Nella famiglia una grande risorsa

di Angela Pandolfi

Dal 2003 il Settore Servizi Sociali del Comune di Torino con la collaborazione della Fondazione Paideia sono promotori di un’esperieza di affido innovativa. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Serra, segretario generale della Fondazione.

Come è nato il progetto “Dare una famiglia a una famiglia”?

Nel 2003 la Fondazione, a seguito di un’indagine sul territorio regionale dal titolo “La fatica di crescere – bambini e disagio”, ha emesso un bando “La fatica di crescere, un progetto per l’infanzia” aperto a tutti gli enti sia pubblici che privati che volessero inviare delle proposte di progetti da realizzare sul territorio regionale.

Il Comune di Torino, insieme ad altri 140 partecipanti, ci inviò una proposta progettuale di una forma alternativa di affido. Questo progetto fu scelto fra le sei proposte vincitrici. La Fondazione e il Comune iniziarono a svilupparlo nei dettagli per trasformarlo da un’idea progettuale a un progetto esecutivo. La Fondazione ha avuto ed ha tuttora non solo il compito di sostenere economicamente il progetto ma anche di promuoverlo in collaborazione con l’ente proponente.

Quali sono le novità di questo progetto nell’ambito dell’affido familiare?

Il progetto va a ribaltare quella che è la dicotomia classica dell’affido che vede da una parte la famiglia affidataria come famiglia “buona” e dall’altra la famiglia del bambino affidato come famiglia “problematica”. A noi piace parlare di “famiglia risorsa” perchè anche la famiglia che si trova momentaneamente in situazione di difficoltà può esercitare un proprio ruolo attivo, mettendo a frutto le proprie competenze e le proprie risorse.  Il progetto viene proposto a nuclei familiari che si trovano in quella che viene definita “area grigia” ovvero non a nuclei in situazioni di difficoltà conclamata ma a quelli che si trovano in una difficoltà vicino all’ordinario.

Chi individua le famiglie in difficoltà?

Le famiglie vengono individuate dai servizi sociali o da una rete di associazioni che si accreditano all’interno del progetto. Questa è una delle novità del progetto:  molto spesso le associazioni familiari conoscono bene le situazioni di marginalità sociale delle famiglie del loro territorio di competenza. Spesso queste associazioni danno delle risposte concrete alle famiglie che si trovano in difficoltà. Sono quindi a conoscenza anche di chi non è ancora entrato nel circuito assistenziale ordinario ma che avrebbero comunque bisogno di un aiuto concreto.

Quindi non si lavora sulle emergenze?

No, piuttosto si lavora sulla prevenzione. Si cerca di intervenire prima che delle situazioni diventino emergenze. Vogliamo evitare che si dica: “se fossimo intervenuti prima…”.

Chi individua la famiglia risorsa?

Il Servizio Sociale può scegliere fra le famiglie che si sono dichiarate disponibili all’affido oppure queste famiglie possono essere segnalate dalle associazioni accreditate. La famiglia deve essere pronta ad essere tipo di vicinanza molto più trasversale in quanto non si rivolge soltanto al minore, ma all’ intero nucleo familiare dell’affidato. Molte volte nei progetti di affido manca un programma di supporto alla famiglia d’origine. L’intervento della famiglia risorsa è una risposta concreta a questa esigenza.

La Famiglia risorsa deve seguire un corso prima di iniziare l’esperienza?

Si, le famiglie individuate devono seguire un corso di formazione che viene monitorato dal Servizio Sociale competente. Si tratta praticamente di incontri di orientamento rivolto all’intero nucleo familiare. Oltre questo bisogna dire che il nucleo familiare non viene mai lasciato solo, proprio perché ha alle spalle un’associazione di famiglie che permette sia il supporto logistico sia quello economico.

La famiglia risorsa riceve un contributo economico di circa 400 euro al mese. Anche l’associazione di riferimento da cui proviene la famiglia risorsa, riceve un contributo una tantum che deve essere utilizzato per supportare la famiglia nell’attività d’affido.

Di solito quali sono le difficoltà maggiori che incontra la famiglia risorsa con la famiglia in difficoltà?

Il rapporto che si instaura deve essere pattuito secondo degli accordi consensuali, tutto è basato sulla relazione, che deve essere il più possibile reciproca, ovvero tra la famiglia affidataria e quella affidata non deve esistere né una distanza dal punto di vista logistico né dal punto di vista socio-culturale troppo ampia. Lo scopo è quello di promuovere le risorse della famiglia in difficoltà, sostenendola nel percorso di cambiamento e potenziandone le capacità genitoriali.

Questa prossimità tra le due famiglie ha una scadenza? Questa esperienza finisce come altri affidi?

Si, come tutti gli affidi basati su un progetto, vengono definiti obiettivi specifici ed al raggiungimento di questi il progetto viene considerato concluso.

Quindi possiamo dire che per l’esperienze già concluse i risultati sono abbastanza positivi?

I risultati sono molto positivi. Dire al 100% di successi sarebbe tanto, però ci avviciniamo molto. Ad oggi sono stati conclusi una trentina di affidi e man mano ne vengono attivati di nuovi.

Questo progetto è stato promosso oltre che a Torino anche a Ferrara, quali le differenze?

I cardini progettuali sono gli stessi. Il contesto territoriale di Ferrara è invece molto diverso da quello di Torino: Torino è una città metropolitana con tutte le potenzialità e le difficoltà delle città metropolitane, per quanto riguarda Ferrara,  città con dimensioni più piccole, il progetto verrà esteso a tutta la provincia, con il coinvolgimento dei servizi sociali  ed  il coordinamento del comune di Ferrara.

C’è una piena sinergia tra la vostra Fondazione, le associazioni coinvolte e i servizi sociali del comune?

Si, abbiamo istaurato un ottima collaborazione sia con i servizi centrali degli assessorati alle politiche sociali sia del Comune di Torino, sia del comune di Ferrara.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.