Unioni civili

Basta un poco di zucchero

Manfred Heyde - CC BY-SA 3.0

di Gabriele Soliani

Si scaldano i motori per la discussione annunciata per la primavera dal governo Renzi sulle “unioni civili”. Sul tavolo tre disegni di legge, a firma di Scalfarotto, Cirinnà e Fedeli.

Si scaldano i motori per la discussione, annunciata per la primavera dal governo Renzi, sulle cosiddette “unioni civili” e argomenti ad essi legati. Sono ben tre i disegni di legge che sembrano accerchiare la famiglia “società naturale fondata sul matrimonio” (art. 29 della Costituzione).

Il Ddl Scalfarotto (deputato Pd e vice presidente della Camera) sul “reato di omofobia”, il Ddl Cirinnà  che tenta di equiparare nozze etero e omo, e il Ddl a firma della senatrice Pd Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, sull’introduzione dell’educazione di genere obbligatoria nelle scuole.

Proprio su questi argomenti il comitato “Sì alla famiglia” ha presentato a Roma il 16 gennaio scorso un testo unico sui diritti dei conviventi. Il testo mette in luce quanto l’ordinamento italiano già prevede, esplicitamente o implicitamente, per le persone impegnate in convivenze sia di sesso diverso sia dello stesso sesso. In Italia le convivenze sono già tutelate e quindi introdurre il concetto di “unione civile” significa, nel contesto culturale odierno, chiedere un simil-matrimonio. Infatti, in un’intervista a Repubblica del 16 ottobre 2014 il sottosegretario Scalfarotto ha dichiarato che «l’unione civile non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik». Con queste premesse è certo che le adozioni, com’è avvenuto in Germania e in altri Paesi, sarebbero rapidamente introdotte dalla Corte Costituzionale in nome del principio di uguaglianza.

Il Testo unico presentato dal comitato “Si alla famiglia” prevede 8 punti tutti agganciati ad articoli già presenti nel diritto, in decreti legislativi  e in decreti del Presidente della Repubblica.

Sono il Regolamento anagrafico (per le convivenze e iscrizione anagrafica),  l’assistenza socio-sanitaria e per i detenuti (per le convivenze e l’assistenza sanitaria), la filiazione, interdizione, inabilitazione, adozione, procreazione medicalmente assistita (per le convivenze e filiazione), il contrasto degli abusi nell’ambito della convivenza, l’accesso all’abitazione e tutela civilistica (per la convivenza e successione nella locazione), la tutela penalistica e processual-penalistica, e infine la tutela delle vittime di reati (per la convivenza ed elargizioni alle vittime di terrorismo e di criminalità organizzata). Si va dal riconoscimento della coabitazione anagrafica (dove per convivenza si intende l’unione fra due persone legate da stabili vincoli affettivi, coabitanti e aventi dimora abituale nel medesimo comune, insieme con i familiari di entrambi che condividano la dimora), all’assistenza del partner in ospedale e in carcere, alla successione nei contratti di locazione, ed anche che il partner ha titolo, a determinate condizioni, al risarcimento del danno subito dall’altro partner e all’indennizzo che spetta al partner vittima di delitti di mafia o di terrorismo. Dunque una tutela dei “diritti” ad ampio raggio.

Il confronto parlamentare si prevede aspro anche se, onestamente, non si sentiva la necessità di legiferare per questo argomento. Sempre più associazioni scendono in campo per difendere la famiglia naturale, riconosciuta da un’ampia maggioranza degli italiani, tentando di far fronte a certe posizioni che ogni giorno di più mostrano il loro lato ideologico.

 




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