Obiezione, un diritto negato

di Silvio Longobardi

L’obiezione di coscienza è un istituto giuridico nato per difendere i diritti della coscienza contro ogni forma di prevaricazione autoritaria. È dunque l’espressione di quel concetto di libertà che l’Occidente ha elaborato e talvolta applicato con eccessivo zelo. Ad essa ha fatto riferimento Benedetto XVI qualche mese fa ricevendo i partecipanti a un convegno internazionale di farmacisti: con la consueta libertà di pensiero e con grande chiarezza, il Papa ha chiesto di non distribuire farmaci che procurano la morte. Anche i farmacisti, infatti, a giudizio del Papa, hanno un “diritto riconosciuto” all’obiezione di coscienza nella fornitura di medicine “che abbiano scopi chiaramente immorali, come per esempio l’aborto e l’eutanasia”. Vi sono contraccettivi che hanno lo scopo di evitare l’annidamento dell’embrione (dunque il concepimento è già avvenuto!). Altri prodotti possono contribuire a cancellare la vita di una persona. In questo campo, dice il Papa, “non è possibile anestetizzare le coscienze”.

Il suo invito, manco a dirlo, fu criticato come indebita ingerenza da alcuni politici nostrani. Qualcuno ha ricordato che in Italia non esiste una legge che permette ai farmacisti di fare obiezione. Appunto. È il caso di pensarci. Finora non ce n’era bisogno perché i farmacisti vendevano medicine, prodotti che avevano uno scopo terapeutico. Oggi, invece, rischiano di diventare, contro la loro volontà, trafficanti di morte.

Negli ultimi mesi l’obiezione di coscienza ha coinvolto anche la classe medica. La cronaca riporta alcuni casi che rivelano un disagio sempre più avvertito nel mondo sanitario. Vi sono medici che rifiutano di prescrivere farmaci (si fa per dire!) necessari per la fecondazione in vitro. È accaduto a Chiari, provin-cia di Brescia. A Pisa, invece, due medici rifiutano di prescrivere la pillola del giorno dopo: l’ASL ha subito aperto un procedimento nei loro confronti. Rischiano una sanzione disciplinare.

Maurizio Benato, vicepresidente della Federazione Nazionale Ordini dei Medici, intervistato dal Corrie-re della Sera, a proposito del caso di Brescia, ricorda che “non esiste l’obiezione di coscienza per la procreazione assistita”. Egli auspica perciò direttive serie da parte dell’Ordine dei medici per bloccare sul nascere ogni forma di obiezione. È strano: in una cultura che esalta la libertà, fino a permettere le sue manifestazioni più estreme, su questi temi eticamente sensibili vi sono rigurgiti di inaccettabile autoritarismo. È una nuova e inquietante forma di intolleranza. Aveva dunque ragione il cardinale Joseph Ratzinger quando metteva in guardia dalla “dittatura del relativismo”.

L’invito che Benedetto XVI ha rivolto ai farmacisti ricorda che esiste una complicità morale ogni volta che diamo un contributo (spesso decisivo) a un’azione morale disonesta. Non importa se personalmente siamo contrari. È comunque una forma di partecipazione attiva. Questo richiamo vale per tutti. Ogni persona di buona volontà deve interrogarsi seriamente sul valore etico delle sue azioni e avere il coraggio di rinunciare a quelle che cooperano oggettivamente con il male. È tempo di reagire. Con decisione. Il vero dramma della storia, lo diceva già Pio XII, non è la presenza dei malvagi ma l’ignavia dei buoni.




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