Coppia

De Mari: “Tra genitore 1 e 2, è la madre ad essere cancellata”

Silvana De Mari

di Ida Giangrande

Perché non vedere la dicitura “madre” dalla carta di identità di mia figlia mi dà così fastidio? È una reazione emotiva la mia o c’è qualcosa in più? Ne ho parlato con Silvana De Mari, medico chirurgo, scrittrice e blogger. Ora? Ho le idee decisamente più chiare.

Facciamo il punto della situazione: sono sposa e madre di due figlie che, ai miei occhi, sono stupende. Sono orgogliosa di essere madre. Sono orgogliosa di essere la loro madre. Quando le bacio sento un odore particolare sulla loro pelle, come se… fosse la mia pelle. All’inizio di questo nuovo anno, eccomi piombare addosso la notizia che sulla carta d’identità delle mie figlie il mio nome comparirà accanto alla dicitura generica “genitore”. Vedo improvvisamente cancellata dai documenti ufficiali, la parte di me che amo di più: la maternità. La chiamano politica inclusiva, ma inclusiva per chi se io, in quanto donna e madre, mi sento esclusa da questo genere di politica? Mi sono messa in discussione. Forse sono io sbagliarmi? Mi sono domandata. E così ho voluto parlarne con una persona che stimo molto per la franchezza con cui usa dire quello che pensa, senza paura o freni inibitori e con estrema lealtà. La dottoressa Silvana De Mari, medico chirurgo, scrittrice e blogger.

Da poco il ministro Luciana Lamorgese, ha annunciato il ritorno della dicitura “genitore 1 e genitore 2” sulla carta d’identità dei minori di 14 anni… Come commenta lei questa manovra? 

Una decisione gravissima. L’atto di quello che noi possiamo definire etnocidio, assassinio di un’etnia, di una civiltà. Genocidio è il termine con cui si indica la distruzione di un popolo mediante l’uccisione dei suoi membri, l’etnocidio consiste nella distruzione della cultura di un popolo. Una volta che se ne è distrutta la cultura quel popolo si estinguerà da solo. La decisione della signora Lamorgese è spaventosa perché fa parte di quella cultura misogina che va contro la donna pur proclamandone a gran voce i diritti. Infatti mentre padre e genitore sono sinonimi, madre sarebbe sinonimo di genitrice. Qui è la madre ad essere stata cancellata a partire dal linguaggio. Questa tendenza è nata già con la cosiddetta rivoluzione sessuale, che mi dispiace, ma non c’è mai stata. Il ’68 è stato una rivoluzione erotica, il sesso svilito a giocattolo.  

Perché ho come la sensazione che tutte le rivendicazioni di buona parte del mondo LGBT si traduca in un attacco gratuito e latente al mondo delle donne in particolare? 

La prima forma di attacco che mi viene in mente è, ad esempio, l’utero in affitto che a me non piace assolutamente definire così. Questa espressione, infatti, dà ad intendere che la gravidanza sia solo un fatto di utero e non è così. La madre è completamente coinvolta nell’esperienza della gestazione. Il DNA del feto interagisce intensamente con l’ambiente che lo circonda attraverso un sistema di neurotrasmettitori. Il corpo della madre porterà forse a vita i segni di quella gravidanza a partire dalle vene varicose, fino al diabete. Mi permetta inoltre di ricordare che ancora oggi sono tante le donne che muoiono di parto. Preferisco dunque definirla gestazione per altri e dico chiaramente che questa pratica oltre a dare il via ad un vero e proprio mercimonio di gameti, dove è possibile fabbricare un figlio utilizzando lo sperma di un uomo, l’ovulo di una donna e l’utero di un’altra, è anche il frutto più maturo e succulento dell’aborto: perché se mio figlio lo posso uccidere tanto più lo posso vendere. Senza dimenticare il fatto che nella gestazione per altri la salute delle due donne coinvolte, una con gli ovuli, l’altra con la gravidanza, è gravemente a rischio, molto più che in una gravidanza normale….

Leggi anche: Nessuno si permetta di chiamarmi “genitore 2” | 15 gennaio 2021

Possiamo definirla una forma di sfruttamento del corpo della donna come e forse anche più della prostituzione?

Che ne mette gravemente a rischio la salute oltretutto. La gestazione per altri è basata sullo sfruttamento del corpo della donna, sul calpestare i diritti dei bambini e sull’idea, scientificamente idiota, che sia solo il DNA a stabilire la fisicità di un individuo, che un ovulo fecondato, lo zigote, con un determinato DNA sviluppi sempre lo stesso individuo qualsiasi sia il corpo che lo contiene. 

Dove sono le femministe in tutto questo? Perché non intervengono in difesa della donna?

