Chiara è ancora accanto al focolare

di Raffaele Iaria

A pochi giorni dalla morte di Chiara Lubich, il nostro omaggio a una donna straordinaria per il suo instancabile servizio a favore della famiglia.

Ha suscitato clamore e molta commozione la morte di Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, il primo movimento fondato da una donna e che per statuto dovrà sempre essere guidato da una donna. Una vita, quella di Chiara – come si è fatta sempre chiamare – “feconda e segnata instancabilmente dall’amore per Gesù abbandonato”, come ha ricordato in un messaggio Benedetto XVI.

Nata a Trento il 22 gennaio 1920, Chiara (il suo nome di battesimo è Silvia) a 19 anni, partecipando a Loreto ad un corso per giovani di Azione cattolica, nel Santuario dove è custodita, secondo la tradizione, la casetta di Nazareth, intuisce quale sarà la sua vocazione: una riproduzione della famiglia di Nazareth, una nuova vocazione nella Chiesa, il “focolare”, che molti avrebbero seguito. Il 7 dicembre 1943 Silvia pronuncia il suo sì a Dio nella chiesetta dei Cappuccini di Trento e prende il nome di Chiara. Gli inizi del Movimento dei Focolari sono segnati convenzionalmente da questa data.

In un rifugio antiaereo – racconta Chiara – apriamo a caso il Vangelo alla pagina del Testamento di Gesù: ‘Che tutti siano uno, Padre, come io e te’. Quelle parole sembrano illuminarsi ad una ad una. Quel ‘tutti’ sarebbe stato il nostro orizzonte. Quel progetto di unità la ragione della nostra vita”. Da questa “spiritualità dell’unità” si sviluppa il Movimento dei Focolari che oggi è presente in 182 Paesi del mondo. Molto intenso il suo rapporto con uomini e donne di diverse religioni: una delle personalità religiose che l’hanno visitata negli ultimi giorni della sua vita è stato il patriarca ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo I.

Quello dei Focolari è un movimento complesso con laici, sacerdoti, religiosi e religiose, giovani ma anche con scuole, aziende cittadelle, case editrici, etc. Il movimento – il cui nome è “Opera di Maria” – è noto come Focolare nel senso vero e proprio della famiglia. “Fin da gli inizi – dirà nel 1960 – intorno al primo gruppo c’erano sposati, persone che, anche indipendentemente dalla moglie o dal marito, si sentivano attratti a donarsi totalmente a Dio in questo ideale, così come la loro condizione di coniugati consentiva”. Il Signore “chiamava nel movimento famiglie intere” dirà ancora Chiara; “una cosa magnifica” perché il progetto di unità “non può escludere quell’istituzione divina che è la famiglia”. Per questo fa parte “integrante” del Movimento che ha come finalità “l’unità fra gli uomini”.

Da qui la nascita del Movimento Famiglie Nuove che ha lavorato – dal 1967 – per mettere a punto un nuovo modo di essere famiglia e una innovativa cultura familiare costruita lungo quattro linee guida: educazione, formazione, socialità e solidarietà. Tutto parte dall’impegno dei suoi membri a vivere con radicalità la spiritualità dei Focolari, quella dell’unità. Una “vocazione” che, in famiglia – spiegano – è anche formazione. Il rapporto di profonda unione che i genitori costruiscono giorno per giorno diventa un forte riferimento educativo per i figli. E in questa cornice anche la differenza tra generazioni non è più scontro fra opposti, ma positivo scambio di doni.

“La famiglia non si chiude in se stessa – diceva Igino Giordani, da Chiara Lubich considerato con-fondatore di Famiglie Nuove – ma si espande come cellula che vive per sé di quanto convive coi fratelli. La società nuova nasce, come da fonte sacra naturale, dalla famiglia che vive il Vangelo”.

È proprio a Loreto che nasce la scuola internazionale per famiglie che Famiglie Nuove realizza sin dal 1982 e che ha formato sinora 1200 coppie di tutto il mondo. Più recente è l’avvio di corsi per mediatori familiari riconosciuti dalla Comunità Europea. Sede la cittadella di Loppiano nei pressi di Firenze. Altre scuole sorgono in vari altri Paesi. Tra le iniziative anche “Family-point”, un percorso formativo per la famiglia sulle più scottanti e attuali problematiche familiari, ma anche il sostegno a distanza con circa 100 progetti di sviluppo a favore di circa 20mila minori, in 45 Paesi. E ancora il “Familyfest”, un meeting internazionale che si svolge ogni 12 anni. L’ultimo si è svolto nell’aprile del 2005, pochi giorni dopo la morte di Giovanni Paolo II e a lui dedicato.

“Quando Dio ha creato, ha plasmato una famiglia. Quando si è incarnato – ha detto una volta Chiara – si è circondato di una famiglia. Quando Gesù ha iniziato la sua missione ed ha manifestato la sua gloria, stava festeggiando una nuova famiglia. Basterebbe ciò per comprendere cos’è la famiglia nel pensiero di Dio”: quella famiglia che oggi “ha estremo bisogno degli aiuti straordinari della grazia… Non possiamo non amare il nostro tempo nel quale Dio ci ha dato la vita e dobbiamo fare ogni sforzo per rendere la famiglia e il mondo quali dovrebbero essere”. E recentemente – come ricorda un articolo apparso sul numero speciale di “Città Nuova” dopo la morte di Chiara – ad un incontro di separati risposati, sapendo che l’incontro si sarebbe chiuso con il bacio del crocifisso, ha inviato il proprio crocifisso, quello davanti al quale ha sostato una notte intera prima di pronunciare il proprio si a Dio. Un grande gesto di amore per la famiglia. Questa era Chiara: la Chiara che tanti hanno voluto salutare durante i funerali. Quella donna dalla cui bara, con tre garofani rossi, si elevava un grande appello all’unità.




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