La fatica del cammino

Solo chi accetta la fatica del cammino, può trovare la gioia vera

gruppo

di Giovanna Abbagnara

Spesso la notte prende il sopravvento nel nostro cuore. Il dolore brucia ogni speranza. La paura di soffrire impedisce di esporsi per non farsi male. Ma solo chi accetta la fatica del cammino, può trovare la gioia vera.

Sì, avete letto bene. Voglio scrivere un elogio della gioia. Perché? Perché più avanza l’età – qualcuno dice che la donna dopo i quaranta sa quello che vuole ed è sicura di sé (come se prima avesse vagato nell’oblio!) – più mi convinco che ciò che manca ai nostri giorni è la gioia. Sarà che in questi giorni ho respirato l’aria di Assisi e la perfetta letizia di Francesco, sarà che ho trascorso troppo tempo con un gruppo di giovani che avevano una luce nuova negli occhi e mi hanno costretta a ridere così tanto che a sera prima di dormire controllavo se la mascella era ancora al suo posto.

Sarà che sento spesso i ragazzi utilizzare uno slogan nato qualche anno fa in occasione di una partita di calcio tra Roma e Catania: «Mai una gioia». Un vero e proprio tormentone, diffuso in pochissimo tempo attraverso i social network ed entrato di diritto nel gergo non soltanto dei giovanissimi, ma anche degli adulti. Utilizzato per i titoli di giornale, per le prese in giro tra politici, per i nuovi album dei cantautori, l’aforisma nella sua accezione stempera il clima di delusione che coinvolge qualcuno ogni volta che si riceve una brutta notizia o che qualche progetto non va a buon fine.

Perché abbiamo bisogno di esorcizzare la paura che le cose non vadano come devono andare e allontanare la tristezza che la delusione genera? Più che essere uomini e donne alla ricerca, ci limitiamo ad difenderci da eventuali dolori. Il rischio di uscire troppo allo scoperto, di ferirci, di metterci a nudo quel tanto che serve per sentire il sole sulla pelle o il brivido della neve non è contemplato nel nostro viaggio. Scegliamo sempre di più la formula all inclusive. E così abbiamo smesso di cercare la gioia vera e ci barrichiamo dietro le tende delle nostre labili certezze, lì dove tutto è ovattato ed opaco. E proprio questa opacità ci conforta perché non si deve più scegliere o rischiare, si può stare fermi ad aspettare, avvolti da un torpore e da un grigiore che impediscono alla luce di entrare. E così ci accontentiamo di piccoli attimi di apparente felicità per poi ricadere nel cammino stanco di ogni giorno dove spesso l’unica cosa che sappiamo fare è incolpare gli altri per il fatto che non siamo felici.

Forse bisogna aver vissuto un certo numero di anni come me, essere caduta mille volte, non aver avuto paura di lasciarmi ferire nella relazione con gli altri, essermi inginocchiata decine di volte in un confessionale per rendermi conto che a rialzarmi ad ogni caduta non era la mia capacità di farcela da sola ma la nostalgia di Lui nel mio cuore, la sua voce che mi chiedeva di uscire da me stessa fino a rinnegare ogni mio progetto che non corrispondesse alla Sua volontà. È così che ho capito che la gioia più grande consiste nel non avere paura di mettersi in viaggio, di vivere la vita alla continua ricerca di quella stella capace di orientare i passi, proprio come i magi che “Al vedere la stella, provarono una grandissima gioia” (Mt 2,10).

Gioia: sentimento di piena e viva soddisfazione dell’animo; allegria, letizia, felicità: gioia grande, profonda, immensa; lacrime di gioia. Nella definizione del dizionario Garzanti, la gioia afferisce ad una condizione dell’animo. Non è dunque un sentimento superficiale, passa per la fatica di camminare nella notte, di affrontare le inevitabili difficoltà del viaggio, di restare fedeli alla rotta senza cercare vie di fuga o scorciatoie di emergenza, senza inseguire oasi di felicità apparenti per poi accorgerci come Pinocchio di avere due orecchie pelose.

È la gioia che provi alle 7 del mattino di un 29 dicembre quando ti ritrovi con un gruppo di giovani addormentati all’Eremo delle Carceri, dove San Francesco si ritirava per lunghi colloqui con il suo Signore e ad una temperatura al di sotto dello 0° volgi il tuo sguardo al sole che sta per alzarsi e pensi che tutto l’universo è contemplato in quel frammento di Creazione davanti ai tuoi occhi. E che da domani il viaggio della vita continua ma che nessuno ti ruberà la gioia perché non è una conquista ma un dono che viene dall’Alto, a patto di essere disposti a cercarlo.




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4 risposte su “Solo chi accetta la fatica del cammino, può trovare la gioia vera”

Giovanna grazie! Vorrei aggiungere una mia povera riflessione: La gioia è una nostra responsabilità quotidiana, richiede rinunce e sacrifici. È un percorso lento e orientato verso l’Amore cioè Dio. È scegliere istante per istante di rimanere in Lui.
Annarosa

Grazie davvero per aver condiviso quest’esperienza.
Abbiamo bisogno di “,vedere” ciò che non riusciamo più a vedere pur essendo tutto davanti ai nostri occhi. Credo che la gioia_ questo sentimento di piena soddisfazione dell’ animo – sia quell’ aspetto del nostro essere uomini…che in qualche modo ci avvicina a Dio .
Più riusciamo a “spogliarci” di noi stessi per ritrovare Dio in noi più siamo capaci di gioire …anche delle cose più semplici ma autentiche.
Più invece ci ” imbottiamo” di cose e di rumori più siamo insoddisfatti ..fin nel profondo dell’animo” .

Grazie Giovanna per questa tua condivisione!
Assisi è sempre un luogo affascinante e straordinario da visitare almeno una volta l’anno per ascoltare meglio la voce dell’Altissimo, così come lo chiamava S. Francesco.
Anche io domani con la mia sposa sarò ad Assisi e faremo tesoro di quanto hai detto: “È così che ho capito che la gioia più grande consiste nel non avere paura di mettersi in viaggio, di vivere la vita alla continua ricerca di quella stella capace di orientare i passi, proprio come i magi che “Al vedere la stella, provarono una grandissima gioia” (Mt 2,10).
Un abbraccio in Cristo.
Alfredo.

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