La vita vince

Mi vuoi con te mamma?

di Giovanna Abbagnara – g.abbagnara@puntofamiglia.net

Scrivo a voi donne, solo voi potete comprendere più di tutti il valore della vita e rispondere alla domanda che ogni figlio dal momento del concepimento rivolge alla sua mamma: “Mi vuoi con te?”.

Cara amica,

sono una donna come te e anche una madre che ama profondamente i suoi figli: quello che è nato e quelli che sono tornati in patria a poche settimane dal concepimento. Sento un desiderio immenso di scriverti in questo giorno in cui celebriamo la Vita come Chiesa italiana. Chi più delle donne può comprendere cosa significa portare un figlio nel proprio grembo? Desiderarlo così tanto perché tarda a giungere? Chi più di noi conosce cosa significa svegliarsi una mattina, guardare il calendario e accorgersi che l’appuntamento mensile dell’orologio biologico è saltato? E poi, contare, contare una infinità di volte, sembrando una bambina delle scuole elementari che fa i conti con le mani, nella speranza o nella paura di dare credito a quello che il cuore già sa?

Quando si scopre di attendere una nuova vita, istintivamente la mano si posa sul grembo quasi a voler subito toccare, proteggere quel figlio. Sì, un figlio, mio figlio, tuo figlio. Un bambino che si affaccia timido alla vita e si presenta innanzitutto al cospetto di noi madri e chiede il permesso di restarci. “Tu mi hai fatto come un prodigio”. In un attimo davanti ai nostri occhi il passato e il futuro si contendono il primo posto mentre esiste solo il presente. L’oggi della tua vita è quel bambino che vive dentro di te. Lo so, hai paura. Anche io ho avuto paura. Abbiamo tutte paura, sia quando lo desideriamo, sia quando arriva nel momento sbagliato.

Sarò una buona mamma? Sarò in grado di accudirlo? Potrò dargli tutto quello di cui ha bisogno? Sarà in buona salute? E se avesse qualche malattia o disabilità, come farò ad affrontarla? Vedi, cara amica, queste sono le nostre paure. Il nostro bambino invece è più semplice, come solo i piccoli possono esserlo. A lui non interessa se siamo belle, truccate e in forma, se siamo riuscite a conseguire dei titoli nella vita o a realizzare la professione dei nostri sogni. A lui non interessa se vivrà in una villa lussuosa o al piano terra delle palazzine popolari. A lui non interessa se nella vita potrà vestire firmato o andare in giro con degli abiti poco costosi ma puliti e sempre profumati. A lui non interessa se vivrà su una sedia a rotelle, o dovrà affrontare operazioni in ospedale, o essere accompagnato a scuola dalla maestra di sostegno. Al nostro bambino interessa solo che noi rispondiamo ad una domanda: “Mi vuoi con te mamma?”. “Vuoi prenderti cura di me? Vuoi darmi la possibilità di nascere, guardare i tuoi occhi, sentire il profumo della tua pelle che è il più bello del mondo? Vuoi prendermi tra le braccia dopo aver attraversato la fatica del parto e calmare il mio cuore che batte all’impazzata? Vuoi continuare a parlarmi quando nei primi giorni di vita, riconosco solo il suono della tua voce che per nove mesi mi ha cullato e accompagnato?”.

Tu lo sai che quella vita che hai scoperto essere dentro di te non è un grumo di sangue e cellule. Tu lo sai che è tuo figlio. Tu lo sai che se oggi rinunci a lui non ci sarà un altro figlio uguale. Non dare credito alle tue paure, zittisci ogni ansia, zittisci soprattutto le voci che intorno a te ti chiedono di eliminare il problema. Quel figlio è stato affidato a te. Sei tu che devi rispondere della sua vita. abbi coraggio, amica mia, cerca aiuto se ne hai bisogno. Tu non immagini quante persone troverai ad aiutarti. Non sei sola. Asciuga le lacrime. Togliti dal viso quel sorriso finto di chi pensa che in un paio di giorni risolverà il problema. Non ti credo. E non ti crede nemmeno tuo figlio.

Sei una donna, sei una madre. Salva il tuo bambino dalle ideologie, dalla libertà di scelta, dalla paura di non farcela. Ce la puoi fare. Tu sei forte, la forza è già dentro di te. Forza rispondi al tuo bambino: “Sono qui e ti proteggerò da ogni male, io custodirò la tua vita”.

 




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