VITA

“Sarà vero che la mia vita vale più di mio figlio?”

genitori, figli,

(foto: @Evgeny Atamanenko - Shutterstock.com)

Storia di Maria raccontata da don Gianluca Coppola

Oggi la storia di una ragazza che accoglie il dono del Natale e nel presepe trova la forza di ricominciare una vita nuova: “Un presepe mi ha riportata alla realtà, alla mia essenza. Io non sono la Madonna, ma voglio credere nella vita come ha fatto lei”.

«Oggi ho nel cuore un grande dolore. Il dubbio e il dilemma sono diventati addirittura dolore fisico, li sento sotto pelle e nello stomaco. La nausea mi impasta la bocca. La paura mi tiene immobile e in silenzio. Eppure devo alzarmi, mi aspettano, è tutto fissato!

Mi chiamo Maria, non mi ero presentata. Ho diciannove anni e vado all’università. Frequento la facoltà di Lettere e faccio esami come un treno. Sei mesi fa ho conosciuto Diego ed è stato amore a prima vista. Studia Medicina, è molto bravo, tra poco si laureerà, sarà un bravissimo medico. Mia madre mi aspetta già in macchina, ieri sera prima di dormire è venuta a darmi un bacio e mi ha detto che andrà tutto bene, che questa storia ce la lasceremo alle spalle e che il tempo aggiusta ogni cosa. Che alla fine ho preso la decisione giusta e ho fatto bene a prenderla da sola, senza interpellare Diego: il corpo è mio. Levato questo peso, questo intralcio (così lo ha chiamato!), sarò felice e tranquilla e anche la mia relazione con Diego potrà continuare senza fastidi.

Eppure non è che mi sia tanto tranquillizzata. Quello che lei ha chiamato “intralcio”, “fastidio”, io lo sento forte dentro. E un intralcio non credo pesi tanto. Il mio corpo, poi. Sarà anche il mio, ma non mi ricordo quando ho deciso come dovesse essere, sarà veramente solo mio?! Quello che mi cresce dentro è pur sempre figlio di una scelta, di un gesto, non è capitato! Non riesco a trattarlo come un “intralcio”.

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Ieri sera ho pregato, forse l’ultima volta lo avevo fatto alla Prima Comunione. Ma mi è venuto facile, e ho pregato il buon Dio, affinché abbia la forza, affinché mi dia un segno. Faccio le scale lentamente con le gambe come piombo e il cuore in frantumi. Non so se voglio più farlo, non so se voglio ancora abortire! Perché il peso che ho dentro è un bambino! Oggi sono incinta da ottantanove giorni e sto andando ad abortire. Tutti mi hanno detto che il mio futuro è più importante di mio figlio, che sono troppo giovane per fare la madre e che interventi come questo ormai sono di routine, una ruotine che non fa male a nessuno. Nessuno sentirà dolore. Nessuno a parte mio figlio. La mia vita vale davvero la sua? E poi in fondo davvero metterlo al mondo vuol dire perdere la mia vita?

Penso e ripenso a tutti i grandi uomini della storia e immagino se avessero avuto una mamma come me, incapace di accoglierli. Non avremmo avuto neanche l’idolo di Diego, Cristiano Ronaldo. Anche lui stava per essere abortito, mi ricordo quando mi ha raccontato questo aneddoto, mi ricordo l’espressione sul suo viso. Oggi penso a me e alla mia vita, è bella! Vorrei continuare a viverla senza l’incubo di un pentimento simile. Tra un po’ sarò sdraiata su un letto d’ospedale, dove ho scelto io stessa di essere ricoverata, e provo a immaginarmi nel grembo di mia madre. E se lei lo avesse fatto con me?

Intanto mamma corre, sfrecciando sulla strada verso l’ospedale, con la foga di chi ha commesso un reato e vuole mettersi in salvo. Siamo arrivate.È tutto così asettico, è tutto così senza luce. Non c’è un buon odore, tutto puzza di malato, ma io non sono malata!

