La santità torna in casa

Il 19 ottobre a Lisieux, in Francia, Zelia e Luigi Martin, genitori di Santa Teresa del Gesù Bambino, verranno beatificati. Un esempio di vita familiare straordinario: la prima coppia di sposi a giungere agli onori dell’altare con una figlia santa e conosciuta in tutto il mondo. Abbiamo incontrato padre Antonio Sangalli, vice postulatore della causa di beatificazione, che ha avuto un ruolo fondamentale nel miracolo necessario al processo di beatificazione.

Padre Antonio, come è stato coinvolto in questa straordinaria avventura del processo di beatificazione dei coniugi Martin?

Conoscevo Adele e Valter Schilirò da diversi anni, venivano spesso da me dopo cena al convento per parlare e poi confessarsi. Un giorno sono venuti un po’ preoccupati a dirmi che erano in attesa del quinto figlio, avevano anche una ragazza in affido. C’era un po’ di preoccupazione ma come al solito si sono affidati a Dio, Adele prima del parto è venuta a confessarsi ma appena nasce il bambino subito viene portato in sala rianimazione perché non aveva un bel colorito. È il 22 maggio 2002. Dopo qualche giorno la situazione non migliora, mi chiamano e mi dicono che il bimbo è gravissimo, pensiamo di battezzarlo prima che sia troppo tardi, fissiamo la data del battesimo. Il bambino secondo i medici doveva aver incominciato a respirare durante il travaglio, per cui aveva ingerito il meconio impedendo ai polmoni di distendersi alla nascita.

Adele e Valter  le chiedono di amministrare il battesimo al piccolo Pietro?

Si, così una sera tutta la famiglia viene a prendermi per andare in ospedale. Prendo tutto l’occorrente per il sacramento e un po’ perché ero in evidente imbarazzo su cosa dire a questi sposi prendo l’immaginetta con la novena ai coniugi Martin dicendomi “questi due sposi hanno perso quattro figli aiuteranno Adele e Valter a perdere Pietro”. Amministro il battesimo in questa camera d’ospedale dove Pietro era tutto intubato e pieno di aghi e subito dopo la dottoressa ci convoca nel suo studio.

Cosa comunicano i medici sullo stato di salute di Pietro?

Ci dicono che la situazione è disperata, Pietro è tenuto in vita artificialmente. Appena si tenta di abbassare le macchine le funzioni vitali diminuiscono. Non c’è nulla da fare, chiedono solo di fare una biopsia ai polmoni per definire la causa effettiva di quella irreversibile situazione. I coniugi Schilirò sono disperati, non vogliono infierire su quel corpicino, riesco a convincerli. Sapremo almeno perché Pietro è morto. La biopsia conferma la diagnosi, non c’è nulla da fare.

Cosa cambia improvvisamente?

I genitori di Pietro iniziano a coinvolgere amici e conoscenti per pregare la novena ai coniugi Martin. Coinvolgono monasteri e missioni in varie parti del mondo. A un certo punto la situazione peggiora, la dottoressa manifesta il suo sconforto nell’infierire su questa creatura  anche solo con un ago. Il papà è fiducioso: “stiamo aspettando un miracolo”. Il giorno dopo il bambino incomincia a migliorare, nel giro di pochi giorni c’è un miglioramento netto, immediato rispetto alla situazione.

Personalmente cosa ha pensato in quei momenti?

Io non credevo al miracolo, cioè credevo al miracolo del papà e la mamma che non perdessero la testa in quella situazione. La mamma era più convinta di me, hanno sempre pregato con fede i coniugi Martin e Pietro dopo qualche settimana, bellissimo e sano è potuto ritornare a casa con i genitori. Oggi ha sei anni. È così iniziato l’iter del procedimento che si è concluso il 3 luglio  scorso, quando Sua Santità Benedetto XVI ha firmato il Decreto sulla guarigione miracolosa del neonato Pietro Schilirò, operata da Dio per intercessione dei Venerabili Servi di Dio Luigi Martin e Zelia Guérin.

La beatificazione dei coniugi Martin avverrà il 19 ottobre, 82° Giornata delle Missioni perché è stata scelta questa data?

La data non è per nulla casuale. Il 19 ottobre la Chiesa dedica questa giornata alla preghiera per le missioni, e Santa Teresa di Lisieux è stata proclamata patrona delle missioni. E questo particolare aspetto della sua santità, Teresa lo ha certamente ereditato dalla sua mamma e dal suo papà che in casa amavano ripetere “salvate le anime, salvando un altro che salvi te”.

È dai genitori che Teresa ha ricevuto questo forte slancio missionario che l’accompagnerà fino alla morte, difatti Teresa chiede di non ricevere fiori per il suo funerale ma di far battezzare i bambini.

Padre Antonio si sceglie di diventare santi?

No, non direi, piuttosto si sceglie di obbedire a Dio e a Lui solo. Fin da giovani Zelia e Luigi hanno ricercato questa obbedienza e pensavano di darsi alla vita religiosa,  lei voleva entrare tra le suore di Vincenzo de Paoli, lui  pensava ad una vita più monastica, contemplativa, rifugiandosi sul gran San Bernardo al confine della Valle D’Aosta e la Svizzera, per essere contemplativo nella solitudine, ma anche in soccorso degli altri, perché questi monaci erano lì per salvare i viaggiatori che attraversavano i valichi.

Poi  sul ponte l’incontro tra Zelia e Luigi e a mezzanotte del 12 luglio il matrimonio.

