Amnesia

La fatica di essere madre

di Michela Giordano

Dimenticare un figlio in auto: siamo proprio sicuri che a noi non potrebbe mai succedere? È facile sentenziare sulla vita degli altri, molto più difficile è comprendere e accogliere il grido di disperazione delle persone che ci stanno intorno.

Lo scorso mese di giugno una bimba di 18 mesi è morta, per mancanza di ossigeno, nell’auto della propria mamma, la quale, andata a lavorare non si era resa conto di aver portato la piccola con lei. La questione è delicata. Appena ho letto la notizia, non lo nego, ho appellato quella donna scorrendo l’intero alfabeto degli insulti. “Non è possibile, ma come ha fatto?”.

Due giorni dopo è capitato a me. Sia chiaro, non ho scordato la mia bambina, Aurora, due anni, in auto, né l’ho esposta a pericolo alcuno. Con un’amica e le sue figlie eravamo andate ad una manifestazione sportiva: c’erano i gonfiabili, le altalene, i campi da gioco. Sta mettendo i canini e da 15 giorni è un continuo di richieste di attenzioni, lamentele, capricci per la pappa, notti insonni. Mentre passeggiavamo, improvvisamente sconvolta, chiedo alla mia amica: “Oddio, ma Aurora dov’è?”, convinta di averla persa, in quella moltitudine di ragazzini. Ce l’avevo in braccio. La mia amica mi ha guardata e ha esclamato: “Michela, hai bisogno di riposare!”.

Essere madre è faticoso. Non dico psicologicamente, ma proprio dal punto di vista fisico. Nessuno lo dice mai perché “fa brutto”, ma è molto faticoso. Non una leggera stanchezza, ma proprio uno spossamento che, a volte, pensi con rammarico a quando l’unica preoccupazione era dove trascorrere il week end.

Sono attimi, ma capita. Così come capita di togliere di mezzo soprammobili, ammennicoli, ricordi di viaggio, tutto ciò che possa complicare la sistemazione di casa, perché, quando la cucciola va a nanna, l’unica cosa che desideri è dormire. Ho il privilegio di poter stare a casa e di potermi occupare esclusivamente della mia famiglia. Non so come facciano le mamme lavoratrici. Con tutto l’aiuto possibile, sono le mie eroine.

Dopo l’episodio dello stadio, ho compreso il “non mi ero accorta” di quella madre disperata e alla mia precedente invocazione di gogna ho sostituito una grande pietà. Ho recitato per lei, e per la sua piccola, un’Ave Maria e ho ricordato a me stessa di non commettere l’errore che tante volte ho rimproverato alle altre: “Salire in cattedra (mia nonna diceva “sul cerasiello”) e dare lezioni”.

Sui figli degli altri sappiamo sempre tutto. Sull’educazione altrui potremmo scrivere dei trattati. E invece no: so che i tablet fanno male ai bambini piccoli, ma, qualche volta, se mi servono 10 minuti per andare in bagno, piazzo Aurora davanti a Peppa pig. Sì, tra un pasto e l’altro non si dovrebbero concedere “schifezze”, ma se, al momento del conto al supermercato, non sta ferma un attimo, le piazzo seduta nel carrello e le faccio scartare un ovetto di cioccolato. È vero, non è sportivo, ma le ho insegnato a dire “Juve cacca” e non la correggo, perché “tanto se lo scorderà crescendo”.

Con i figli si sbaglia. Certo, non fino al punto di provocarne la morte, però capita. Sono vicina a quella madre. Le chiedo scusa anche se a distanza. Poi subito mi domando: riuscirà mai lei a perdonare se stessa?




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.