Mamme allo specchio

di Giovanna Pauciulo

I cambiamenti del corpo e il rapporto con la nuova creatura che cresce giorno dopo giorno.

Evento naturale e fisiologico, la gravidanza è soprattutto un’esperienza interiore e spirituale, che coinvolge il corpo e la psiche. E’ il tempo in cui la donna subisce una variazione irreversibile che ridisegna la sua identità femminile, scombussola la stabilità della coppia, ristabilisce l’ordine delle priorità. La maternità è un’esperienza unica che trasforma la personalità. Tutti abbiamo sentito dire, almeno una volta nella nostra esistenza, che i figli cambiano la vita, e la gestazione è dunque un momento ideale per calarsi nel nuovo ruolo e prepararsi ad accogliere serenamente il nascituro.

Dopo il primo trimestre in genere i disturbi più fastidiosi si attenuano e si possono apprezzare i primi tangibili cambiamenti: la pancia diventa prominente, il seno aumenta di volume e assume un aspetto più turgido, tutto il corpo si arrotonda leggermente e si percepiscono i primi movimenti del feto. Col passare del tempo, ci si abitua a essere in due e la presenza del bambino si fa sempre più evidente e piacevolmente “ingombrante”. Il nascituro non è più solo conosciuto dalla madre ma può essere facilmente visto dal mondo degli altri. In questo periodo la madre non ha vergogna di indossare indumenti di colore chiaro che se da un lato aumentano il volume del pancione dall’altro permettono al bambino di percepire i colori e cominciare  distinguere il giorno dalla notte. Quando però mostrare il pancione diventa un’ostentazione il fenomeno può avere un risvolto narcisistico, perché così facendo, la madre piuttosto che dare spazio alla elaborazione mentale della gravidanza sposta l’attenzione degli altri su di sé. La prima è stata Demi Moore, nel 1991. Sulla copertina di Vanity Fair apparve nuda e incinta al settimo mese.  Mostrare il pancione dal terzo mese in poi è diventata una moda per dive e attrici più o meno conosciute.

Dall’essere coppia all’essere padre e madre>

Per il buon andamento della vita di coppia è fondamentale non trascurare il proprio partner, condividendo il più possibile con lui le ansie, le preoccupazioni, ma anche e soprattutto l’incredibile senso di pienezza e di gratificazione che caratterizzano la gravidanza. La relazione padre/figlio vede ancora una volta, nel tempo della gravidanza  protagonista la donna. E’ la madre che presenta il piccolo a suo padre, rendendolo partecipe dei movimenti fetali, coinvolgendolo negli scambi emozionali con il feto, accantonando timori e gelosie inconscie. In questo modo la madre può permettere al padre di innamorarsi del figlio, sicchè dandoglielo in braccio alla nascita i due potranno riconoscersi attraverso l’olfatto, il tatto, l’udito.

Durante i nove mesi dal concepimento, il rapporto con il feto e l’aspettativa della sua nascita, possono interferire nelle dinamiche del rapporto di coppia. Si può verificare un’interruzione della comunicazione erotica che finisce di solito per creare intoppi e difficoltà anche alla dimensione comunicativa intesa in senso più generale.

La separazione della funzione riproduttiva della sessualità da quella del piacere, della comunicazione e del gioco fa sì che, in alcune coppie, dopo che si è a conoscenza della gravidanza la sessualità si interrompa per molto tempo.  Una sessualità matura e attenta vissuta dai futuri genitori sarà capace di creare quel clima di armonia nella coppia tale da permettere al nascituro di beneficiarne alla sua venuta al mondo. Il tempo della gravidanza è il tempo della comunicazione a tutti livelli. Aspettare un figlio è una grande responsabilità che può solo essere condivisa e sostenuta dall’unità della coppia genitoriale.

La parola d’ordine è: conciliare

Molte donne (per scelta o per costrizione) continuano a lavorare fino all’ultimo giorno prima del parto e riprendono subito dopo, come se la gravidanza fosse solo un evento intercorso tra gli obiettivi della vita piuttosto che l’obiettivo da cui derivano gli altri. E non bisogna dimenticare che oggi c’è un clima sociale che favorisce questo fenomeno: la società industrializzata, il mercato del lavoro  ancora poco flessibile e le scarse misure a favore della conciliazione tra i ruoli. Sempre più spesso madri lavoratrici, anche professioniste affermate, sono pronte ad affermare che aver rinunciato al congedo di maternità è stato un errore. E’ bene trovare un giusto equilibrio, qualora non ci sia una necessità,  tra aspirazioni personali e orologio biologico, perché la maternità non è rinuncia, piuttosto è scelta. Qualche tempo fa un genitore mi confidava “non so che altro fare con mio figlio, si lamenta che lo lascio troppo spesso da solo eppure passo con lui tutto il mio tempo libero?” I figli non vogliono venire dopo, hanno bisogno di essere amati subito. Non è quanto tempo ma quale tempo dedichiamo ai figli. Il tempo della gravidanza è una straordinaria occasione per la coppia dei futuri genitori ed in particolare per la donna di elaborare il suo ruolo di madre, per ascoltare nel silenzio del grembo  i messaggi che il figlio le invia e  intessere con lui i primi legami di una relazione che durerà tutta la vita.  Paradossalmente, se i matrimoni possono finire, la genitorialità non può mutare. Non si è genitore per un tempo, lo si è per tutta la vita e il tempo della gravidanza è l’inizio di una storia che percorre le generazioni. Negli ultimi anni nel nostro paese è aumentato il livello di consapevolezza delle future mamme. Le donne in attesa oggi desiderano essere più informate e partecipare attivamente alle scelte che riguardano la loro salute e quella dei loro bambini.




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