Non mi sorprendere che non intervengano. Io dico sempre che il femminismo ha in sé due dimensioni. La prima è l’emancipazione femminile che nasceva da una esigenza sociale di riscatto etico e civile della donna, ma essenzialmente amava le donne, amava anche l’uomo e amava la vita in generale. Diverso è il movimento di liberazione che è una versione “isterica” di femminismo, (vedi Simone de Beauvoir, pedofila per sua stessa definizione). Questo aspetto del femminismo non ama le donne e non interviene in difesa della dignità delle madri e della maternità in generale. Invece preferisce combattere a favore di un’autodeterminazione assoluta della donna. Un esempio? Non sono rare le donne che hanno acquistato e acquistano il seme di donatori su internet, mettendo così al mondo figli di chissà chi. Questo tipo di pratica non rende nemmeno immuni dalle classiche malattie sessualmente trasmissibili come l’HIV e l’Epatite C: in alcuni sciagurati casi, documentati, lo sperma venduto non era nemmeno indenne da questi virus. Nel 2015 un “donatore” in realtà venditore di sperma danese, conosciuto come donatore 7042, ha fecondato 90 bambini: l’uomo è affetto da neurofibromatosi, una malattia genetica che comporta lo sviluppo di tumori benigni ma anche maligni. La conseguenza? Quasi tutti i suoi figli hanno contratto la stessa malattia. A chi importa? Chi interviene per evitare che tutto questo accada? È sufficiente la volontà della donna per mettere al mondo un figlio in questi modi. 

Cosa risponde a quanti dicono che un bambino può crescere affettivamente equilibrato anche in un contesto omogenitoriale?

Racconto l’esperienza di mio suocero. Mio suocero è stato cresciuto da due uomini, suo padre e suo fratello di parecchi anni più grande. La sua mamma era morta di parto nel metterlo al mondo. Una tragedia che aveva colpito la sua famiglia e io ricordo ancora come lui raccontava sempre che aspettava la domenica per andare con il babbo a Messa e da lì al cimitero. Aspettava di toccare la lapide della madre. Ma lì la figura materna non era assente. Era morta. Una tragedia, ripeto, a cui la famiglia aveva risposto come poteva ma c’era comunque il ricordo della mamma, la sua storia, le sue sorelle. Mio suocero era il frutto di un grembo che aveva una precisa identità. Eppure la perdita della mamma è sempre stata per lui una ferita aperta. Esistono bambini senza gambe, che riescono a muoversi nel mondo: questo non rende meno atroce il gesto di amputare per capriccio le gambe. Esistono bambini senza madre o senza padre: questo non rende meno atroce cancellare la madre o il padre. Nel mercato della gestazione per altri, si parla di cancellare la madre. Nell’acquisto di sperma di cancella il padre. Cancellare: lo ripeto. Mettere al mondo dei figli volontariamente orfani di una madre o di un padre. 

Cosa vuol dire questo per un bambino?

Non lasciargli la possibilità di differenziarsi. Un bambino elabora l’orgoglio della sua virilità confrontandosi con il papà e vedendolo in relazione con la mamma. Lo stesso vale per la bambina: acquisisce la fierezza della propria sessualità in base a un processo di differenziazione rispetto a entrambe le figure genitoriali. 

Nel libro Non facciamoci imbavagliare. la mia battaglia contro l’omologazione della dittatura gay lei dice: “Riconquistiamo il nostro diritto alla verità?”. Io oggi sento di aggiungere: riconquistiamo il nostro diritto a dire liberamente quello che pensiamo. Cosa che non è affatto scontata oggi come oggi…

Assolutamente no, perché non è politicamente corretto dire liberamente ciò che si pensa. Il discorso è molto semplice: c’è chi al mondo pensa che maschio e femmina non siano le uniche identità sessuali al mondo, ma c’è anche chi la pensa così e a questi ultimi viene negato il diritto di dirlo apertamente con buona pace di Sant’Agostino, San Paolo, Santa Caterina da Siena e… Cristo stesso. Per cui dire di credere nella binarietà maschio/femmina vuol dire offendere qualcuno. La conseguenza? Siamo costretti a omologarci al pensiero unico dominante imposto dalla cultura LGBT ecc… Guardiamo il caso J. K. Rowling. Ha avuto il coraggio di difendere la verità e l’ovvio anche contro tutti. Ha osato affermare che le donne sono donne e che solo le donne sono donne. Le persone che si dichiarano trans si sono sentite offese. Conseguenza? Un boicottaggio senza precedenti. L’unica dualità possibile è: vero o falso. Se è vero deve essere giusto dirlo.




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1 risposta su “De Mari: “Tra genitore 1 e 2, è la madre ad essere cancellata””

Assolutamente da divulgare su ogni sociale e TV se necessario….non lasciamo che la VERITÀ venga imbavagliata solo perché scomoda….
Non è una Verita religiosa o di ideologia personale…questa È e rimane da sempre realtà come la terra che gira intorno al Sole

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