MATERNITÀ E CARRIERA

La massima aspirazione delle donne? Diventare Rita Levi Montalcini, non madri. Parola di Elly Schlein

European Commission (Jennifer Jacquemart), Attribution, via Wikimedia Commons

Secondo una recente dichiarazione di Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, la massima aspirazione di molte donne dovrebbe essere diventare Rita Levi Montalcini e non madri. Come se l’amore per un figlio dovesse necessariamente tagliare fuori altre aspirazioni o mettere al mondo una nuova creatura non sia già di per sé un dono per la società intera…

“Noi non pensiamo che la massima aspirazione di una donna sia quella di essere madre. Il contributo delle donne alla società si misuri sul numero dei figli. L’ambizione di tante deve essere quella di diventare Rita Levi Montalcini”.

È una dichiarazione di Elly Schlein, segretaria del PD, la quale probabilmente crede di rendere omaggio alla ricchezza che il genio femminile porta nell’intera società (a prescindere dall’aver generato o meno dei bambini). Tuttavia, lo fa in modo un po’azzardato, con un’uscita che può essere interpretata in modo decisamente fuorviante e pericoloso, per vari motivi. Eccone alcuni:

  1. Indirettamente si sta dicendo alle donne che: o saranno mamme, o saranno potenziali Rita Levi Montalcini. Non è letale per l’umanità intera pensare che i figli siano il principale ostacolo che le donne possono incontrare nel mettere a frutto i loro doni?  
  1. Indirettamente si sta ammettendo che la politica nel nostro paese, o almeno una parte di essa (quella rappresentata dalla Schlein?) non è in grado di guardare alla donna a 360° e di pensarla realizzata come custode della vita nascente e al tempo stesso prezioso contributo per la vita sociale (vita sociale che comunque comprende vari ambiti: sono davvero tanti i campi in cui lo specifico femminile può offrire un valido e insostituibile contributo!). 
  1. Si propone uno stereotipo ben preciso: quello della donna in carriera che non ha tempo per la maternità. Di fatto, poi, è la stessa visione con cui le donne devono lottare nei loro ambienti di lavoro quando osano diventare madri. È proprio su questo punto che le donne – perché molte i figli li desiderano – vorrebbero trovare sostegno dai politici, tantopiù se le politiche che dovrebbero rappresentarle sono donne! 
  1. Il partito democratico da sempre vanta di voler favorire le pari opportunità. Non dovrebbe essere proprio compito di personalità come la Schlein (rappresentante delle donne, in quanto donna e delle minoranze, almeno a detta del partito) impegnarsi perché tutte e tutti seguano le proprie inclinazioni (madri o padri, uomini o donne, ricchi o poveri)? O la donna per avere un posto in certi ambienti deve rinunciare alla sua capacità generativa? Curioso che si tacci di maschilismo e di arretratezza culturale la Chiesa, ma è nella Chiesa – e, a quanto pare, non ancora nel PD – che si propone come modello una donna, madre di quattro figli, che non ha rinunciato né alla sua missione di medico né alla gioia della famiglia, come Santa Gianna Beretta Molla
  1. La Schlein rischia di mostrare un mondo polarizzato, dove abbiamo un sotto popolo che continua a fare figli (l’idea del proletariato, da qualche parte, sarà pure sopravvissuta) e un altro popolo, quello maestro, quello che guida la società, che porta avanti la bandiera della scienza e dell’Italia nel mondo, che si occupa delle cose importanti. E dire che questa visione un tempo ce l’avevano gli uomini, ai quali rinfacciamo di aver oppresso le donne per secoli…

Leggi anche: Vandalismo verso CAV di Padova: una carriola di letame non spegne l’amore per la vita (puntofamiglia.net)

  1. In questo mondo polarizzato a pagare le pensioni delle molte Levi Montalcini senza figli devono essere i figli delle serve della gleba: quelle che si sono accontentate di qualcosa che non può essere “la massima aspirazione di una donna”, quelle che non hanno realizzato sé stesse (perché solo madri). A qualcosa serviranno pure loro, no? Quindi si sta ben attenti ad affermare che non tutte le donne devono aspirare a tanto: tante è sufficiente. Qualcuno dovrà pure permettere una vecchiaia agiata a chi ha potuto dedicarsi alla vita vera senza l’intralcio di bambini. Se non è questo il pensiero che soggiace al pensiero della segretaria del Pd – forse mi sono spinta oltre? – aspettiamo che ci spieghi in quale altro modo pensa si possa garantire una vecchiaia dignitosa a tutti…
  1. Un simile impianto filosofico e politico, portato alle estreme conseguenze, fa male alle donne tutte. Ferisce ed umilia quelle che sentono la vocazione ad essere madri e basta (Un po’ forte la frase “Noi non pensiamo che la massima aspirazione di una donna sia quella di essere madre”, non trovate?), al tempo stesso scoraggia quelle che hanno delle ambizioni lavorative, ma desiderano anche veder fiorire la vita nei loro grembi. Infine, fa credere a coloro che non vogliono figli di avere un posto privilegiato in certi ambienti, a discapito di chi ha “l’intralcio di un bambino”, spaccando l’universo femminile in due e creando una sorta di rivalità tra le mamme e le donne “Children free”. Insomma, a chi abbiamo reso un buon servizio?

Probabilmente la Schlein pensava di fare giustizia alle donne, difendendo il loro diritto a non essere madri. Eppure, forse non si rende conto di quanto ideologica e dannosa sia una visione così dicotomica. Perché una donna vuole vedere garantito il suo diritto ad essere madre. Che poi scelga liberamente di non esserlo è tutto un altro discorso.

Una piccola nota personale. Sono diventata mamma giovane. Avevo venticinque anni, ero appena laureata e non lavoravo. Perché il mio sogno era prima di tutto quello di diventare moglie e mamma. 

Poi sono arrivati i traguardi nel mio campo di scrittrice (ho pubblicato un solo libro prima della nascita dei bimbi, altri diciotto da quando sono con me), è arrivato il lavoro di giornalista, il dottorato, sono arrivate le tante presentazioni di libri che mi portano a girare l’Italia intera, a volte con i bambini a seguito, a volte da sola, perché grazie a Dio abbiamo una famiglia unita, dove ognuno aiuta l’altro a realizzare i propri sogni.

Gentile signora Schlein, la invito a rivedere il suo pensiero o quanto meno a formularlo meglio. Primo perché non spetta a voi politici dire quali debbano essere le nostre ambizioni (e sì, la massima ambizione di una donna può essere diventare madre: io sono tra quelle, nonostante abbia una carriera avviata…), secondo perché essere mamme non è un intralcio, non è una vocazione di serie B. 

Le svelo un segreto, forse non troppo politicamente corretto: sono stati proprio i miei figli a tirare fuori il meglio di me, anche nel mondo del lavoro. Sono stati loro il motore più grande per cambiare dove era necessario e mettere a frutto i miei talenti. Non tutte saranno madri, non tutte devono esserlo e se intendeva dire questo le do ragione (c’è una diversità di carismi, nel mondo… non so se ha presente, nel suo immaginario, anche le tante missionarie sparse nel pianeta che diventano madri senza generare) ma a voi politici spetta e spetterà sempre il compito di spianare le strade perché la vita fiorisca. 

C’è una frase che mi colpisce molto di Giuseppe Moscati, medico: “Non la scienza, ma la carità salverà il mondo”. A mio avviso vale per tutti. E per tutte. 

Che si seguano le proprie aspirazioni, certamente, senza dimenticare, però, che la vita vera si realizza sempre anzitutto quando si ama.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.