Giudicate voi

Le risposte alle domande più frequenti del dibattito sull’aborto e sulla 194 tratte dal libro di Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita.

Una legge immutabile?

Si sente ripetere lo slogan “La legge 194 non si tocca”. Come rispondere?

Si può rispondere con le parole del senatore Giovanni Berlinguer, relatore di maggioranza al Senato. Egli, poco prima del voto finale, nel suo intervento conclusivo, disse: “Sarebbe assai utile e opportuno un impegno di tutti i gruppi promotori a riesaminare, dopo un congruo periodo di applicazione, le esperienze negative e positive di questa legge…Dovremmo riesaminare le esperienze pratiche, le acquisizioni scientifiche e giuridiche e assicurare da parte di tutti gruppi parlamentari l’impegno di introdurre nella legge le necessarie modifiche…Ciò può garantire che vi sia, successivamente all’applicazione che nella revisione del testo. Dobbiamo ripartire continuamente dall’idea che il problema, per la sua complessità e delicatezza, richiede da parte di ciascuno di noi un alto senso di responsabilità, ed anche una profonda capacità di rivedere ciascuno, alla luce delle esperienze, idee e concetti che sembrano ora acquisiti e quasi cristallizzati”.

L’utero è mio

È la donna che sopporta il peso di una gravidanza: non è forse giusto che sia lei a decidere di portare a termine questo processo?Il vecchio slogan “L’utero è mio” non ha quindi un suo fondamento di verità?

Certo che l’utero appartiene alla donna! Ma il figlio che dopo il concepito è dentro l’utero non è proprietà della donna. Nessun essere umano può essere in proprietà di alcuno. Egli è ospite della madre. Certo, è un ospite particolare. Giustamente si parla di “dualità nell’unità”, ma la “dualità”, comunque, riconosce la presenza di un altro.

Le cause

Quali sono le principali motivazioni addotte da chi vuole abortire?

Coincidono con quelle previste dalle 194, legge che dal 1978 ha reso legittimo l’aborto nel nostro Paese? Non è possibile dare una risposta precisa perché la legge non richiede che le motivazioni dell’aborto siano registrate da qualche parte. Perciò neppure le annuali relazioni ministeriali ne hanno mai parlato. In realtà la legge 194 nei primi tre mesi di gestazione prevede l’aborto libero, sebbene finga di esigere delle ragioni di giustificazione.

La salute

Ma  nel caso in cui il feto minacciasse seriamente la salute della donna perché non abortire?

È molto raro il caso che la gravidanza ponga in serio pericolo la salute della madre. Certo, se per salute intendiamo “uno stato di completo benessere fisico e psichico”, il semplice turbamento per una gravidanza non desiderata giustifica l’aborto. Quando, invece, vi fosse davvero una grave previsione di morte o di pesante malattia fisica l’ordinamento giuridico potrebbe ricorrere allo schema dello “stato di necessità”, come era stabilito nell’ordinamento italiano anche prima della legge 194. A parte le riserve etiche, gli aborti legali  per reale “stato di necessità”, sia pure intesa in modo non eccessivamente rigoroso, sarebbero qualche centinaio all’anno, non centinaia di migliaia, come ora avviene.

La violenza

E nel caso di stupro non sarebbe una violenza doppia costringere la donna a tenere il bambino?

La violenza sessuale è una cosa orribile. Ma è orribile anche l’uccisione di un bambino. Non aggiungiamo violenza a violenza. Ci sono migliaia di coppie disposte ad adottare un bambino che una madre non riconosce per suo e che le ricorda la violenza subita. Se la donna non è in grado di vincere il male con il bene e la violenza con l’amore riparatore, in fondo basta chiederle il sacrificio, duro ma limitato, di qualche mese della sua vita. La legge può “essere tollerante” riguardo all’aborto della donna che ha subito l’orrore della violenza. Ma il bene, comunque, non è l’aborto, né per la madre né per il figlio.

Il figlio malformato

Se il feto fosse malformato non sarebbe meglio, per il bene stesso del nascituro, scegliere di abortire piuttosto che condannarlo ad una vita di sofferenza ed emarginazione?

È difficile immaginare che il bene di un malato sia la sua uccisione. Perché non ragioniamo cosi riguardo ai già nati? Piuttosto bisogna impegnarsi perché la società accolga e curi i malati sempre piu amorevolmente e efficacemente. Siamo al solito punto: il nascituro è un bambino o non è un bambino?




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