Nell’Europa dei diritti ci sono anch’io!

di Marina Casini

Il 10 e l’11 novembre 2007, mentre i rappresentanti dei principali organismi europei auspicavano l’inserimento della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (UE) nella nuova riforma dei trattati, il Movimento per la Vita italiano, insieme ad altre associazioni per la vita d’Europa e per la famiglia d’Europa, lanciava una petizione chiamata “per la vita e la dignità dell’uomo”.

La petizione vuole essere la voce dei 27 popoli che fanno parte dell’UE affinché siano riconosciuti il “diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale” e i “diritti della famiglia come base della società e dello Stato, fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna che hanno il diritto dovere di educare i figli”.

Il cuore della petizione è il tema della dignità umana, “mistero” presente in tutti e in ciascuno con la stessa forza e la stessa intensità. Il riconoscimento del diritto alla vita dal concepimento è, infatti, la prima espressione della dignità umana e nello stesso tempo indica la famiglia – definita fondamento della società e dello Stato – come il luogo “rivelatore” e “confermativo” di tale dignità.

Le adesioni raccolte saranno consegnate ai massimi esponenti delle istituzioni europee e al Segretario generale dell’Onu nel prossimo mese di dicembre, in occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (DUDU). È nota la svolta di portata storica che questo documento ha rappresentato per il cammino dell’umanità con la sua istanza di universalità e di internazionalità, ma soprattutto con il suo progetto di pace, giustizia e libertà legato alla meditazione sulla “dignità umana”.

Le origini dell’Europa unita si intrecciano con i diritti umani e lo stesso sviluppo dell’UE è legato ad essi. Ogni anno il “compleanno” della DUDU viene celebrato solennemente ed anche quest’anno sono in programma manifestazioni e commemorazioni durante le quali si faranno progetti e si denunceranno le violazioni. Anche quest’anno, com’è successo per gli anni scorsi, la violazione più grave, quella che sovverte la moderna idea dei diritti umani, quella resa legittima dalle leggi, quella che misconosce l’uomo nel più povero, debole e indifeso degli esseri umani, passerà sotto silenzio. In questo modo, però, inconsapevolmente sarà celebrata la “sconfitta dell’Europa”.

Eppure quel minuscolissimo essere umano che dal nulla compare all’esistenza, interpella e provoca tutta la costruzione dei diritti umani: “carte dei diritti” o “diritti di carta”? La risposta dipende proprio dal nostro escludere o includere gli esseri umani concepiti, così come i malati inguaribili e i gravemente disabili nella categoria degli uomini “a pieno titolo”. La risposta dell’Europa è fin’ora stata oscillante e deludente. Sul fronte dell’inizio della vita umana, tantissimi bambini non ancora nati vengono eliminati ogni anno nei moderni ospedali europei o espulsi dal seno materno con le moderne sostanze farmacologiche, oppure trasformati in materiale di ricerca in avanzatissimi laboratori, o sottoposti ad un “controllo di qualità” e gettati se trovati “difettosi”, o ancora trasformati in prodotti congelati con una scadenza di validità… Ingenti fondi europei vengono stanziati per usare embrioni umani come serbatoi di cellule staminali. La  deriva giunge perfino a tentare di inserire l’aborto tra i diritti umani fondamentali.

Sul versante della fine della vita umana è sempre più diffusa l’istanza eutanasica: Belgio, Olanda e Lussemburgo hanno già  legalizza. In Svizzera è previsto il suicidio assistito. In diversi Paesi come Francia e Spagna dopo le normative sul c.d. “testamento biologico” si è aperto un dibattito per introdurre apertamente l’eutanasia.

Per quanto riguarda la famiglia, si chiede l’autorità dell’Europa di garantire il diritto al matrimonio e all’adozione di minori nell’ambito delle unioni omosessuali. Anche su questo fronte ne esce falsificata l’idea dei diritti umani e del principio di uguaglianza.

Non mancano, tuttavia, segnali che invece il tema della vita e della famiglia è caro all’Europa. Solo per fare qualche esempio, si considerino le risoluzioni del 16 marzo 1989 sull’ingegneria genetica e sulla fecondazione artificiale umana in cui il Parlamento europeo si dichiara “consapevole della necessità di proteggere la vita umana fin dalla fecondazione […] individua quale criterio primario per disciplinare la materia […] I diritti e gli interessi del figlio, riassumibili nel diritto alla vita […] alla famiglia […] alla propria identità genetica”. Si pensi, ancora, alla risoluzioni sulla clonazione umana del 2000 in cui si afferma che l’espressione clonazione c.d. “terapeutica” è un inganno semantico che nasconde la disistima per la vita umana allo stadio embrionale.

Nell’ambito di fine vita, il tentativo di introdurre l’eutanasia con una proposta di risoluzione del 1991 è fallito e che nel 1999 il Consiglio d’Europa ha emanato un raccomandazione sui diritti dei malati e dei morenti in cui si fa appello al diritto alla vita e al dovere di non cagionare la morte.

Si può notare che  se la cultura europea è pronta a distogliere il suo sguardo dall’uomo nelle fasi più emblematiche della sua esistenza quando in gioco è l’ “utile”, la  “conquista scientifica”, il primato della concorrenza, è  – però – ancora capace di riconoscere l’uomo se l’uomo le viene presentato al di fuori della rete di interessi che gli stanno intorno.

Ecco dunque il grande significato della petizione europea: pensare e realizzare l’Europa come luogo di promozione dell’uomo senza “se” e senza “ma”; dare solidità e autenticità all’idea dei diritti umani; condurre in Europa un’efficace azione strategica per la vita; mettere a disposizione dei popoli uno strumento educativo e costruire un collegamento europeo operativo tra i vari movimenti che difendono la vita; incentivare quella “mobilitazione generale” da cui “nessuno deve sentirsi escluso”; suscitare una nuova energia per l’ unità dell’Europa in vista di un auspicabile rinnovamento morale, civile e politico; offrire la possibilità di un incontro tra “credenti” e “non credenti”.

Un sogno? No, un progetto concreto e reale se è vero che l’Europa può giocare un ruolo di primo piano per l’affermazione di un’autentica “cultura della vita”. Europa etimologicamente significa “grandi occhi”, “sguardo ampio”. La petizione, dunque, vuole rendere l’Europa davvero capace di vedere fino in fondo l’uguale dignità di ogni essere umano.

Per questo è necessaria l’adesione di associazioni, movimenti e comunità, ma è necessaria anche l’adesione e l’impegno di tanti singoli cittadini.




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