Arrivano velocemente al matrimonio ma per 10 mesi vivono come fratelli e sorelle quindi hanno scalato la montagna dell’amore prima da un versante di castità, verginità. Poi con l’aiuto di un sacerdote comprendono che il loro amore si deve aprire, deve diventare fecondo e senza paure si aprono a questo mistero, avranno nove figli.

Qual è il segreto della loro vita di coppia?

Dio al primo posto: in tutto. Quando uscivano al mattino presto e andavano a Messa  delle 5:30, la gente del paese che li sentiva passare dicevano sono i Martin che vanno a Messa, poi si giravano dall’altra parte del letto. Hanno mantenuto questo impegno con una fedeltà eroica, consideri che Zelia restava sveglia fino a notte tarda per poter fare il suo lavoro di merlettaia, aveva trenta dipendenti. Non hanno fatto nulla di straordinario nulla di eroico, ma hanno vissuto con straordinarietà ed eroismo il quotidiano, non hanno avuto un trattamento di eccezione. Quando Zelia, malata di cancro va a Lourdes per chiedere la grazia prima di partire dice: “ma se la Vergine non mi guarisce tornerò a casa contenta lo stesso”.

Quattro figli morti prematuramente e cinque figlie spose di Cristo.

Una delle ultime figlie dirà al processo di beatificazione di Teresa, che  sentire i genitori parlare delle cose del cielo era naturale, di conseguenza era spontaneo pensare che le cose del mondo erano passeggere e dunque non bisognava attaccare il cuore. Per Teresa il suo punto di riferimento è stato il papà le bastava guardarlo dice lei per capire come pregano i santi. Quindi il programma di vita dei due coniugi ha giocato un ruolo determinante per la formazione dei figli. L’ esempio che precede la Parola. Bisogna aprire il dizionario della signora Martin, la mamma di Teresa per rendersi conto di quanto amore aveva per i figli. La mamma aveva grandi attitudini al lavoro, aveva delle domestiche che l’aiutavano, ma non l’hanno mai sostituita nel suo ruolo di madre, sorvegliava tutto, dava il tempo che doveva dare alle figlie. La domenica era solo per Dio, non si lavorava e non si viaggiava neanche, ma le passeggiate, il teatro, le fiere, i fuochi d’artificio tutti insieme.

Che attualità di messaggio ai genitori d’oggi.

Come il prete che dimentica se stesso per mettersi al servizio della parrocchia, questi due coniugi che sono uniti nel Sacramento del Matrimonio quindi come ministri sono dimentichi di se stessi per i figli. Un altro esempio di come hanno anteposto i figli ai propri bisogni e interessi. Quando Zelia sta male la famiglia vive un tempo particolare, tutti sono consapevoli che la mamma sarebbe morta, quindi c’erano paure e titubanze come in ogni famiglia che vive la morte, ma c’era la presenza di Dio. Zelia ripeteva di non disperare: “se il Signore mi chiama vuol dire che non c’è più bisogno di me” e si prepara a partire, però capisce che Luigi ha bisogno per  portare avanti la famiglia della presenza di qualcuno e pensa che sarebbe stato buono trasferirsi a Lisieux a casa della cognata ma non vuole obbligare Luigi. Nell’ agosto dell’77 Zelia muore, e a Novembre sono già tutti a Lisieux.

Luigi lascia tutto, lascia le sue amicizie, il suo paese, per la felicità delle figlie.

C’è la coscienza nei coniugi Martin di voler trasmettere la fede ai propri figli, oggi invece la famiglia delega alla parrocchia questo compito.

La Parrocchia deve sostenere guidare, accompagnare non sostituire la famiglia. Io vengo anche dall’esperienza africana, lì la trasmissione della fede è affidata unicamente alla famiglia. Sono gli stessi cristiani che presentano i catecumeni alla parrocchia e non la parrocchia che li va a cercare.  Così i coniugi Martin istruiti dalla Chiesa, hanno istruito i loro figli. Non hanno dato né più né meno di quello che dava la Chiesa. La Chiesa è la madre e lo loro si sono lasciati guidare da questa madre. Chiesa come realtà viva, non c’è differenza tra Chiesa e Gesù per loro la parola della  Chiesa è la parola di Gesù.

Santa Teresa racconta un episodio in cui era andata a stare dalla zia e la zia disse: “Adesso bambine dite le preghiere” e Teresa pensò che se c’era la mamma “avrebbe pregato con noi”.

Si, questo episodio avviene durante i mesi in cui la signora era malata, allora questa parente veniva a prendere la bambina. Anche in questi mesi le figlie ricordano che nonostante la malattia la mamma pregava ancora in ginocchio in casa, e le figlie la vedevano, non si nascondeva. Venti giorni prima di morire Zelia andò a Messa, non riusciva neanche ad aprire la porta della Chiesa, la accompagnava Luigi. La Famiglia Martin era questo, testimoniava con l’esempio e la parola, come Gesù che ha predicato e ha agito con parole e opere.

In pochi anni la Chiesa beatifica due coppie di sposi, altri processi sono aperti e sembrano anche a buon punto. Cosa vuole comunicarci secondo lei?

La Chiesa ha desiderio di presentare questi santi, beati soprattutto, innanzitutto perché sono laici, e quindi testimoniano che è percorribile questo cammino di santità. In un certo senso potremmo dire che la Santità  torna a casa con i coniugi Martin che hanno raggiunto la perfezione evangelica proprio attraverso il matrimonio, il cammino in due.




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