Famiglia e cinema, l’importanza di un’alleanza educativa

di Giovanna Pauciulo

Guardare il cinema e le sue grandi potenzialità nella veicolazione di messaggi positivi, rimettere la famiglia al centro delle pellicole cinematografiche: Punto Famiglia ne ha parlato con il prof. Alfonso Amendola, docente di Sociologia all’Università di Salerno e membro dell’Accademia di Comunicazione di Milano.

Qual è il suo parere sul Fiuggi Family Festival?

Da tempo con i nostri gruppi di studio e lavoro dedicati all’immaginario cinematografico ed audiovisivo dell’Università di Salerno, diamo precise indicazioni su come “vivere” ed interpretare l’esperienza cinematografica. Non soltanto legandola alla sfera del gusto e del piacere (fondanti elementi della fruizione filmica). Ma cercando anche di dare quadri più ampli ed articolati legati al cinema. Formazione, educazione al linguaggio, aggiornamento professionale e “trasmissione di valori”. Ottima quindi l’iniziativa di un festival centrato sui temi dei nuclei familiari.

Questa manifestazione può divenire un’occasione per creare una maggiore interazione tra il mondo cinematografico e quello familiare?

Sicuramente! Il lavoro è lento e graduale. Ma ci sono tutti gli elementi: culturali, formativi, aggregativi, professionali,  per poter creare un concreto e fattivo dialogo tra l’universo familiare e il linguaggio filmico.

Ritiene che questo nuovo modo di fare cinema possa aiutare la famiglia nell’utilizzo dei media?

Sì. Senza cadere in facili trame moralistiche, quello che oggi maggiormente serve per comprendere le complesse maglie del mondo dei media è una chiarezza operativa e la volontà di conoscere fin o in fondo potenzialità ed elementi costitutivi dei media. Ben vengano, quindi, tutte le iniziative che non si chiudono a riccio “contro i media” ma cercano di problematizzarli, guardarli nella loro “complessità” per dirla con Edgar Morin e, ripeto, di conoscerli nel profondo per farne uscire la parte migliore. Quello che serve nell’approccio al cinema, e ai media in genere, è la conoscenza concreta dei meccanismi e la capacità didattica di saper “spiegarne” i valori e le potenzialità. E su questo faccio soltanto tre esempi “a volo”: la centralità che la televisione ha avuto nel processo d’alfabetizzazione degli italiani negli anni 50 (c’è uno storico documentario su questo tema curato da Umberto Eco e Tullio De Mauro); la dimensione di potente socializzazione che il cinema ha da sempre avuto dalle origini ai giorni d’oggi; la possibilità d’arricchimento visivo e visionario del cinema d’animazione per i bambini.

Qual è la sua opinione sul cinema italiano dei giorni nostri?

Ah, la domanda è difficile! Per quanto riguarda la mia personale opinione sul cinema italiano dei nostri giorni, penso che viva un tenue “rilassamento” o una modalità di ripetizioni tematiche che sanno di “già visto”. Serve un cinema visionario, d’avanzamento tecnologico e che sappia entrare nel vero cuore delle cose e delle nostre necessità. Detto questo su una linea di forte avanzamento cinematografico sicuramente trovo centralità, per originalità, competenza, tensione creativa e forza espressiva, autori come Sorrentino, Virzì, Garrone, Martone e alcuni grandi “vecchi” di nome Olmi, Bellocchio e Bertolucci.

Il cinema, straordinario specchio dei tempi, quale scenario familiare presenta?

Mi riferisco unicamente al cinema italico, e posso soltanto dire che sono stanco delle famiglie cinematografiche in eterna crisi, moralmente svuotate e in perenne demotivazione esistenziale. Certo tutto questo è vorace specchio dei tempi… ma la possibilità che il cinema possa essere anche varco alle possibilità, frantumazione di luoghi comuni e sogno che diventa dato reale, è il diktat che mi piacerebbe ritrovare nell’oggidiano e futuro cinema made in Italy.

Rispetto alle nuove generazioni che influenza hanno i film che tendono ad escludere il ruolo tradizionale della famiglia?

Creano soltanto stordimento e confusione. Confermano luoghi comuni.

Un buon film per la famiglia quali aspetti dovrebbe preferire?

Il dialogo, la concretezza, la dimensione di collettività e… il sogno.

Quali sono i film che hanno contribuito alla sua formazione di uomo, genitore e docente?

Altra domanda d’infinito spazio e tempo… Troppi film. Vado per autori. Sicuramente la grande cinematografia classica americana ed italiana (da John Ford a Max Ophuls, Alain Resnais a Jean Vigo, Walt Disney a Orson Welles a Vittorio De Sica, Douglas Sirk a Dino Risi, tutta l’avanguardia cinematografica; Francois Truffaut, Hichcock, Brian De Palma, Clint Eastwood, Elio Petri, Spike Lee oltre quelli precedentemente citati)… no impossibile rispondere (già penso ad una altra decina di nomi basilari). Il cinema è un mondo denso, vorace, pienamente contraddittorio e poi come diceva Gilles Deleuze:

i registi sono filosofi che pensano con le immagini” e quindi come ogni grande azione del pensiero c’è sempre una totalità che colpisce, affascina, invita alla riflessione…




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