Come facciamo a capire se ci amiamo davvero?

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Le coppie davvero credibili sono quelle unite, e le coppie unite sono quelle in cui l’uomo e la donna hanno stretto un’alleanza. Ecco cosa fa da discrimine tra una relazione destinata a durare e una relazione destinata a finire (o a ferire). Il punto è se è avvenuta o no un’alleanza… 

Qualche giorno fa mi sono capitati sotto agli occhi, sui social, i video e le foto del matrimonio di una mia conoscente. Lei sa chi sono, io so chi è lei, ma non abbiamo un rapporto di amicizia. 

Siamo quasi coetanee, ma le nostre strade si sono solo sfiorate. Però so da terze persone che è davvero una brava ragazza: seria, studiosa, disposta all’impegno e al sacrificio. Lavora con i bambini e so che ha una grande sensibilità. 

Di suo marito dicono che sia ricco di energie: sportivo, pieno di passioni, impegnato sul lavoro e con il sogno di avere una famiglia. 

Stanno insieme da sette anni. Questo dato, da solo, non è indicativo di una relazione solida, il punto è come si sono vissuti gli anni di preparazione al matrimonio. 

Io non so come li hanno vissuti, ma, guardandoli, traspare in loro qualcosa che non in tutte le coppie si vede.

Mi sono domandata per giorni cosa fosse, questo qualcosa che mi trasmettevano (dato che neppure li conosco bene!) poi, leggendo una dedica che lui le ha scritto, ho capito: le coppie davvero credibili sono quelle unite, e le coppie unite sono quelle in cui l’uomo e la donna hanno stretto un’alleanza.

E da fuori, chi li guarda, vede questo: sono alleati. 

Ecco cosa mi ha colpito. 

Ecco cosa fa da discrimine tra una relazione destinata a durare e una relazione destinata a finire (o a ferire). Il punto è se è avvenuta o no un’alleanza sincera (non di opportunismo o di facciata). 

Allearsi significa sapere che non sei più solo, sola: che ora siete in due, qualunque cosa accada. Significa avere trasporto per l’altro (un amore sponsale senza passione non è amore) e al tempo stesso aver coltivato un’amicizia. Significa correggersi, ma stimarsi nel profondo. Significa riporre fiducia l’uno nell’altra.

“Eh, ma nella vita non si sa mai”; “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”; “Nessuno conosce il futuro: non posso assicurarti che staremo insieme tutta la vita”; “Stiamo insieme finché dura”; “Non posso consegnarmi a qualcuno, e se poi mi ferisce?”

Chi la pensa così e ha una relazione non può dire ancora di aver stretto un’alleanza con l’altra persona. 

Allearsi, in amore, significa che io ti consegno la mia vita e tu fai lo stesso; che non mi tengo nel cassetto dei piani B, che non ti dico “ti amo” se contemplo ancora la possibilità di lasciarti. 

Siamo abituati a vedere relazioni dove si sta insieme più per gioco, che per amore o relazioni in cui non si riesce a creare una reale intimità, una reale comunione. Sono le famose case costruite sulla sabbia, di cui ci parla il Vangelo.

Leggi anche: Ci sono “nuclei di morte” nella vostra coppia? Riflettendo con Padre Giovanni Marini (puntofamiglia.net)

Questi due ragazzi, invece, sono cresciuti l’uno a fianco all’altra: si sono messi insieme poco più che ventenni, hanno affrontato le tappe della vita adulta insieme. Si sono supportati, sopportati, aiutati, sostenuti. 

Non esiste relazione sana senza che i due crescano, personalmente e come coppia.

Le coppie che scoppiano sono quelle in cui ciascuno (o almeno uno dei due) rimane identico a com’era prima che la relazione iniziasse. L’amore è un cammino, è una scalata. E la strada si fa insieme.

Stiamo parlando, da qualche settimana, dei nuclei di morte. 

Alcuni dei nuclei di morte individuati da Padre Giovanni Marini che impediscono il crearsi di una vera unità sono questi: 

  • Bugie destabilizzanti: è tipico di una psicologia fragile. «Non gli ho detto questo perché poi… Ma dopo se lo scopre…».
  • Rapporto idolatrico: significa che tu dal partner ti aspetti che ti faccia da dio, che sia la sorgente della vita. Ma Dio è un’altra cosa.
  • Silenzio di copertura: certe aree della personalità fanno soffrire; la persona tende a rimuoverle e per questo evita a chiunque di entrare nel suo profondo.

Se non ci sono fiducia e sincerità, se non si permette all’altro di essere sé stesso (perché lo si idolatra e lo si investe di aspettative irrealistiche), se non si entra in intimità – tanto da vivere realmente come un noi – la relazione non può durare o almeno non può durare nell’amore.

Io non so se questa coppia abbia superato tutti i possibili nuclei di morte che rischiano di rovinare una relazione, ma una cosa è certa: la sincerità del loro affetto arriva e fa bene al cuore.

Ho riflettuto per giorni, chiedendomi cosa avesse potuto colpirmi così tanto. La risposta che mi sono data è che l’autenticità non si può confondere. 

Come dice Chiara Corbella, siamo stati creati per la Verità e quando la Verità dell’amore si palesa, non è possibile fraintenderla. 

Tanti mi chiedono: “Ma io come faccio a capire cosa sia amore e cosa no?”

La risposta, per me, è questa: guardare le coppie che si amano davvero. Le riconoscerete, nella massa. Basta solo affinare lo sguardo.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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