«Noi non voteremo chi è a favore dell’utero in affitto»: a dirlo sono alcune associazioni femministe

Circa una mese fa alcune associazioni, tra cui Arcilesbica, hanno presentato una petizione ai presidenti dei partiti in corsa per le prossime elezioni. Il messaggio è chiaro e non lascia spazio a libere interpretazioni: un bambino non è un diritto da assolutizzare e la maternità non è un mercato da legalizzare.

Un mese or sono c’è stata una presa di posizione così netta che non lascia spazio ad interpretazioni soggettive. Si tratta del “no” senza condizioni alla pratica dell’utero in affitto, che la neo lingua in politically correct ha trasformato in “gestazione per altri”. La petizione lanciata da diversi gruppi tra cui Arcilesbica e “Se non ora quando”, la scrittrice Susanna Tamaro e Marina Terragni, è stata consegnata un mese fa a presidenti e segretari dei partiti che partecipano alle prossime elezioni politiche del 4 marzo.

Così inizia la petizione: «Siamo una rete di associazioni, gruppi e singole che intendono far valere – tra i principi fondativi della nostra civiltà e di una visione ricca della libertà delle donne – il rispetto della personalità femminile, la procreazione come atto libero non soggetto al mercato e la salvaguardia dell’umanità del bambino che non può essere oggetto di scambio».

La Corte Costituzionale fu ancora più esplicita nella sua sentenza affermando che: «La maternità surrogata offende in modo intollerabile la dignità delle donne e mina nel profondo le relazioni umane», concordando con la maggioranza degli italiani in un recente sondaggio su tale pratica.

«È per questo – continua la petizione – che si chiede ai vari rappresentati politici di impegnarsi a rispettare il divieto di tale pratica previsto dal nostro ordinamento, di assumere misure per impedirne l’aggiramento e di agire a livello internazionale perché la “gpa” venga progressivamente abolita. Noi saremo impegnate, nella prossima campagna elettorale, a valutare la coerenza dei programmi e delle candidature. Faremo campagna invitando a non votare candidati o candidate che manifesteranno posizioni contrarie al mantenimento del divieto».

Questa posizione oltrepassa i confini italiani. Negli scorsi anni ha fatto sentire la sua voce negli Stati Uniti e in Francia. Proprio qui, nel paese della Manif pour tous e delle politiche laiciste di Francois Hollande, ha fatto clamore la posizione contro la maternità surrogata portata avanti della filosofa Sylviane Agacinski, moglie dell’ex primo ministro socialista, Lionel Jospin, che ha promosso nel 2015 un manifesto contro l’utero in affitto.

In Italia l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini invece si è lanciata nella solita teoria “io non lo farei mai ma non posso impedirlo e quindi bisogna legalizzare la pratica della maternità surrogata”. Un ritornello che ha avuto inizio con la legge sull’aborto nel 1978 e portato avanti anche dai cosiddetti “cattolici democratici”. Sono i famosi “diritti” assolutizzati e legalizzati. Ci volevano le femministe e le donne dell’Arcilesbica per sollevare il problema e per annunciare che «Noi non voteremo chi è a favore dell’utero in affitto».




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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