Il linguaggio dell’amore e della sessualità

di Mariolina e Lorenzo Lorusso

Siamo sposati da 19 anni ma insieme da circa 31. Ci siamo conosciuti in parrocchia, nel gruppo dei giovanissimi, in cui ci impegnavamo attivamente come animatori.

A ripensarci oggi, sembra impossibile aver cominciato lì la nostra storia d’amore, in condizioni non proprio favorevoli visto che non era consentito in alcun modo fare delle esperienze insieme, maschi e femmine, tranne che per la preghiera!

La nostra formazione umana e religiosa partiva dal presupposto di una profonda separazione e differenziazione fra i sessi. Niente classi miste a scuola, né tanto meno in parrocchia. Sembrava che l’imperativo morale  dominante fosse di contenere al minimo le occasioni di contatto, per evitare situazioni – come la formazione di coppie in seno alla parrocchia- che potessero creare imbarazzo.   In fondo, però, le regole di comportamento richieste in ambito parrocchiale erano lo specchio di un atteggiamento negativo rispetto alla sessualità. La sessualità, se non immorale, era vista come una realtà di fronte alla quale bisognava stare in guardia. La vita sessuale era vista solo in funzione della procreazione, senza per nulla mettere in rilievo la sua estrema importanza nel generare e stabilire una relazione profonda della coppia.

Rileggevamo le pagine della Bibbia che esaltano il rapporto interpersonale vissuto anche nel segno della corporeità, come nella Genesi dove Dio manifesta che tutto quello che ha creato- inclusa l’esperienza dell’intimità sessuale- è buono, anzi, molto buono; o nel Cantico dei Cantici che è un’esaltazione lirica ed esuberante dell’amore fisico, nell’atteggiamento positivo verso il rapporto matrimoniale fra uomo e donna.

E’ cominciato, così, un cammino di conoscenza della dimensione affettiva della nostra vita, che lentamente e progressivamente ci ha fatto comprendere il meraviglioso progetto di Dio sulla sessualità.

La prima scoperta è stato rendersi conto di avere dentro una capacità di amare più grande del corpo che la manifestava. L’impianto fisico- affettivo- sessuale- comunicativo della persona non è sufficiente a dire tutto l’amore per l’altro. E poi  sperimentare la bellezza  di sentirsi profondamente se stessi proprio nel momento della piena unità. Fino all’incontro fisico- sessuale che è il momento della massima unità ed anche quello in cui ci si sente veramente maschio e veramente femmina.  Nella coppia unità e distinzione si equivalgono.  Il NOI della coppia non annulla l’IO dei singoli ma ognuno riceve  più definita la propria identità.

Che straordinaria sensazione, Signore! Assaporare, attraverso un piccolo corpo fisico di un uomo e di una donna, l’ebbrezza dell’unità, non solo dei corpi ma dell’anima. Di qualcosa che è oltre la fisicità e che talvolta è possibile intuire dentro lo scambio di sguardi dell’uomo e della donna. Una unità che è ulteriorità, che è mistero, che è dono, che è Dio. Eccoci arrivati alla sorgente dell’amore: “a immagine di Dio li creò, maschio e femmina li creò”.

Tutto il linguaggio dell’amore tra un uomo ed una donna non solo esprime, ma anche alimenta, genera l’amore.

La sessualità non è qualcosa di isolato dalla persona umana; non è semplicemente genitalità. E’ uno dei modi di essere persona. La dimensione sessuata impegna tutta la vita, in tutte le sue dimensioni non solo biologiche ma psicologiche, affettive, relazionali. La sessualità è relazione, è comunicazione.

Attraverso la sessualità, gli sposi danno la loro vita l’uno all’altro e vivificano la loro relazione. Intendere in questo modo la sessualità deve riempirci di gratitudine l’un verso l’altro e verso Dio per questa meravigliosa esperienza, gioiosa e benefica, fonte di riconciliazione. Quando approfondiamo la qualità del rapporto e raggiungiamo una vera intimità, la sessualità e l’atto sessuale assumono la dimensione voluta dal Creatore: l’intimità del rapporto, con la presenza dello Spirito Santo, raggiunge il culmine della comunione –dare e ricevere in una totale unità- questo crea un’atmosfera di amore, di apertura, di fecondità, di dono della vita di uno all’altro e a tutto il genere umano.

Il nostro amore ci fa cooperare con Dio nel generare la vita e la società e ci fa partecipare alla creazione di una comunità spirituale e umana.

L’uomo e la donna, come Adamo ed Eva, come tu ed io, si trovano ad un certo punto del loro cammino l’uno di fronte all’altro, l’uno sotto lo sguardo dell’altro, già creati. Non esiste dipendenza, né sottomissione, né tanto meno un tocco personale dell’uno sull’altro. E’ là che comincia la mutua scoperta, la reciprocità , “carne della mia carne”.

La missione della coppia è rendere al Creatore questa donna e questo uomo più perfetti di quando si sono accolti l’un l’altro.  Restituire il dono di comunione che il Signore  le ha dato in forza dell’immagine trinitaria e del sacramento del matrimonio.




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