6 Aprile 2024

“Sii un ostensorio, una “particella d’eucarestia” che si dona”, una mamma scrive ad una figlia

“Mia cara Enrichetta, fa’ della tua vita una lode perenne a Dio – un inno d’amore soprannaturale a tutte le creature, nostre sorelle – una dedizione generosa e giocondo che non abbia confini. Fa’ conoscere Gesù attraverso l’anima tua. Sii un ostensorio, una “particella d’eucarestia” che si dona, come Gesù si dona a noi, senza riserve. Sii un’ostia di lode e d’amore. Dai Gesù come ce lo dette Maria, donalo alle anime, come si dona Lui stesso, attraverso l’annientamento di te. […] Eccoti, piccina, il dono mio. Amalo e farlo amare, fino alla passione, fino alla follia…la follia della croce: ove non è illusione, ove non è pericolo, ove non è ingiustizia”. È l’aprile del 1924, a scrivere è una mamma beata maria Beltrame Quattrocchi alla figlia Enrichetta quando aveva solo 10 anni.

Ricordiamo oggi la data della sua nascita, 6 aprile 1914. La sua venuta al mondo avviene in un contesto molto particolare, per scelta quasi eroica dei suoi genitori contro una sentenza di sicura morte per lei e sua madre. È lei che si racconta: “Al quinto mese di gravidanza si sono presentati dei sintomi un po’ preoccupanti, è venuto il ginecologo che appena ha visitato la mamma, ha detto che era assolutamente necessario interrompere la gravidanza, perché c’era una notevolissima probabilità che la mamma morisse e che in ogni caso il feto non si sarebbe potuto sviluppare, perché la placenta era totalmente previa. Subito i miei genitori si opposero all’aborto.

Il ginecologo si rivolse a mio padre e gli disse: “Bene, però lei sappia che ha moltissime probabilità di rimanere vedovo con tre figli”. Papà rispose: “Va bene, noi rimaniamo di questa opinione, se si vuole accomodare!” E lo mandò via. Un sì alla vita da subito. Cos’era la mia famiglia in quei tre mesi lo descrive abbastanza bene mia sorella monaca benedettina a cui avevano chiesto cosa ricordava di quel periodo e lei ha un’immagine ben impressa di papà che tutte le mattine prima di accompagnare le due bambine a scuola, si fermava a pregare in una chiesetta vicino casa e parlava con un sacerdote e piangeva. C’era serenità ma anche una tristezza profonda. Ad otto mesi di gravidanza dopo quattro ore in sala parto di manipolazioni con grande sofferenza di mia madre i medici invece di trovare un feto morto come si aspettavano, trovarono me che ero completa, una bambina sana di due chili e mezzo, battezzata in quello stesso giorno”.

Enrichetta ha 18 anni quando i fratelli (tre) vanno tutti via. Sente fortemente la mancanza, la salute fragile l’accompagnerà per tutta la vita ma inizia a vivere anche le prime forme di quell’apostolato che caratterizzerà tutta la sua vita. Insieme ai genitori compie molti viaggi a Lourdes per accompagnare gli ammalati, nel 1938 entra a far parte delle “Figlie della carità di S. Vincenzi de Paoli” per prestare servizio nelle zone più degradate di Trastevere e della Montagnola. Nel 1940 si diploma come infermiera nella Croce Rossa e per tutta la durata della Seconda Guerra Mondiale presterà il suo servizio al Celio e al Littorio nella cura dei feriti. In casa Beltrame in quegli anni dopo l’armistizio (1943) trovano rifugio i fuggiaschi, curati, vestiti, nutriti e aiutati a raggiungere il Monastero di Subiaco dove trovarono scampo e ospitalità. Enrichetta si prodiga molto, intanto trova il tempo di laurearsi e per molti anni insegnerà Storia dell’Arte presso un Liceo classico di Roma.

Nel 1951 per insistenza del padre Luigi, tutta la famiglia si ritrova a Roma per la prima volta dal 1924. Quattro giorni più tardi, il padre muore di un attacco cardiaco. Nel 1956 confida alla madre ai fratelli il desiderio della consacrazione ma con l’aiuto dei suoi padri spirituali comprenderà che la sua vocazione era prestare servizio presso il Santuario di via Depretis, cioè nella sua famiglia. Nel 1965 anche la madre muore improvvisamente tra le sue braccia. Da quel momento Enrichetta dedicherà tutto il resto della sua vita a testimoniare e a diffondere l’amore di quel Gesù così familiare in casa.

Ha viaggiato tanto per testimoniare la bellezza dell’amore familiare. Chiamata a parlare dei suoi genitori con una forza, una dolcezza, una tempra non comune. Il 16 giugno 2012, nel giorno in cui la chiesa celebrava il Cuore Immacolato di Maria nella sua abitazione all’età di 98 anni si è spenta Enrichetta, fino alla fine telefonava scriveva, si informava…è andata a ricongiungersi alla sua santa famiglia, i genitori e i quattro fratelli così amati in vita.



Il Caffè sospeso...
aneddoti, riflessioni e storie di amore gratuito …quasi sempre nascoste.

Il caffè sospeso è un’antica usanza a Napoli. C’è chi dice che risale alla Seconda Guerra Mondiale per aiutare chi non poteva permettersi nemmeno un caffè al bar e c’è chi dice che nasce dalle dispute al bar tra chi dovesse pagare. Al di là delle origini, il caffè sospeso resta un gesto di gratuità. Nella nuova rubrica che apre l’anno 2024, vorrei raccontare storie o suggerire riflessioni sull’amore gratuito e disinteressato. Quello nascosto, feriale, quotidiano che nessuno racconta, che non conquisterà mai le prime pagine dei giornali ma è quell’amore che sorregge il mondo, che è capace di rivoluzionare la società dal di dentro. Buon caffè sospeso a tutti!


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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