Quando ho scoperto di essere incinta ho voluto fare lo stesso l’ecografia, e ho scoperto qualcosa di incredibile. Per quanto minuscolo, a quest’esserino non manca niente. Si vedeva persino il cuore che batte! Assurdo! Per tutta la vita il cuore non lo vediamo, nascosto dentro al petto a racchiudere ogni cosa, la vita stessa, ma è il primo organo che si vede, che si sente. Così evidente in un’ecografia! Non posso farcela!Dio mio dammi un segno! 

Lascio roteare gli occhi come a caccia di un appiglio. Alle mie spalle, proprio nell’atrio del nosocomio gli infermieri stanno finendo di allestire un grande presepe, mi avvicino. La paglia, il bue, l’asinello e al centro una donna, voglio leggere nei suoi occhi la mia stessa paura. Come hai fatto a sfidare tutto e tutti? Come hai fatto ad essere così forte, a far vincere la scelta migliore? Quella statuina guarda un bambino, il suo. C’è dolcezza nei suoi occhi, la convinzione di aver detto per il bene, per la vita! Il freddo, Betlemme, l’ignoranza della gente non hanno fermato la forza di una madre. E io? Un presepe mi ha riportata alla realtà, alla mia essenza. Io non sono la Madonna, ma voglio credere nella vita come ha fatto lei. E sarà debolezza per voi, ma voglio chiederle aiuto, a lei che ci ha creduto!

“Mamma, io non voglio più abortire!”, guardo in lacrime mia madre.”Capisco tutto, ma non credo che riuscirei a ringraziarti neanche di avermi portata in una clinica privata, di questi 2000 euro spesi per uccidere”. La signorina all’accettazione ci guarda in silenzio, sembra impassibile, ma con voce seccata aggiunge: “Se fossi andata in un ospedale pubblico avresti dovuto pagare comunque nel caso avessi cambiato idea! Sai quante come te sono venute ad abortire dal 2002? Oltre 1 milione e settecentomila! Signora, sua figlia ha scelto di non aggiungersi all’elenco, le vuole dare un nipotino, se lo tenga e sia felice. Una notizia così a Natale è una buona notizia. La ragazza ha dato una lezione ad entrambe, meglio godersi quest’incanto e restare in silenzio”.Mia madre mi guarda, piange, trema, mi sorride! Forse ha capito anche lei. Forse l’immagine di quel presepe ha aperto anche il suo di cuore. Mi abbraccia.

“Mamma, mamma!”, è mio figlio Andrea.Sono passati quattro anni da quel giorno, ci ripensavo proprio adesso mentre sistemavo le statuine del presepe. Con Diego poi ci siamo sposati qualche mese dopo, senza una lira ma con la speranza nel cuore. Ancora oggi non so bene cosa sia successo quel giorno, ma so che la mia vita è cambiata per sempre. E per quanto è difficile, ora ha più senso. Quest’anno andremo anche tutti e tre insieme allaMarcia per la vita a Roma, per ricordarci che la vita dall’uomo mai può essere tradita!».

Tra poco nascerà Gesù, il Re dei Re, vero Dio e vero uomo. Il Verbo incarnato viene ad insegnarci l’incanto della vita, quella meravigliosa forza che ho provato a raccontare in questa breve storia. Perché la gioia vera arriva sempre come qualcosa che sembra traumatico, ma la nostra vita vale molto di più della paura, dell’orgoglio, dell’idea di poterci auto-realizzare. Eppure questa storia vuole anche mostrare come il più piccolo dei gesti, come allestire un presepe, non è mai insignificante!Possa Maria Santissima accettare i nostri sforzi. Il dolore, il sudore, le lacrime del nostro apostolato, che ha anche momenti molto amari. Oltre l’amarezza c’è la luce del Natale! Ecco il senso, la bellezza. Ecco il nostro posto davanti al sacro presepe!

Santo Natale del Signore Gesù,
padre Gianluca




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