Educare nell’orizzonte della verità

di Valerio Lessi

Proprio nei giorni in cui infuriava la polemica per la costretta rinuncia di Benedetto XVI a intervenire all’inaugurazione dell’anno accademico alla Sapienza, il Papa ha scritto alla diocesi di Roma una lettera sull’educazione che non ha avuto a mio avviso la giusta risonanza.

Il Papa pone l’accento sull’emergenza educativa che caratterizza l’attuale momento storico. Non è una sottolineatura casuale. Si può anzi rintracciare un filo rosso che collega alcuni recenti interventi del magistero di Papa Ratzinger. L’11 giugno 2007, inaugurando un convegno della diocesi di Roma, aveva centrato il suo discorso proprio su questo tema, osservando, tra l’altro, “che si tratta di un’emergenza inevitabile: in una società e in una cultura che troppo spesso fanno del relativismo il proprio credo – il relativismo è diventato una sorta di dogma -, in una simile società viene a mancare la luce della verità, anzi si considera pericoloso parlare di verità, lo si considera “autoritario”, e si finisce per dubitare della bontà della vita – è bene essere uomo? è bene vivere? – e della validità dei rapporti e degli impegni che  costituiscono la vita.”

Alla centralità dell’emergenza educativa ha fatto esplicito riferimento anche nel recente discorso alle autorità di Roma, che nei grandi mezzi di comunicazione è passato solo per alcuni accenni critici sul tema della sicurezza e della povertà nella capitale. “Una simile emergenza, illustri rappresentanti delle Amministrazioni di Roma e del Lazio, non può lasciare indifferenti né la Chiesa né le vostre Amministrazioni. Sono infatti chiaramente in gioco, con la formazione delle persone, le basi stesse della convivenza e il futuro della società“.

Nella lettera alla diocesi di Roma, il Papa si sofferma anche sui contenuti dell’educazione, fornendo spunti che meritano di essere meditati da chiunque si trovi a esercitare una responsabilità educativa. Ne cito alcuni.

Verità: sarebbe dunque una ben povera educazione quella che si limitasse a dare delle nozioni e delle informazioni, ma lasciasse da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita.

Libertà: il rapporto educativo è però anzitutto l’incontro di due libertà e l’educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà. Man mano che il bambino cresce, diventa un adolescente e poi un giovane; dobbiamo dunque accettare il rischio della libertà, rimanendo sempre attenti ad aiutarlo a correggere idee e scelte sbagliate. Quello che invece non dobbiamo mai fare è assecondarlo negli errori, fingere di non vederli, o peggio condividerli, come se fossero le nuove frontiere del progresso umano.

Autorità: l’educazione non può dunque fare a meno di quell’autorevolezza che rende credibile l’esercizio dell’autorità. Essa è frutto di esperienza e competenza, ma si acquista soprattutto con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale, espressione dell’amore vero. L’educatore è quindi un testimone della verità e del bene: certo, anch’egli è fragile e può mancare, ma cercherà sempre di nuovo di mettersi in sintonia con la sua missione.

Credo che sia compito dei cattolici che si impegneranno nella prossima campagna elettorale riproporre con forza il tema dell’emergenza educativa che tocca il Paese. Esso è il primo dei problemi che urge affrontare.  Benedetto XVI osserva: “Alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita”. La meditazione su questi concetti porterebbe lontano, porterebbe soprattutto a capire che si uscirà dal declino di cui si dice corra il rischio l’Italia solo riconoscendo il primato dell’educazione e investendo di conseguenza. È il tema politico per eccellenza.

Girovagando per la rete, ho inoltre scoperto un intervento del Patriarca di Venezia Angelo Scola che, con il rigore e la lucidità intellettuale che lo distingue, sviluppa gli stessi argomenti toccati dal Papa, con un affondo interessante sul tema del rischio educativo, cioè quell’incontro tra due libertà di cui ha parlato Benedetto XVI.

Mi permetto di ricordare che questi temi erano diventati esperienza nella vita di Gabriella Ugolini, grande educatrice riminese, cresciuta alla scuola de Il rischio educativo di don Luigi Giussani. Ripetuta era la sua insistenza sull’educazione come incontro tra due libertà.




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