Svuotate gli orfanotrofi!

di Maria Pina e Angelo

Da un appello di Chiara Lubich, Maria Pina  e Angelo si aprono all’adozione. E attraverso  la sofferenza imparano la gioia di essere genitori.

Mi chiamo Maria Pina, ho 38 anni, sono un’insegnante di scuola dell’infanzia, mio marito Angelo ha 44 anni, è contitolare di una autocarrozzeria. Siamo sposati da quasi undici anni e dopo sette anni di matrimonio il desiderio di avere un figlio si era fatto molto forte. Di fronte alle diverse alternative che ci si presentarono, l’idea dell’adozione incominciava a mettere qualche timida radice nei nostri cuori. Naturalmente ci scontrammo con mille interrogativi ed ostacoli. Finalmente arriva il “sospirato” decreto di idoneità per l’adozione internazionale  che ci ha messi di fronte alla scelta di un Ente tra i tanti esistenti sul territorio. Non sappiamo spiegarci se casualmente o per una particolare illuminazione, la scelta è caduta su AMU. Dopo un corso di formazione abbiamo acceso l’interruttore della speranza  che ci ha introdotto nel canale adottivo “destinazione Vietnam”. Da questo momento ho avvertito  interiormente la presenza di un bambino che ci attendeva dall’altro capo del mondo. Il sogno incomincia a materializzarsi a settembre del 2006, a Loppiano, la referente arrivata dal Vietnam ci annuncia il “concepimento” di nostro figlio: l’abbinamento di un bambino di circa  4/5 mesi con problemi congeniti al piedino sinistro. Ci chiedemmo se fosse stato un figlio naturale, l’avremmo accettato così come il Signore ce lo aveva mandato? Ed allora. Che pensare ancora? Abbiamo accettato e, prima di spiccare il volo verso il Vietnam, abbiamo contatto l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna prenotando una visita al ritorno dal Vietnam. Da questo momento desideravamo unicamente di essere responsabilmente all’altezza del dono che avevamo ricevuto. Il 17 novembre 2006 siamo saliti increduli sull’aereo che ci conduceva ad HO CHI MINH nel Vietnam del sud per incontrare ed abbracciare il nostro bambino. Fummo accolti dall’équipe di referenti con indescrivibile  calore umano, fin dall’arrivo in aeroporto e ci ha assistito per tutta la permanenza in Vietnam. Il 20 novembre 2006, con il cuore in fibrillazione, abbiamo assaporato, finalmente, l’immensa gioia di abbracciare, per la prima volta, il nostro Emanuele. Lo sguardo solare di questo stupendo angioletto ci ha ipnotizzato all’istante ed in quel momento sono cadute le ultime paure che ancora persistevano nella nostra mente. Abbiamo capito che il bambino aveva bisogno di noi e noi del bambino, che già da quel momento non potevamo fare a meno di lui. Il 6 dicembre 2006 siamo rientrati in Italia. Il 1° febbraio 2007 Emanuele è stato accolto all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna ed il giorno successivo è stato operato. Abbiamo vissuto i momenti dell’intervento, durato quattro ore, il post intervento, il decorso della guarigione. Tutto questo tempo siamo stati accompagnati non solo da amici e conoscenti ma anche dalla stessa Associazione. Il 28 febbraio Emanuele ha ricevuto il battesimo, c’è stata una festa grande con oltre  150 invitati ma era una sola famiglia stretta intorno a noi per condividere la nostra gioia. Qualcuno ci ha raccontato che il momento più commovente è stato il taglio della torta, quando Emanuele vestito da Vietnamita, gridava a tutti le proprie radici e noi eravamo orgogliosi di questo figlio venuto da lontano. Nel cuore una gratitudine immensa per quanti hanno lavorato per noi e la certezza di rispondere all’appello della fondatrice del movimento, “Svuotate gli orfanotrofi”.  Sì, questo desiderio è forte tanto che abbiamo già il decreto per andare in Vietnam a prendere altri bambini!! Credeteci, il nostro piccolo vietnamita è una perla preziosa, di una dolcezza rara, che non ha nulla di meno delle perle nazionali !!! In famiglia è adorato come un idolo da tutti e tutti sembrano un poco impazziti per lui. Non riusciamo a descrivere la gioia che stiamo vivendo come genitori veri, autentici e non fittizi – ripeto – non fittizi come qualcuno potrebbe ipotizzare.




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