedi.
  1.  Rapporto idolatrico: significa che tu dal partner ti aspetti che ti faccia da dio, che sia la sorgente della vita. Ma Dio è un’altra cosa.
  1. Silenzio di copertura: certe aree della personalità fanno soffrire; la persona tende a rimuoverle e per questo, spiega Marini: “evita a chiunque di entrare nel suo profondo”; tuttavia, “la situazione si sblocca solo con il dialogo, con l’apertura, con la confidenza reciproca”.
  1. Struttura nevrotica della personalità: lui, lei o tutti e due “sono rimasti bambini e fanno richieste bambine. È difficile intervenire, ma succede molto spesso”.
  1. Corporeità in stato reattivo: significa che, soprattutto nel mondo femminile, dopo un trauma, il corpo cambia di significato. Si fa fatica a vivere la tenerezza. Spiega Padre Marini: “Allora se ti do la mano, un gesto normale, umano, di comunicazione, quello che dovrebbe essere una manifestazione, un passaggio di amore, lo recepisci come un disagio, come qualcosa che dà fastidio”.
  1. Emozioni e sentimenti altalenanti per distanza della psiche dal corpo. Non realistica rappresentazione psichica della propria corporeità e distanza da essa. Si va cercando «l’isola della felicità» fuori del proprio corpo. Realtà del tutto inconscia. Rende incapaci di rapporti stabili e decisioni definitive.
  1. Sceneggiata e drammatizzazione. Modalità adolescenziale di enfatizzare situazioni estreme per «godere» di forti emozioni.

Su questi nuclei di morte – tranquillizza Padre Marini – c’è sempre la potenza della Risurrezione di Gesù Cristo: “tolto il cancro, e prima lo scopri e meglio è, le dinamiche funzionano, l’amore riprende. Certe volte nelle coppie ne trovi quattro o cinque… anche se per far morire una relazione ne basta uno!”

Poi racconta: “Recentemente ho incontrato una coppia; piangevano e dicevano: «Ma noi questi nuclei ce l’abbiamo tutti! Come facciamo?». «Non temete. Già prendere coscienza del bisogno di crescere è importante. Vedrete: Gesù Cristo è davvero potente»”.

La fonte da cui è tratto l’articolo:  Nuclei di morte | mammarriva (wordpress.com)

Continueremo a trattare questo argomento delicato, importante, decisivo nelle prossime settimane!




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.