Ragazza stuprata a Palermo. Uno dei carnefici: “Come nei video porno”

Palermo: sette ragazzi stuprano in gruppo una diciannovenne. Il giorno dopo, uno di loro ammette di aver provato ribrezzo e di aver fatto del male alla ragazza. In chat coi compagni commenta: “Una cosa così l’avevo vista solo nei video porno”. Ecco quali modelli maschili stiamo lasciando ai nostri figli… 

Una ragazza di diciannove anni viene fatta ubriacare e poi violentata in massa. Succedeva a Palermo, lo scorso 7 luglio. Ora, le foto ed i nomi dei sette indagati (tutti tra i 18 e 22 anni e un minorenne) circolano in rete, accompagnati da insulti di ogni tipo.

Di fronte a tanto degrado, il primo pensiero va alla vittima e ai suoi famigliari: che le piaghe di quella giovane donna distrutta siano rivestite della luce di Dio. 

Beati gli afflitti, perché saranno consolati”, dice Gesù. È difficile credere che tanto male possa essere consolato, ma noi cristiani sappiamo che è impossibile agli uomini, non a Dio. Lui può sanare con il suo amore anche ferite così profonde e lancinanti. Glielo ho visto fare, in tante vite. 

Però, mentre affidiamo alla misericordia di Dio la vittima e anche i carnefici (perché si convertano e vivano!) una riflessione è doverosa.

Come nei film porno”: mi soffermerei su questa frase – da brividi – pronunciata da uno degli stupratori. 

La domanda sorge spontanea: che modelli di uomini hanno avuto davanti agli occhi, questi ragazzi, mentre diventavano adulti?

La pornografia è parte della risposta.

Ecco cosa ha attraversato i loro cuori nell’età più delicata della formazione, ecco quale immagine della mascolinità hanno ricevuto, ecco quale idea bacata di virilità li ha persuasi. 

Cari buonisti, che propinando ogni tipo di volgarità in programmi visti da milioni di persone, avete il coraggio di dire: “I moralisti mi fanno paura” – mi riferisco, ad esempio, a testi indecenti e maschilisti come quelli di Rosa Chemical, portati serenamente al Festival di Sanremo (ogni riferimento ad Amadeus è puramente casuale) – non avete paura, piuttosto, di essere in parte corresponsabili di tanto degrado umano, culturale, sociale?

Nei video porno e nei testi delle canzoni intrise di pornografia, l’uomo è colui che domina, non colui che custodisce.

Non ci pensate mai che certi messaggi possano rivelarsi deleteri? 

Moralisti sarebbero coloro che si preoccupano se il cuore e la mente dei nostri ragazzi vengono riempiti di immondizia?

Ovviamente, non ad ogni uomo che assiste a scene di violenza su un video poi viene in mente di stuprare delle povere donne per strada. E ringraziamo il cielo, visto quanti sono ad usufruire di simili contenuti.

Il cuore, però, si sporca in ogni caso, si disabitua alla tenerezza.

Leggi anche: Stupro di Palermo, quell’assenza che grida nella notte

Si perde la capacità di vedere l’altra persona come dono, si dimenticano l’empatia, la compassione. 

Inoltre, si diventa cooperatori di un’industria che sfrutta uomini e donne in carne ed ossa.

Ci si abitua ad un linguaggio e ad una logica di sopraffazione.

È in questa direzione che vogliamo portare l’umanità? Vogliamo abituare i ragazzi ad un sesso ad uso e consumo? A mettere l’eccitazione prima dell’amore, a scegliere il possesso invece della cura?

Quanto è presente il demonio nella sessualità, quanti inganni ci propina! E noi, ingenui, incoerenti, disposti ad assolvere ogni sporcizia, anzi, a benedire lo scempio della perversione anche nelle prime serate di una tv pubblica. Quando però perdiamo il controllo di ciò che diffondiamo in ogni canale possibile, quando il male poi assume il volto di sette ragazzi che stuprano una povera donna inerme (ripetiamolo “come in un video porno”), allora ci scandalizziamo e la colpa diventa automaticamente solo loro

Giusto scandalizzarsi (saremmo disumani anche noi se non lo facessimo…), ma non basta! 

Certe piaghe sociali vanno combattute con la prevenzione, vanno combattute diffondendo la purezza, il rispetto del corpo, diffondendo immagini e modelli di uomini integri, capaci di dominio di sé, che sanno custodire e non approfittare; che hanno parole di benedizione per il corpo femminile, non di disprezzo (se non fosse chiaro lo ripeto ancora, “come nei video porno”, dove la donna è umiliata e vilipesa!).

Non basta scandalizzarsi: dobbiamo diventare paladini della castità (dove per castità si intende “saper vedere il corpo dell’altro come dono e non come oggetto”).

Chiariamo: i responsabili di questa vicenda non hanno alcuna giustificazione. Ognuno, indipendentemente dal contesto in cui cresce, ha una propria coscienza, una propria volontà, e – fino a prova contrario – è libero anche di rinnegare il male. La colpa non può mai essere solo genericamente della società: ognuno risponde del modo in cui cura o non cura la propria interiorità e i propri gesti.

Mi rifiuto, però, di pensare che certi mostri si generino da soli. Certi mostri si nutrono della spazzatura che il mondo della pornografia offre in ogni mezzo di comunicazione possibile.

“Il vostro parlare sia sì sì, no no”, dice Gesù. 

Dobbiamo avere la coerenza di dire “no” al male, anche se si presenta in modo apparentemente innocuo in un film (tanto è solo fantasia…) o in una canzoncina sul Palco di Sanremo o alla radio (dai, è pure orecchiabile).

Ci sono veleni che uccidono in un colpo solo, altri che ammazzano lentamente. La pornografia diffusa in ogni ambito della cultura odierna è un veleno che a poco a poco uccide la vera mascolinità, che perverte il concetto di virilità.

Cari uomini, siete ingannati! Non lasciatevi rubare giorno dopo giorno la parte più bella di voi: siete piccoli, insignificanti, se non avete capito che la vera forza è custodire, proteggere, difendere. 

Spegnete i pc, buttate via ciò che vi allontana dall’amore e chiedetevi cosa significhi davvero aver cura di una persona. La forza che avete serve a difendere, non ad umiliare. I video porno vi dicono delle bugie. Liberatevi! Sarete molto, molto più felici iniziando a guardare la donna in modo diverso.

(Da parte nostra, consigliamo ai genitori, ai catechisti, agli educatori che volessero affrontare temi delicati come la sessualità e la pornografia, un testo edito da Punto Famiglia e indirizzato proprio agli adolescenti. 

Il libro si può acquistare a questo link: Amore, sesso, verginità. Le risposte (e le domande) che cerchi (famiglia.store)




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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