Educare all’amore, educare alla sessualità: i giovani ne hanno bisogno!

cuore

Una notizia terribile arriva dalla Francia, dove una ragazza di soli tredici anni è morta a seguito di uno stupro di gruppo, il 27 marzo. I carnefici erano tutti giovani sotto ai 20 anni. In quel corpo dilaniato possiamo riconoscere Cristo, oggi martire della mentalità pornografica, per cui una persona è solo un oggetto di consumo. Da cittadini e da cristiani dobbiamo chiederci: cosa possiamo fare di più?

Due anni fa, durante le feste di Pasqua, partecipai con mio marito e i miei figli ad un ritiro spirituale per famiglie a Todi, organizzato dai frati di Assisi.

Era da poco scoppiata la guerra in Ucraina e avevo vissuto le settimane precedenti con grande apprensione, seguendo le terribili notizie che ci arrivavano.

Nel monastero, tra l’altro, erano ospitati una mamma ucraina e il suo bambino, mentre il marito era al fronte a combattere. Ogni volta che la vedevo, insieme al figlioletto, piccolo come i miei, mi si stringeva lo stomaco. 

Chissà quali pensieri attraversavano la sua mente: la paura di non poter tornare a casa, la paura di perdere suo marito, l’incertezza sul futuro, l’ansia di non rivedere più la sua casa…

Uno dei frati che offrivano le catechesi, durante un incontro ci disse: “Posso capire da un buddhista, (che vede il monaco beato sotto l’ombra di un albero) la domanda su dove sia Dio, mentre l’uomo soffre, ma non da un cristiano. Lo vedete dov’è Gesù? Sta in croce. Lui condivide il dolore dell’uomo. Lo condivide fino in fondo. Dov’è Dio mentre soffriamo? È crocifisso con noi! Però non è destinato alla croce per sempre… tu non sei destinato alla croce per sempre, perché Gesù risorge. Lui ha vinto. La croce è un passaggio, la gioia della Pasqua è eterna!”

Queste parole mi sono tornate in mente stamattina, quando sotto agli occhi mi è capitata una delle tante notizie che non si vorrebbero mai leggere. 

A seguito di uno stupro di gruppo, una ragazzina di 13 anni è morta dopo 20 giorni di agonia. Shanon aveva conosciuto i suoi carnefici sui social. L’orrore si è consumato a Rantigny, una cittadina del nord della Francia. 

La vittima era stata ricoverata lo scorso 6 marzo in condizioni gravissime ed è morta il 27 marzo, dopo diversi giorni di coma nei quali non è riuscita a riprendersi dalle gravissime ferite che aveva riportato.

Indagati tre giovani tra i 17 e 19 anni. Uno di loro è stato arrestato e rischia fino a 30 anni di carcere, mentre i presunti complici sono indagati, ma a piede libero.

Il presunto autore dello stupro, infatti, un giovane di 19 anni, avrebbe agito con la complicità di un amico di 18 anni e di un minorenne. 

Mentre leggevo questa notizia raggelante, che da mamma, come succede ogni volta, mi ha strappato un pezzo di cuore, ho pensato che in quella ragazzina noi possiamo davvero vedere Gesù crocifisso, trafitto e deposto dalla croce, morto dopo una lancinante agonia. 

Ho pensato che il Venerdì Santo non sia solo un ricordo: perché Cristo ha scelto di rimanere nelle croci che costellano questo nostro mondo. 

In quella ragazzina è morto lo stesso Gesù. “Ogni volta che lo avete fatto a loro, lo avete fatto a me”: continua a ripeterci il Signore, attraverso il Vangelo. 

Nel bene e nel male, tutto ciò che facciamo al nostro prossimo lo facciamo direttamente a un Dio che nel nostro prossimo (chiunque egli o ella sia!) si identifica.

Da madre, da donna, da cristiana non posso che provare un dolore sordo sapendo che una ragazzina è stata violata nel modo più terribile possibile, “sbranata”, come carne da macello.

Avranno provato questo, le donne, dopo la morte di Gesù: orrore, smarrimento, afflizione. Però, la Pasqua non è un’invenzione e abbiamo tutto il diritto – proprio in virtù della Pasqua! – di sperare che quella ragazzina sia stata accolta tra le braccia di Colui che l’ha creata e redenta.

