RELAZIONE UOMO-DONNA

Le donne possono essere violente con gli uomini? La storia di Edoardo

Anche le donne commettono atti di violenza, forse piscologica e non fisica; forse con il permesso degli uomini. Eppure, a volte, sanno ferire nell’anima. Oggi la storia di Edoardo. Combattere la violenza significa mostrare all’uomo che la sua forza serve per proteggere e alla donna che ha la missione di custodire l’uomo, non di soggiogarlo con la sua capacità di persuasione. 

Si è parlato molto, ultimamente, a ragion veduta, del grave problema della violenza di genere. C’è ancora molto lavoro da fare, in tantissime parti del mondo, affinché la donna sia guardata ed apprezzata nella sua piena dignità.

È giusto richiamare l’attenzione su ogni violazione, sopraffazione, mancanza di cura che si verifica nei suoi riguardi; è più che giusto fare luce sulle situazioni in cui ella è concepita come mero oggetto di piacere o in cui la forza dell’uomo – dispensata dal Creatore per difendere e custodire – viene erroneamente utilizzata per fare del male, soggiogare, spaventare, ricattare.

Tuttavia, è bene ricordare che le violenze, nella relazione tra un uomo e una donna, possono avvenire da ambo le parti. “Ma la donna non ha la forza dell’uomo, non ha la sua aggressività; quindi, è molto più raro che sia lei a picchiare o a uccidere un uomo”, si sente dire spesso.

Certamente, per comprendere quale tipo di violenza può commettere la donna occorre fare uno sforzo di pensiero: ovvero non considerare solo la violenza fisica, ma anche quella psicologica e verbale, che possono comunque fare male e uccidere interiormente.

Premettiamo che con questo articolo non si intende in alcuna maniera sminuire, giustificare, tollerare la violenza fisica, né paragonare i femminicidi alla pressione o alla sopraffazione psicologica; si intende soltanto porre l’attenzione su un altro problema subdolo e nocivo, spesso sottovalutato, che mina la comunione dell’uomo e della donna, generando infelicità tra fidanzati o sposi, ma anche tra degli ex.

Si intende ricordare che esiste una violenza fatta di parole denigratorie e di atti lesivi della dignità della persona, anche senza l’uso delle mani o di coltelli. Ci sono molte donne, purtroppo, accompagnate a dei ragazzi buoni e servizievoli, che umiliano, offendono, sminuiscono e danno per scontato tutto ciò che questi uomini fanno, distruggendo la loro autostima.

Qualche giorno fa, sono andata a prendere un caffè a casa di un’amica. Mi ha mostrato orgogliosa la sua nuova casa, appena acquistata con tanti sacrifici, poi mi ha detto di avere una novità da raccontarmi: si sta frequentando con un ragazzo, Edoardo, e mi ha raccontato entusiasta come si sono conosciuti. Poi, dopo un po’, mi ha confidato che lui ha delle ferite molto profonde, generate da due importanti storie precedenti. 

Leggi anche: Uomo e donna desiderano l’amore, ma non sempre riescono ad amarsi? Il perchè nella Bibbia (puntofamiglia.net)

Una delle sue ex lo trattava come uno zerbino: si vergognava di farsi vedere in pubblico con lui, non lo considerava, aveva sempre una lamentela pronta nei suoi confronti, però, al tempo stesso, lo sfruttava per avere favori e regali. 

Un’altra ex, dalla quale lui era estremamente attratto, lo usava per il sesso quando “non aveva di meglio”. Tra loro è stato un continuo tira e molla, per anni: lei lo lasciava, andava con altri ragazzi, poi tornava da lui quando restava sola. Ogni volta gli faceva credere di essere cambiata, che voleva solo lui, che aveva capito l’errore, prima di lasciarlo di nuovo e ricominciare daccapo. 

Una considerazione sorge spontanea: questo ragazzo probabilmente era insicuro e non risolto affettivamente, altrimenti non si sarebbe lasciato trascinare dentro a questi vortici di dolore

Se avesse avuto stima di sé, fortezza e temperanza, non avrebbe accettato di stare in un rapporto non alla pari, né si sarebbe lasciato “sfruttare sessualmente”. 

Il suo consenso lo ha dato, seppur viziato da una profonda disistima di sé stesso. Pertanto, non possiamo parlare di violenza in termini di coercizione, anzi, è più corretto affermare che lui stesso è in qualche modo corresponsabile del male che ha subito.

Eppure, come non pensare che ha di fatto ricevuto, da quelle donne, un trattamento non rispettoso della sua dignità? Come non provare dolore nel sentirgli dire: “Mi vergogno di me, di esserci cascato. Sono stato così stupido che vorrei rimuovere dalla mia vita tutti questi anni. Ho sofferto, ho creduto che per me non esistesse l’amore e che le donne fossero tutte delle approfittatrici”?

Non vogliamo cadere nel facile pietismo. Questo ragazzo – lo ribadiamo – aveva ed ha sicuramente, prima di tutto, un importante lavoro su sé stesso da fare. Purtroppo, spesso, troviamo quello che cerchiamo e cerchiamo ciò che crediamo di meritare. Nel suo caso, puntava decisamente troppo in basso.

Ci preme, però, ricordare che rientra nell’ambito della violenza ogni gesto che mina a sottovalutare, sottomettere o raggirare l’altro. Violento è ogni comportamento che esula dal rispetto, che non comprende uno sguardo benevolo e di tenerezza verso l’altro.

E sì, anche le donne commettono atti di violenza. Forse piscologica e non fisica. Forse con il permesso degli uomini. Eppure, a volte, sanno ferire nell’anima. 

Combattere la violenza significa mostrare all’uomo che la sua forza serve per proteggere e alla donna che ha la missione di accogliere l’uomo, di custodirlo, non di soggiogarlo con la sua capacità di persuasione. 

Tutto questo lo diciamo non per inveire contro il sesso femminile o giustificare gli abomini di quello maschile, ma solo per ricordare quale immenso lavoro siamo chiamati a svolgere nell’ambito dell’educazione all’affettività dei giovani e delle giovani: perché entrambi i sessi hanno punti deboli, che lasciano spazio al peccato e, pertanto, bisognosi di essere rendenti. L’obiettivo non è condannare, ma guardare ai disegni del Creatore e ricordare che siamo nati, come uomini e come donne, per vivere nella reciprocità e nella comunione




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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