GIOVANI E FEDE

“Pedagogia del desiderio”: giovani, sognate ancora?

Giuseppe Lubrino è docente di religione, ha a cuore la formazione e l’educazione dei ragazzi; si impegna per cercare vie atte a far emergere il bello dei giovani, soprattutto di coloro che si sentono più confusi ed emotivamente fragili. Ha scritto il libro “Giovani, Fede e Identità: un percorso di crescita con Benedetto XVI”. Di seguito l’intervista. 

Giuseppe, nel tuo libro parli di “Pedagogia del desiderio”: chi la promuove e cosa comporta?

Benedetto XVI, in un suo intervento nel settembre 2012, si riferisce al problema di Dio e fa riferimento alla “pedagogia del desiderio”. Tale metodo suggerisce l’idea che, nonostante nell’attuale contesto sociale si sia rilegata la religione ai margini della vita delle persone, nel profondo, nell’intimo del cuore dell’essere umano odierno alberga nascosto, offuscato, il desiderio di conoscere Dio, di colmare il vuoto esistenziale, di curare la dimensione spirituale della vita. Compito della Chiesa è, dunque, fornire una testimonianza di vita credibile e risvegliare tale desiderio. Benedetto XVI, attraverso questo approccio, riporta in auge uno dei punti cardine dell’antropologia cristiana: l’uomo, in maniera connaturale, è aperto alla Trascendenza. In ciò si può cogliere anche l’“anima” agostiniana di Ratzinger e il relativo riferimento all’interiorità. 

Nel libro, riferendoti a Benedetto XVI spieghi la differenza tra scegliere in base alle emozioni e alle passioni e scegliere, invece, in base alla coscienza. Che differenza c’è e quali sono le conseguenze dei due approcci? 

Scegliere assecondando l’impulso delle emozioni può essere rischioso e, di fatti, i limiti di tale approccio – ahimè – sono sotto agli occhi di tutti. Scegliere secondo coscienza richiede un percorso di formazione e di educazione, in quanto, nella prospettiva ratzingeriana, la coscienza è percepita come un organo interno e per “funzionare bene” necessita di essere “educata”. In tal senso, emerge un altro punto interessante del pensiero di Benedetto XVI: la necessità di un rinnovato dialogo tra fede e ragione. Egli a tal riguardo, in maniera instancabile, ha promosso un dialogo continuo tra fede e ragione; la fede lì dove la ragione giunge ai suoi limiti offre il suo supporto; parimenti lì dove, invece, la fede appare insensata o incomprensibile, subentra la ragione che ne mostra la ragionevolezza, la veridicità e la possibilità della fede. Celebre è l’affermazione della lectio magistralis di Benedetto XVI a Ratisbona: “Tutto ciò che non è secondo ragione è contrario alla natura di Dio”.  

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Tra le proposte per i giovani che fai nel tuo saggio indichi l’adorazione eucaristica come via di libertà. Come avvicinare gli adolescenti a questo mistero?

Bisogna in primis fornire ai giovani credibilità e fiducia verso la spiritualità in generale. Inoltre, si rende necessario “avvicinare i giovani” con percorsi di “introduzione alla fede” accattivanti, allo scopo di stimolare la loro curiosità attraverso domande pertinenti e che partono dalla loro esperienza di vita. 

Giovanissimi e speranza: in che modo il pensiero di Benedetto XVI può aiutare a coltivare la speranza cristiana tra gli adolescenti?

Incoraggiando i giovani ad aprirsi alla vita. Bisogna instillare nei ragazzi parole che inducano autostima, fiducia, sicurezza e fornire loro esempi concreti di vita riuscita. Una figura ai nostri tempi molto attuale – ad esempio – è Carlo Acutis. Giovane che ha speso la sua vita per amore dell’eucarestia. Molto interessante è il tuo libro (“Raccontami di Carlo”, edito da Punto Famiglia ndr). 

Ti ringrazio, Carlo è veramente una figura positiva per i ragazzi e per gli adulti. Tornando a noi, nel tuo libro parli del valore pedagogico del decalogo, ovvero dei dieci comandamenti, nella vita dei giovani. Come proporli oggi in modo chiaro ed efficace?

La Torah ha un valore educativo intramontabile. Bisogna raccontare ai giovani le dinamiche della libertà autentica. Un modo per avvicinarli è quello di proporre loro esempi concreti: mostrare loro le conseguenze delle scelte e delle azioni quotidiane. 

L’amore vero è possibile? 

Oggi i giovani hanno bisogno di testimonianza, di toccare con mano che l’amore vero e fedele è possibile. Manca questo. Inoltre, bisogna spiegare ai giovani che il sesso è un aspetto fondamentale dell’amore ma che l’amore autentico non si riduce alla sola sfera sessuale. L’amore – prevalentemente – è fatto di dialogo, fiducia, ascolto, comprensione, complicità, intesa, rispetto, cura. Senza questi ingredienti diventa “un pasticcio”. Coltivare questi valori, tuttavia, implicano il desiderio di conoscenza, l’evoluzione personale, la maturazione. La fede in tal senso può e deve poter offrire il suo contributo.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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