Matrimonio, seme di una nuova umanità

di Silvio Longobardi

Lisieux, 19 ottobre: Louis e Zélie Martin sono stati proclamati beati. Nella schiera dei santi, che negli ultimi decenni cresce come un fiume in piena, questo riconoscimento ha un posto speciale, riguarda infatti una coppia di sposi. La loro dunque è una santità coniugale, una santità vissuta nel contesto ordinario di una famiglia. Abituati a vedere le grandi opere dei santi, facciamo fatica a riconoscere che generare figli ed educarli secondo il Vangelo è un’opera santa. Presentando una biografia dei suoi genitori, padre Piero Gheddo, missionario prestato al giornalismo, confessa che pur considerando santi i suoi genitori (Rosetta e Giovanni) era “lontanissimo dal pensare che sarebbe stato intrapreso un processo per la loro beatificazione”. E spiega: “Avevo ancora l’idea che i santi fossero personaggi straordinari, famosi, irraggiungibili, vescovi o fondatori di ordini religiosi, operatori di prodigi, ricchi di esperienze mistiche. Insomma, persone di un altro mondo”.

Quando parliamo di santità coniugale dobbiamo dare tutta l’importanza all’aggettivo. Nella vita dei Martin non troviamo alcuna opera sociale e neppure quell’impegno ecclesiale che oggi viene richiesto ai cristiani “impegnati”. La loro vita è stata segnata da un’esperienza intensa di comunione e da una generosa accoglienza della vita che li ha resi nove volte genitori. Fedeltà e fecondità, i due pilastri del matrimonio, proprio quello che la Chiesa chiede a tutti gli sposi nel giorno delle nozze. È chiaro, la santità richiede che le scelte esistenziali siano dettate da una fede viva che non si arrende dinanzi alle difficoltà. Tale è stata l’esperienza di Luigi e Zelia: la ricerca della volontà di Dio in ogni cosa, la costante preghiera, l’attenzione ai poveri, l’amore per la missione. Era questa testimonianza quotidiana l’anima educativa che ha permesso alle cinque figlie di maturare un profondo amore per il Signore fino a decidere di consacrare tutta la vita a Lui. La loro è stata una vita semplice ed eroica, plasmata dal desiderio di servire Dio solo.

I coniugi Martin si aggiungono ai Beltrame Quattrocchi, beatificati nel 2001. La piccola schiera dei santi sposati cresce poco alla volta ma abbiamo buoni motivi per sperare che la lista diventi anno dopo anno più lunga. La fama universale di santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni, porterà l’annuncio della santità coniugale anche nei luoghi più lontani e permetterà a tanti altri sposi di prendere sul serio il Vangelo dell’ amore e del matrimonio.

Una rivista come la nostra, che nasce dalla fede e vuole nutrire la fede, guarda con immensa gioia questi eventi e vede in essi i primi germogli di quella primavera coniugale e familiare che presto inonderà la vita della Chiesa. La santità, anche quella più nascosta, non rimane confinata nell’ambito ecclesiale, essa contribuisce non poco a rendere più umana la nostra società. Se la famiglia gioca un ruolo decisivo per favorire lo sviluppo di una società dove le relazioni umane hanno un oggettivo primato su ogni deriva tecnologica, quanto più feconde sono queste coppie che fanno del Vangelo l’unica legge di vita. Grazie a loro il matrimonio esce dalla logica privatistica e diviene a pieno titolo seme di una nuova umanità.




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