Una famiglia “regolare”

di Antonio e Fortuna,La compagnia dei felicioni Movimento nazionale di Capodarco

La nostra  casa famiglia è nata undici anni fa, e si chiama “la compagnia dei felicioni” facciamo parte del movimento nazionale di Capodarco. Dal 2002 la casa famiglia vive in una villa del comune di Trentola Ducenta sequestrata alla camorra. Il nostro gruppetto oggi è formato da quattro figli naturali di 16,di 10, di 8,e di 6 anni, e da quattro bambini e ragazzi in accoglienza: due ragazzi di 19 e 18 anni; un ragazzo di 13 anni, una bambina di 9 anni portatrice di un grave disagio mentale, e un bambino di un anno. Quando un bambino, una bambina trova la sua strada siamo tutti contenti, anche se dobbiamo fare i conti emotivamente  con il “distacco”. In questo ci aiuta una psicologa che ci fa “fare i conti con le nostre emozioni”. Il nostro quotidiano si svolge seguendo i ritmi di una normale famiglia “allargata”, a noi cara per le nostre personali storie. Anche noi siamo convinti così come altri addetti ai lavori che troppi educatori sconvolgono la coerenza di un progetto educativo. Le regole di convivenza  sono quelle che appartengono ad ogni famiglia: regole chiare, ma anche flessibili per cui durante la settimana ci sono orari per alzarsi e fare colazione e andare a letto, nei fine settimana invece si dorme di più, e si va più tardi a dormire. Siamo aperti al territorio, ma abbiamo dei momenti in cui il gruppetto esige intimità. Non ci sono visite per i bambini accolti oltre le ore 19.00 quando c’è scuola, perché il momento della cena e del pranzo appartengono alla famiglia tutta. In questi momenti i bambini si aprono al dialogo e al racconto della giornata trascorsa. Ci sono segmenti della giornata in cui io e mio marito vogliamo esserci, perché riteniamo importante la nostra presenza a livello affettivo per i bambini, oltre che un nostro legittimo bisogno: il risveglio al mattino, l’accompagnamento a scuola, il fine giornata. Ai bambini accolti vengono offerte delle opportunità proprie di una famiglia, come lo spazio fisico e relazionale stando attenti però a non sostituirci alle famiglie parentali ma garantendo, assistenza, cura, disponibilità. Nella gestione della casa siamo aiutati da un’operatrice valida e sensibile. Nel diurno, insieme a noi siamo aiutati da due educatori e da qualche volontario. Quando a diverso titolo presentiamo la nostra esperienza, sempre veniamo interrogati sulle reazioni dei nostri figli rispetto al vivere continuamente con bambini in affido. La nostra etica, e il nostro modo di sentire ci impediscono di vedere nei bambini accolti: i cosiddetti bambini difficili, un pericolo per i nostri figli. Noi non siamo, rispetto all’amore familiare, legati alla logica economica per cui, se dai troppo, non resta niente per te.




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