La famiglia come risorsa

di Silvio Longobardi

Novantacinque libri editi dall’Unione Europea dall’84 ad oggi, rapporti che analizzano con puntiglio burocratico la situazione socio-economica dei Paesi che aderiscono all’Unione. Nessuno di essi è stato dedicato alla famiglia. È solo uno dei dati che emergono con nitida chiarezza nel rapporto dell’Istituto di Politica Familiare (IPF) sulla condizione della famiglia in Europa, presentato a Bruxelles agli inizi di maggio. Uno studio allarmante perché, al di là dei soliti dati statistici (numero degli aborti e dei divorzi, inverno demografico, drastica diminuzione del numero dei matrimoni) rivela che nulla viene fatto per invertire la tendenza. Manca la mentalità, la sensibilità culturale. Basta ricordare, è sempre il rapporto a scriverlo, che su la Commissione Europea è composta di 5 Vicepresidenze e 21 Commissari: ebbene, nessuno di questi è dedicato alla famiglia!

Negli stessi giorni una delegazione del Forum delle Associazioni Familiari ha consegnato simbolicamente al Presidente Napolitano la petizione firmata da più un milione di persone con la quale si chiede una diversa politica fiscale che tenga conto del numero di figli che ogni famiglia ha il dovere di far crescere. Un milione di firme raccolte in quasi cinquanta giorni, nel contesto di un’accesa campagna elettorale in cui, ancora una volta, il tema della famiglia è stato pressoché assente. Il popolo che lo scorso anno ha dato vita al family day è tornato nelle piazze per ricordare che senza la famiglia non c’è futuro. È fuorviante vedere in questa iniziativa un’azione di rivendicazione economica. In realtà si vuole mantenere alta l’attenzione nei confronti della famiglia.

La famiglia bussa alla porta della politica. E continuerà a farlo, nonostante i segnali di scarsa attenzione che arrivano dalle stanze del potere. Nel frattempo tante altre famiglie s’impegnano per tracciare nel tessuto sociale vie nuove di una solidarietà che ha il timbro familiare. Si tratta spesso di esperienze locali che non trovano spazio sulla grande stampa. Una di queste viene da Ferrara. È stata amplificata da Avvenire nel consueto dossier settimanale dedicato alla famiglia. L’idea, nata e sperimentata a Torino a partire dal 2006, è approdata lo scorso anno nella città emiliana. Il progetto è semplice: affidare un’intera famiglia in difficoltà ad un’altra famiglia, opportunamente preparata. Più che di affidamento forse possiamo parlare di affiancamento. La famiglia risorsa si mette accanto alla famiglia che si trova temporaneamente in una situazione di bisogno. Questa condivisione ripropone, in forme nuove, quelle strutture di solidarietà naturale che nel passato garantivano quell’aiuto vicendevole così necessario per affrontare la sfide di una storia così spesso avara.

Esperienze interessanti e non affatto isolate, segno che qualcosa di muove e che le istituzioni locali accolgono e finanziano quei progetti che presentano un buon impianto contenutistico e organizzativo. diamoci da fare, dunque. Nell’attesa che i grandi aprano gli occhi, seminiamo a piene mani nella società idee nuove, mobilitiamo la famiglia e mostriamo con i fatti che una famiglia di sana costituzione è la migliore garanzia per combattere i rischia di recessione, sociale prima che economica, presenti nel contesto odierno.




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