Mentre la fede ci porta a scorgere un compimento della vita che supera i confini della nostra storia terrena, è doveroso tuttavia interrogarci su come porci davanti a vicende di questo tipo.

La prima domanda che dobbiamo farci è: chi ha educato quei giovani all’amore e all’affettività? Degli adulti saldi, attenti, premurosi, presenti… oppure la scuola della pornografia? 

Come si poteva evitare che arrivassero a perdere la loro umanità fino a questo punto?

Se un santo – come afferma Papa Francesco – non è un “eroe”, ma qualcuno che è divenuto pienamente sé stesso e pienamente umano, una persona che compie atti crudeli e privi di ogni empatia verso qualcun altro ha perso sé stesso, che ha degradato la sua umanità.

Come è possibile che dei ragazzi, ancora minorenni, abbiano degradato la loro umanità fino a questo punto?

Leggi anche: Ragazza stuprata a Palermo. Uno dei carnefici: “Come nei video porno” (puntofamiglia.net)

Non conosciamo la loro storia, sappiamo però che erano tutti incensurati.

E bisogna riconoscere che sempre più spesso dei ragazzi apparentemente “normali” diventano protagonisti di brutalità inaudite.

Non possiamo né vogliamo buttarci in analisi sociologiche complesse che non ci competono, ma dal nostro osservatorio – che pone il focus su sessualità, relazioni di coppia, sulla famiglia – ricordiamo ancora una volta che crescere a pane e pornografia aumenta il rischio di compiere simili gesti.

Secondo la NZZ am Sonntag, di cui si parla nell’articolo “Svizzera. La pornografia dura aumenta il rischio di violenza sulle donne”, una percentuale considerevole dei fruitori di porno consuma pornografia “dura”, ossia con scene di violenza.

Secondo il settimanale, che cita il sessuologo Martin Bachmann, la maggior parte degli uomini che fa uso del porno non presenta problemi rilevanti, nella sua vita sociale. Tuttavia, sempre più persone si rivolgono a lui per una consulenza: vi sono infatti individui che sognano oppure mettono in pratica ciò che vedono sullo schermo.

Il settimanale cita anche Andreas Hill, direttore di una clinica psichiatrica di Zurigo, il quale si avvale di uno studio svolto in Svezia per spiegare che il 10,5% dei diciottenni consuma giornalmente pornografia. Di loro, più della metà ha ammesso di aver riprodotto nella realtà ciò che ha visto. E non solo: addirittura un quarto di questi giovani ha commesso abusi di carattere sessuale

Il consumo regolare di pornografia può generare un effetto di assuefazione che abbassa l’asticella del tollerabile: una parte di uomini finisce col consumare pornografia dura oppure vietata e questo può avere conseguenze allarmanti sulla loro psiche e sui gesti che compiono. 

La psicologa americana Ana Bridges fa notare come su 50 tra i film pornografici più visti, quasi il 90% delle pellicole ha all’interno scene di violenza. Dei personaggi vengono addirittura legati oppure strangolati. Nel 70% dei casi sono gli uomini i protagonisti di tali atti.

Purtroppo, la pornografia è stata sdoganata: sempre più persone la considerano una abitudine innocua. 

Non sappiamo cosa abbiano visto e vissuto gli autori di questo crimine in Francia, ma non sarebbe la prima volta che dei giovani ripropongono nella vita qualcosa di già visto. 

Lo disse apertamente uno degli stupratori di Palermo, di cui parlammo sul nostro magazine: “Una cosa così l’avevo vista solo nei video porno”.

Adulti, basta con questo insensato politically correct. 

Condanniamo la violenza senza “se” e senza “ma”, a tutto tondo. Anche se essa si presenta in un video, perché le immagini danneggiano la mente e il cuore. 

La pornografia non fa bene a nessuno, né a chi la produce, che perde la propria dignità di persona, né a chi la guarda, che perde tenerezza, purezza, innocenza.

La pornografia è degradante. Punto. 

Impariamo a dire “sì sì” e “no no”. Facciamolo per noi, per la nostra anima, per i nostri figli.

(Se cerchi uno strumento per parlare con gli adolescenti di sessualità e rispetto del corpo, Punto Famiglia propone un breve ed agevole libro pensato per la riflessione con i ragazzi. Puoi scoprire di più cliccando sul link di seguito: Amore, sesso, verginità).




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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