Il valore di una vita Aborto: l’ipocrisia “double face” dei nostri giorni Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 11 Giugno 2020 Nessun commento su Aborto: l’ipocrisia “double face” dei nostri giorni di Chiara Chiessi, Universitari per la Vita Il popolo del web si straccia le vesti per la morte dell'elefantino non nato e giustamente lo chiama figlio, ma nello stesso tempo sostiene il fantomatico diritto all'aborto chiamando il bambino nel grembo materno feto o grumo di cellule. C’è qualcosa che non va. Nei primi giorni di questo mese, c’è stata una notizia che ha fatto il giro del mondo: in India, precisamente a Kerala, è morta un’elefantessa ed il cucciolo che portava in grembo, per aver ingerito accidentalmente un ananas di petardi, messo dai contadini allo scopo di proteggere i campi dalla devastazione dei cinghiali selvaggi. Per errore, dunque, la povera elefantessa ha ingerito il frutto ed è morta dopo diversi giorni di agonia. Inizialmente, la notizia era stata riportata in modo incorretto, dicendo infatti che alcuni contadini avevano dato appositamente l’ananas all’elefante per vederla poi soffrire per divertimento. Successivamente alcune testate hanno rettificato, anche se dei dubbi rimangono visto che il Ministro dell’Ambiente ha reso noto che il governo avrebbe preso tutti i provvedimenti necessari per fare chiarezza sul caso. Ad ogni modo, la reazione del popolo del web alla notizia è stata immediata: lunghissimi post di persone che giustamente condannavano l’atto, dicendo che l’umanità aveva fallito, arrivando a desiderarne l’estinzione. L’elefantessa si trovava circa al secondo mese di gravidanza; quello che stupisce è che chi ha commentato la notizia, non ha chiamato l’elefantino nel grembo della madre “grumo di cellule”, “tumore”, o “un pezzo di utero”, ma l’hanno chiamato, come la realtà impone: figlio. Leggi anche: 80 milioni per combattere il Covid? A chi? Alla Planned Parenthood ovviamente… Per i bambini invece ci inventiamo tutte le menzogne possibili pur di “giustificare” la loro uccisione, dicendo che non sono autonomi, non sono persone, non sono senzienti, sono una “protuberanza” del corpo della madre ecc… Fermo restando ovviamente che uccidere gli animali per divertimento, anche se qui non sembra il caso visto la rettifica della notizia, è un atto di grande crudeltà, non comprendiamo l’ipocrisia di coloro che si stracciano le vesti per la morte dell’elefantessa e del suo cucciolo, e poi scendono in piazza per difendere la 194 ed il “diritto” all’aborto. I decessi per aborti sono stati, solo nel 2019, più di 40 milioni e nessuno si scandalizza per questo. È giusta la compassione per il piccolo elefante mai nato, ma quella per i bambini che non vedranno mai la luce a causa dell’aborto? Se non riusciremo a proteggere i nostri bambini, se non ci alzeremo in piedi ogni volta che la loro vita sarà a rischio, allora sì che veramente possiamo dire che l’umanità avrà fallito. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag aborto, Chiara Chiessi, Elefantessa, India ANNUNCIO ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: Una centrale di intercessione. Lettera di un’abbadessa Giovanni Paolo II e i giovani: alcuni aneddoti raccontati da Padre Luca Frontali Perché Giovanni Paolo II è “il Papa della famiglia”? La parola a Padre Luca Frontali Antonia Mesina: vita e purezza custodite come tesori Recitare le lodi e leggere il vangelo in famiglia? Per noi, un appuntamento fisso! La libertà, tutta la libertà senza sentire ragioni. Abortisti e pro-life a confronto Aborto come diritto nella Costituzione dell’Unione Europea? Ecco tutte le contraddizioni Quando Gesù spiegava che la donna non è una “cosa” e la meta dei coniugi è il Paradiso Trasmettere la fede ai figli? La mia vita cambiò quando iniziammo a pregare in famiglia A chi fanno paura i volontari della Vita?