salute

Cure sanitarie troppo costose, specie per le famiglie con disabili

Medicina

a cura della Redazione

Liste d’attesa infinite per visite specialistiche nelle strutture pubbliche, mobilità sanitaria, inadeguatezza delle strutture: queste solo alcune delle crepe nel sistema sanitario italiano. E cosa dire della mancata assistenza ai disabili e alle loro famiglie? Fotografia di un’Italia malconcia.

Attese infinite per una visita, decine di chilometri per arrivare al primo Pronto Soccorso, poi i numeri e le statistiche che evidenziano alcune delle disfunzioni della Sanità in Italia, dove per molti cittadini l’accesso alle cure è quasi un’utopia. Lo ha raccontato lo speciale di Sky TG24 HD “Salute tradita”, andato in onda sabato 17 febbraio. Ma anche l’Osservatorio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha dedicato un focus sulla questione salute nella nostra vecchia Italia.

Fonti diverse che illuminano lo stesso scenario raccapricciante: ogni anno milioni di italiani rinunciano a una visita specialistica perché troppo costosa, e più in generale per le difficoltà riscontrate nel curarsi attraverso l’assistenza medica pubblica. Eppure in quanto a medici specialisti possiamo vantare vere e proprie eccellenza mondiali, ma in troppe zone del Paese il sistema è lontanissimo da standard minimi di efficienza.

Uno dei temi trattati nello speciale di Sky è il fenomeno della mobilità sanitaria, ovvero la necessità di spostarsi in altre regioni per ricevere le cure necessarie, a cui i pazienti sono costretti per l’assenza di terapie adeguate nei territori di residenza. Senza parlare poi della cattiva gestione delle strutture, con il caso dell’ospedale di Praia, in Calabria, di cui è stata decisa la riapertura nel 2014 ma che ancora non ha il personale e strumenti necessari, costringendo gli abitanti a rivolgersi a presidi ospedalieri distanti anche molti chilometri.

E cosa dire della mancata assistenza ai disabili? Con le storie di famiglie che si ritrovano a dover far fronte da sole alle cure necessarie per questi malati? Possiamo andare avanti: liste d’attesa interminabili con cittadini che attendono oltre un anno per una visita specialistica nelle strutture pubbliche. Eccessivo ricorso al parto cesareo, più redditizio per le strutture convenzionate. (In alcune regioni, come la Campania, la percentuale di parti avvenuti chirurgicamente è arrivata a sfiorare il 60%). Infine un aspetto meno evidente, ma altrettanto pericoloso: l’abitudine, sempre più diffusa, di curarsi da soli cercando diagnosi su internet, dove proliferano informazioni non verificate e potenzialmente dannose.

Insomma il nostro sistema sanitario è simile ad un colabrodo: fa acqua da tutte le parti, mentre il diritto alle cure nel Bel Paese, sembra essere aggiunto alla lunga lista dei diritti negati. Lo testimonia anche il focus dell’Osservatorio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha evidenziato percentuali di sopravvivenza differenti da regione a regione.

In Campania nel 2017 gli uomini sono vissuti mediamente 78,9 anni e le donne 83,3; nella Provincia Autonoma di Trento 81,6 gli uomini e 86,3 anni le donne. In generale, la maggiore sopravvivenza si registra nelle regioni del nord-est, dove la speranza di vita per gli uomini è 81,2 anni e per le donne 85,6; decisamente inferiore nelle regioni del Mezzogiorno, nelle quali si attesta a 79,8 anni per gli uomini e 84,1 per le donne. Scendendo nel dettaglio territoriale, il dato sulla sopravvivenza mette in luce l’enorme svantaggio delle province di Caserta e Napoli che hanno una speranza di vita di oltre 24 mesi inferiore a quella media nazionale, seguite da Caltanissetta e Siracusa per cui lo svantaggio di sopravvivenza è di 1,6 e 1,4 anni rispettivamente. Tra le province più longeve sono invece al primo posto Firenze, con 84,1 anni di aspettativa di vita, 1,3 anni in più della media nazionale, seguita da Monza e Treviso con poco più di un anno di vantaggio su un italiano medio.




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