Sotto il manto della Vergine

di Mariano Rotondo

La famiglia come uno dei solidi rifugi dell’amore di Cristo. Papa Benedetto XVI lo ha ribadito più volte ed a chiare lettere durante la sua recente visita presso il Santuario di Pompei. Una rilevanza donata all’istituto familiare che è rimbombata trasparente e soave insieme alle parole espresse per Bartolo Longo ed alle preghiere rivolte alla Vergine.

Quasi un invito più che una costatazione, quella del Pontefice, che in diverse occasioni ha fatto intendere l’importanza del ruolo dei singoli nuclei a proposito della missione divina. Un concetto espresso nel corso dell’omelia e dell’Angelus nonché durante la recita del Rosario. Tre modi diversi per dire che solo la fede e la preghiera possono fortificare l’unione “casalinga”, tre spiegazioni tanto limpide quanto simili seppur ogni volta bagnate da un succo celeste diverso, omogeneo e ad ogni modo mai ripetitivo. Parole che in qualche misura hanno ulteriormente avvicinato Joseph Ratzinger al “carnale” popolo all’ombra del Vesuvio, contribuendo a rafforzare quel “colpo di fulmine” con la gente già assaporato l’anno scorso con la benedizione servita al capoluogo partenopeo. «Qui, ai piedi di Maria, le famiglie ritrovano o rafforzano la gioia dell’amore che le mantiene unite», ha  affermato con forza il Papa dalla piazza del Santuario mariano.

Un’invocazione che pare essere uscita direttamente dal cuore di Wojtyla, ma che appartiene alle corde del Pontefice tedesco, autore a Pompei e non solo di un autentico richiamo di energie destinato alle famiglie. Intenzioni manifestate, tuttavia, non per puro caso, poiché proprio un mese prima, nella stessa piazza, c’era stato «un pellegrinaggio delle famiglie per la famiglia al fine di affidare alla Madonna questa speciale cellula della società». «Vegli la Vergine Santa su ogni famiglia e sull’intero popolo italiano», ha ancora arricchito Ratzinger la sua intercessione costruendo e cesellando quel tramite che consente all’istituto di poter “agire” per la Vergine attraverso la stessa figura della Madre di tutti, un sottile e profondo canovaccio che parte dalle premesse di quanto avverrà all’alba del nuovo anno, quando già a gennaio ci sarà il VI Incontro Mondiale delle Famiglie. Edizione che si terrà in quel di Città del Messico ed a cui il Vaticano sta spiritualmente lavorando da tempo, importando una traccia del mondo anche a Pompei ed esportando una traccia di Pompei fino in tutto il pianeta. «Invochiamo la materna protezione della Madonna di Pompei su tutti i nuclei del mondo», ha esortato Benedetto XVI, un modo per voler “spalmare” la cittadina partenopea un po’ in tutte le case del globo, a tentare di ribadire quell’essenzialità di famiglia in una società – napoletana ed italiana compresa – che sembra fare sempre più a meno della Fede. Uno spunto derivato dalla famiglia che il Papa giudica essenziale anche per il raggiungimento della santità, evidenziando infatti come i genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino abbiano inciso positivamente durante il percorso della figlia, diventando a loro volta beati nella stessa giornata in cui il Pontefice celebrava messa in piazza Bartolo Longo: «Vi è poi, in questo giorno, un’altra felice coincidenza; proprio oggi, a Lisieux – ha voluto sottolineare il Santo Padre – vengono proclamati beati Louis Martin e Zélie Guérin, genitori di santa Teresa di Gesù Bambino, dichiarata da Pio XI patrona delle missioni». «Questi nuovi Beati – ha aggiunto sapendo di scuotere le coscienze – hanno accompagnato e condiviso, con la loro preghiera e con la loro testimonianza evangelica, il cammino della figlia chiamata dal Signore a consacrarsi a Lui senza riserve tra le mura del Carmelo». Un plauso particolare, dunque, per i genitori che accettarono di buon grado la clausura della loro cara, un forte distaccamento le cui sofferenze non possono essere superiori alla gioia di toccare con mano la prossimità della “bambina”, allevata prima in grembo e poi nella vita, con Dio e la Madonna. A quel punto Ratzinger ha abbandonato qualsiasi ficcante giro di parole per abbandonarsi anima e corpo all’annuncio, riaffermando i concetti accarezzati a lungo nel corso della sua giornata pompeiana. «Pensando alla beatificazione dei coniugi Martin mi è caro richiamare un’altra intenzione che mi sta tanto a cuore: la famiglia – ha spiegato alla platea – il cui ruolo è fondamentale nell’educazione dei figli ad uno spirito universale, aperto e responsabile verso il mondo e i suoi problemi, come pure nella formazione delle vocazioni alla vita missionaria». Nulla di più lampante, insomma, perché chiunque potesse giungere a quello “scatto” mentale che talvolta manca di fronte a situazioni in cui all’interno delle case si “combatte” con la volontà di affidarsi completamente al Signore. Un riferimento alla comprensione, quindi, alla ricerca di quella gioia verso la chiamata che solo la famiglia può rendere assoluta per favorire il processo educativo diretto alla santificazione. Itinerari sovente difficili da scorgere se non con il sostegno profondo della Madonna. Supporto che giunge soprattutto attraverso la preghiera, con l’Ave Maria che nella seconda parte «risuona come la riposta dei figli che, rivolgendosi supplici alla Madre, non fanno altro che esprimere la propria adesione al disegno salvifico, rivelato da Dio». Ancora, dunque, una fase di un discorso proferito da Ratzinger che rivela l’intreccio sapiente tra Madre e figlio, assorbendo intensamente il duplice significato di famiglia intesa come terrena in vista della vita nel regno dei cieli ed innanzitutto celeste, divina, con la Vergine mamma di tutte le mamme e che istante dopo istante svolge teneramente il proprio ruolo d’amore verso la prole umana. E c’è dell’altro «perché – dice infine il Papa – abbiamo anche l’arma spirituale, il Rosario con cui si può lottare contro il male e la violenza e per la famiglia».




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