Il conflitto tra fratelli

di Giulia Palombo

Ogni genitore desidera che i propri figli vadano d’accordo e che sperimentino la ricchezza e la positività del rapporto fraterno. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, essi non vedono realizzato a pieno questo desiderio.

Chi ha più di un figlio ha imparato dall’esperienza che il rapporto tra fratelli non è caratterizzato solamente da vicinanza emotiva e sostegno reciproco, ma spesso ci si ritrova in situazioni caratterizzate da distacco e lontananza o, nei casi peggiori, da una profonda e radicata conflittualità.

I genitori non devono però preoccuparsi eccessivamente in questi casi, in quanto i litigi tra fratelli e sorelle sono inevitabili e scontati.

Per i bambini il rapporto con i fratelli rappresenta una vera e propria “palestra relazionale” in cui possono sperimentare vari modi di essere e di relazionarsi agli altri.

Nelle prime interazioni fra le mura domestiche i bambini imparano a collaborare tra loro, a prendere in considerazione il punto di vista degli altri e a superare il proprio egocentrismo. Ma non solo, per essere attrezzati ad affrontare con  competenza la vita adulta, i bambini devono imparare anche a gestire i conflitti, a saper competere e negoziare. Vivere con gli altri significa anche saper riconoscere e confrontarsi con la diversità, saper gestire i contrasti che da essa possono derivare.

Quindi attraverso i litigi e i contrasti con i propri fratelli i bambini sperimentano se stessi e si esercitano per gestire i conflitti che sicuramente si troveranno ad affrontare nelle relazioni adulte.

Ai genitori spetta, dunque, un compito molto difficile, da un lato saper leggere nel modo adeguato quanto accade tra i figli, dandogli il giusto peso senza allarmarsi, dall’altro però, devono saper indirizzare i propri figli verso una risoluzione costruttiva del conflitto promuovendo in loro il riconoscimento e il rispetto dei bisogni e degli spazi altrui.

Anche se molto è rimandato alla sensibilità del genitore e alla conoscenza del carattere di ciascun figlio, si possono dare ai genitori alcuni consigli per aiutarli ad affrontare al meglio la conflittualità tra i figli.

1) Lasciare che risolvano il conflitto da soli.

In alcuni casi la scelta più opportuna consiste nel lasciare che risolvano da soli le loro controversie. Questo è ragionevole quando il litigio sia occasionale, l’età e la capacità di autodifesa dei fratelli non sia troppo dissimile e quando il genitore ha la sensazione di non riuscire a ricostruire la dinamica dei fatti che ha scatenato la loro contrapposizione.

2) Mediare e fare l’arbitro, quando è necessario-

Ci sono casi, poi, in cui il genitore non può fare a meno di intervenire, come nel caso in cui uno

dei figli non abbia le capacità di difendersi o quando il litigio rischia di degenerare.

In questi casi può essere utile aiutarli a trovare un accordo permettendogli di riflettere sui bisogni reciproci oppure, distribuire i torti e le ragioni con imparzialità, correggendo entrambi se è necessario.

3) Aiutarli a comprendere cosa succede nel loro rapporto.

A volte i litigi sono espressione di sentimenti come la gelosia, l’invidia e il bisogno di dominio nella relazione. È opportuno pertanto indirizzarli verso una maggiore consapevolezza e aiutarli a “leggere” più profondamente i loro comportamenti e le motivazioni sottese.

4) Evitare di innescare inconsapevolmente competizione.

Infine i genitori devono stare attenti a non innescare, senza volerlo, competizione, invidia e gelosia. Evitare, quindi, di lodare troppo un bambino rispetto all’altro, di essere troppo affettuosi con uno e non con l’altro o di confrontare i figli tra loro. Non dare maggiore attenzione e privilegi  al bambino che sa fare bene le cose, spesso è quello che non riesce, che non si impegna che ha bisogno di essere incoraggiato e lodato.




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